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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

venerdì, dicembre 31

Non stancarti a cercare

Un giorno il piccolo Jeschiel ando’ a lamentarsi da suo nonno, il famoso rabbino Baruch. “Stavo giocando a noscondino con il mio amichetto. Mi ero nascosto cosi’ bene che lui non riusciva a trovarmi. Poi lui ha smesso di cercarmi e se ne e’ andato. Non si fa cosi’!”. Il nonno cerco’ di consolarlo: “Non si fa cosi’. Con Dio e’ la stessa cosa: Lui si e’ nascosto e noi uomini non andiamo a cercarlo”.
[Storiella ebraica per spiegare il Natale, usata da Joseph Ratzinger]

giovedì, dicembre 30

Di chi è la festa ..

Nello scasso profondo dei nuclei familiari Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi. Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo. Per una volta all’anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato.
Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi. Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene.
Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati. Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano. Natale incalza a fondo i disertori.
Ma è giorno di nascita di chi? Del suo contrario, spedito a dire e a lasciare detto, a chi per ascoltarlo si azzittiva. Dovrebbe essere festa del silenzio, di chi tende l’orecchio e scruta con speranza dentro il buio. Converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca, la cometa. Porta la buona notizia che rallegra i modesti e angoscia i re.
La notizia si è fatta largo dentro il corpo di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Niente di questa festa deve lusingare i benpensanti. Meglio dimenticare le circostanze e tenersi l’occasione commerciale. Non è di buon esempio la sacra famiglia: scandalo il figlio della vergine, presto saranno in fuga, latitanti per le forze dell’ordine di allora.
Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi non ha un uovo da sbattere in due. Per chi è finito solo, per il viandante, per la svestita sul viale d’inverno, per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha di che pagarsi il tetto, per i malcapitati è proclamata festa. Natale con i tuoi: buon per te se ne hai. Ma non è vero che si celebra l’agio familiare. Natale è lo sbaraglio di un cucciolo di redentore privo pure di una coperta. Chi è in affanno, steso in una corsia, dietro un filo spinato, chi è sparigliato, sia stanotte lieto. È di lui, del suo ingombro che si celebra l’avvento.
È contro di lui che si alza il ponte levatoio del castello famiglia, che, crollato all’interno, mostra ancora da fuori le fortificazioni di Natale.  (Erri De Luca)

sabato, dicembre 25

Lc 2,15-20

In questo Vangelo c'è un gran movimento. I pastori c'insegnano come dovrebbe essere la nostra vita, soprattutto quella di fede: un andare senza indugio. Cioè un andare senza: troppi calcoli, dare tutto per scontato o abitudine, muri alzati, amarezze, egoismi, rancori, pettegolezzi. Un andare davanti a Maria, Giuseppe e il Bambinello, cioè a Gesù Eucaristia, Gesù Misericordia, Gesù Paola di Dio; davanti al fratello di ogni colore della pelle, credo politico e religioso, povero o ricco, simpatico o antipatico, amico o nemico per incontrare quel Dio che è nostro Padre, il quale non ci vuole lasciar orfani, perchè la vita senza Lui non ha senso, furoi da Lui tutto il male è possibile. Per capire che ancora una volta Dio si fa uomo, decide di condividere le nostre vite, le nostre situazioni, perchè solo Lui può ridarci quell'alito che ci rende capaci di essere amati e di amare.
E' un Dio che si fa uomo, si abbassa fino a noi, si fa povero perchè noi senza Lui siamo poveri di cuore; si fa dono per noi perchè noi possiamo tornare a vivere. Gesù è il vero dono da aprire. Lui è il dono supremo, sarà aperto solo da chi ha lo spirito del pastore, cioè di chi è povero, emarginato, di chi è afflitto, schiacciato da tanti pesi ma confida e spera in un Dio Amore, da chi non da le colpe a Dio e lo vede come una promessa realizzata fatta carne; da chi ha il cuore come Giuseppe, Maria cioè poveri in spirito, nello spirito, abbandonati in un Dio che accoglie a braccia aperte.
La vera gioia è nell'accogliere Gesù dono d'Amore totale, gratuito, eterno, è capire che Dio l'Infinito s'è fatto vicino a noi per sempre, senza poter più rompere questo patto; si dona a noi solo per puro amore. Questo è Natale: accogliere Gesù, accoglierlo nella propria vita e lasciar continuare in noi quella novità, quella santità che è sbocciata nella grotta a Betlemme.

Sacramenti

La Chiesa continua la presenza e l'opera di Gesù. Fate questo in memoria di me.
Quando ascolto o leggo la Bibbia, il vangelo: è Cristo che parla al mio cuore e al cuore della Chiesa.
Quando un sacerdote battezza, è Cristo che battezza.
Quando una persona si confessa, è Cristo che perdona. Lui che è venuto non per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo; Lui che è venuto a cercare continuamente chi si è perduto, smarrito, ferito.
Quando riceviamo la Comunione, è il Signore Gesù che si da a noi nel dono supremo del suo amore, per essere nutrimento, sostegno e forza.
Quando sono malato Cristo Gesù, nei suoi sacramenti, mi è vicino con la potenza salvatrice come ha fatto con i malati che incontrava.
Quando uno riceve l'Ordine sacro è configurato a Cristo Pastore per il servizio del popolo.
Quando una coppia celebra il Matrimonio accoglie la grazia e la presenza di Gesù, come a Cana, e il Signore vive e opera nella vita dei coniugi e li coinvolge nella missione di testimoniare e portare nel mondo il suo amore.
Cristo Gesù lo incontriamo nel prossimo, cioè negli uomini, nei nostri fratelli, quando ci apriamo all'amore verso ogni persona, specialmente verso i pevri e i bisognosi di ogni tipo di aiuto.

venerdì, dicembre 24

Mt 1,18-25

Siamo troppo abituati a meditare sull'annuncio dell'angelo a Maria, raramente meditiamo dell'annuncio fatto a Giuseppe. Egli troppo spesso lo dipingiamo come un vecchio relegato in un angolo come se fosse una comparsa insignificante e silenziosa, giustapposta in questa magnifica scena che l'Incarnazione di Dio.
Invece Giuseppe è definito il giusto cioè è:
  • santo,
  • uomo di fede,
  • dentro totalmente al disegno di Dio,
  • nobile d'animo perchè voleva licenziare Maria in segreto,
  • vive nel rispetto e obbedienza alla Parola di Dio.
Giuseppe è l'uomo del fare ma non del tutto e subito, della concretezza, del sbrigarsi, del "basta far qualcosa", è l'uomo che dopo aver riflettuto, meditato agisce e prende le sue responsabilità: sposa Maria e diventa Padre di Dio.
E' necessario che Giuseppe accolga Maria e il Dono che porta in grembo, il Figlio promesso al popolo d'Israele a tutta l'umanità. E' necessario anche per noi fare come Giuseppe per riconoscere il dono di Dio: Gesù Bambino. Oggi Dio chiede a ogni singolo uomo di fare bene la propria parte, fare tutto quello che dipende da ognuno di noi, perchè Dio sicuramente fa per intero la sua parte.
Come Giuseppe dobbiamo avere pazienza, perseveranza di attendere certi che il risultato ci sarà. Il nostro fare sia come il fare di Giuseppe, in sintonia e obbedienza ai piani di Dio come è stato per Gesù, Figlio obbediente che salva i disobbedienti. Come è stato per Maria, l'umile serva, per la Chiesa e ogni battezzato che vivono ed esprimono l'intima relazione con Gesù e la fedeltà alla propria vocazione.
Solo meditando il Bambinello nella grotta potremo vivere nella consapevolezza che solo Gesù riscalda il nostro cuore, risponde alle nostre attese profonde. Come Maria accogliamo nella nostra vita il Bambinello, fonte della vera Gioia, vera Bellezza, senso di ogni nostro andare, camminare, amare e soffrire.

giovedì, dicembre 23

Gioia

Ecco, cari amici, in che cosa consiste la vera gioia: è il sentire che la nostra esistenza personale e comunitaria viene visitata e riempita da un mistero grande, il mistero dell'amore di Dio. Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore e di verità: abbiamo bisogno di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore, e risponde alle nostre attese profonde. Questo Dio si è manifestato in Gesù, nato dalla Vergine Maria. Perciò quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo. Preghiamo perchè ogni uomo, come la Vergine Maria, possa accogliere quale centro della propria vita il Dio che si è fatto Bambino, fonte della vera gioia. [Benedetto XVI]

Preghiera di Natale

Come vorrei che tu venissi tardi,
per avere anocra tempo di annunciare
e di portare la tua carità di annunciare
e di portare la tua carità agli altri.
Come vorrei che tu venissi presto,
per conoscere subito, alla fonte, il calore della carità.
Come vorrei che tu venissi tardi,
per poter costruire nell'attesa,
un regno di solidarietà, di attenzione ai poveri.
Come vorrei che tu venissi presto,
per essere subito in comunione piena e definitiva con te.
Come vorrei che tu venissi tardi,
per poter purificare nell'ascesi, nella penitenza, nella vita cristiana la mia povera esistenza.
Come vorrei che tu venissi presto,
per essere accolto, peccatore, nella tua infinita misericordia.
Come vorrei che tu venissi tardi,
perchè è bello vivere sapendo che tu affidi
un compito di responsabilità.
Come vorrei che tu venissi presto,
per essere nella gioia piena.
Signore, non so quello che voglio,
ma di una cosa sono certo:
il meglio è la tua volontà.
Aiutami ad essere pronto a compiere
in qualsiasi tempo e situazione
la tua volontà d'amore per noi,
adesso e per sempre. Amen

domenica, dicembre 19

Fil 4,4-9

Cosa mi rende davvero felice?
Questa è la domanda di chi si prepara al Natale, di chi vive l'Avvento da sentinella. Paolo c'invita al alzare la testa dai nostri problemi, dalla nostra quotidianità, da una visione troppo orizzontale della nostra vita, da una fede opaca, aspettando la fortuna o la salute oppure un fatto che dia la scossa alla nostra monotona giornata.
Come celebro la Messa, le novene?
Siamo diventati troppo musoni, aspettiamo una predica brillante ma corta, oppure abbiamo confuso la gioia con la comicità. Anche la Messa la vogliamo come la nostra vita: frenetica, veloce... e cosi pure le Celebrazioni si svuotano di senso, d'autenticità, di bellezza. Oggi la Prola di Dio è un'esplosione di Gioia. Ma nella nostra vita cosa manca per vivere la gioia che ci indica Paolo? Non ci mancano momenti di gioia nella vita ma forse ci manca uno sguardo attento, profetico, pieno di Gesu' per saperli accogliere e gustare. Molte volte il nostro sguardo si ferma sui piaceri, sugli eventi e i sentimenti che tale evento ci fa provare.
A tutti fa piacere ricevere un regalo, ma se io metto tutto il mio cuore sull'oggetto prima o poi saro' deluso oppure come un bimbo mi stanchero' presto e cerchero' altro di piu' diventerte, gratificante. Se guardiamo oltre al regalo trovero' il vero dono, i cuori di chi ci ha fatto un regalo, l'affetto dell'altro che ci avvolge.
Questa è la novità! Lo scoprirsi amati!! E' qualcosa di piu' che essere amati. Nella scoperta io sono attore dell'amore, do il mio contributo alll'azione dell'amore, perchè solo essere amati è un atteggiamento passivo.
Riconoscere di essere amati ci spalanca su una gioia piena, appagante e totale, perchè è vero che tutti siamo nati per amare ed essere amati, ma con il prendere coscienza di questo essere amati recuperiamo lo stupore, è come uno svegliarsi da un lungo sonno, è lo stupore dei bambini piccoli che vedono il mondo con meraviglia. L'amore è un nostro bisogno fondamentale ma non lo possiamo pretendere, l'amore è per sua natura gratis, non si compra ne si vende. Riconoscere di essere amati è già un inizio del mio dire sì alla vita, all'amore. E' un rompere il guscio del mio egoismo, egocentrismo, del mio essere vodafone (tutto attorno a me!). Solo così il mio io può fare spazio al tu, posso riconoscere i segni d'amore di Dio e dei fratelli per diventare io stesso un dono di Dio. Solo il prendere coscienza che il Bambino che sta per nascere è Dio Amore che mi avvolge quotidianamente di tenerezza, scrosta il mio cuore e mi da il coraggio di andare verso l'altro nella gratuità e plasmare il mio cuore ad essere senza confini.

sabato, dicembre 18

24 ore con Lui

La gioia è preghiera, la gioia è fortezza, la gioia è amore, la gioia è una rete d'amore, con la quale voi potete arrivare alle anime. Dio ama chi dona con gioia. Dona di più chi dona con gioia. La miglior via per mostrare la nostra gratitudine a Dio e alla gente è di accettare tutte le cose con gioia. Un cuore contento è il risultato normale di un cuore che brucia d'amore. Non lasciate entrare in voi nulla di triste che possa farvi dimenticare la gioia di Cristo Risorto.
Tutti aneliamo al cielo dove abita Dio, ma noi abbiamo in nostro potere di stare in cielo con lui anche adesso, di essere felici con lui in questo preciso momento. Ma l'essere felici con lui adesso significa: amare come ama lui, aiutare come aiuta lui, dare come da lui, servire come serve lui, stare ventiquattro ore con lui, raggiungere lui nel suo doloroso travestimento.
 [Madre Teresa di Calcutta]

lunedì, dicembre 13

Lc 1,26-28

Oggi facciamo una sosta con Maria, donna dell'accoglienza e dell'attesa. Maria è modello del discepolo che si prepara alla venuta di Gesù. Al centro di questo passo del Vangelo c'è la GRAZIA di Dio, Maria è Piena di Grazia, cioè CARA A DIO, è oggetto di un amore personale, è dono speciale di Dio. Maria può essere la Madre di Dio e non per i meriti acquisiti, può esserlo per il progetto d'amore di Dio che ha su di lei. Maria è Piena di Grazia, non piena di meriti; è un GRATIS di Dio nel quale tutto è possibile, è un progetto d'amore che scardina i nostri canoni, i nostri parametri di valutazione, per farci capire che siamo anche noi CARI A DIO, siamo nati prima dal cuore di Dio e poi dal ventre di nostra madre, che siamo amati da Dio come se fossimo unici. Grazie e sull'esempio di Maria anche in noi è possibile il miracolo della novità perchè non siamo condannati ai nostri errori, peccati, alle nostre gabbie d'oro. Ma se lo permettiamo la Grazia di Dio ci farà percorrere sentieri nuovi. Non siamo chiamati ad essere dei fuori classe, dei primi della classe, ma ad essere docili alla Parola di Dio, umili, disponibili a lasciarci plasmare e riplasmare dalla mano di Dio. Maria, donna del si, ci fa capire che ogni dono di Dio è una conquista, perchè Dio vuole salvarci ma non vuole farlo da solo, vuole la nostra collaborazione. Siamo chiamati a dire un SI faticoso e un NO al peccato, questo è il cammino verso la santificazione!
Maria c'invita ad alzarsi da questa sedentarietà della vita cristiana perchè l'angelo pure a noi dice: "NON TEMERE" e di...
  • offrire gratis quel perdono tanto atteso,
  • rispondere con l'amore all'indifferenza che si riceve,
  • donarci col nostro si a chi ci ama e ci attende,
  • ricominciare da capo perchè non siamo un cumulo di errori.
NON TEMERE perchè nussuno ci può rapire, se noi non lo vogliamo, perchè siamo custoditi nel palmo di Dio.

martedì, dicembre 7

Mt 3,1-12

La parola CONVERSIONE è la Parola chiave di questo brano del Vangelo. E' una parola o troppo usata, abusata oppure dimenticata. Ma qual è il suo significato? Conversione può essere intesa come un dirigersi, un voltarsi verso ..., un camminare verso ..., un passaggio da ... a..., un cambiare direzione, prendere una decisione, un risveglio, un cambiare testa....
DAL BUIO DELLA NOTTE ALLA LUCE DEL SOLE!
Il cammino di conversione dura tutta la vita ma ciò che conta è dove posiamo lo sguardo in questo cammino. Se lo poniamo sui nostri risultati, sulle nostre conquiste anche spirituali, abbiamo già perso in partenza. se invece guardiamo Dio che ci (mi) Ama fin dall'eternità allora già ora ritiro il premio che Dio mi ha preparato, che mi aspetta perchè Gesù mi ha reso figlio adottivo.
Convertirsi dice un MIO cambiamento della mente, delle azioni, è un nuovo modo di pensare Dio, da un Dio giustiziere ad un Dio Amore, che purifica, illumina, riscalda come il fuoco.
La conversione è:
- un PASSAGGIO dall'egoismo all'amore, dalla difesa di se stessi al dono di sè.
- un CONFRONTO con il Progetto di Dio che ha su di me perchè io possa dire... sia fatta la tua volontà!
- LIBERTA', e così l'uomo torna a casa e fa festa col Padre, scopre la sua vera identità.
- SALVEZZA, ciuoè felicità infinita, eterna, gratuita; è il fine e non la fine dell'uomo. Ma non è un diritto, non è scontato andare in Paradiso, anche per gli onesti. Anche loro devono convertirsi, perchè Dio può far nascere altri suoi figli anche nei posti e nelle persone che per noi non cè più speranza, è un caso perso, perchè ci dimentichiamo che in ogni uomo brilla la luce di Dio.
La Chiesa non è un ufficio che vende o regala la Salvezza, ma una comunità di fratelli e sorelle che si scoprono peccatori e bisognosi di ripartire ogni giorno nel cammino della conversione, accogliendoci gli uni gli altri come Cristo ha accolto noi.

Mt 21,1-9

Che animale ti piacerebbe essere?
Ebbene Gesù invece ha scelto degli strani animale per collaboratori: un asina e un puledro! Non sono degli animali dignitosi, eleganti, rispettabili. Gli asni sono animali da lavoro, testardi, poco intelligenti. Ma allora perchè Gesù "usa" questo animale? Cosa vuol dirci?
L'evangelista Matteo ha l'abitudine di raddoppiare sempre (asina e puledro, due ciechi, due discepoli,...). Matteo ci vuol dire che l'uomo è fatto di corpo ed anima, e se noi stessi non ci prendiamo cura di tutte e due le dimensioni, ma solo una delle due, diventeremo dei bellissimi mostri! Tutto questo perchè Gesù pone il suo mantello, avvolge, l'uomo integrale, usa come trono il cuore del totalmente uomo, di coloro che dicono il loro sì a Dio, alla vita con mente, cuore e pancia.
Siamo in Avvento e la Liturgia ci fa meditare sul Vangelo che si legge nella Settimana Santa, che strano!?
Cosa c'entra a Natale parlare di Gesù in Croce? Siamo troppo abituati a vivere il Natale con tanto sentimentalismo, siamo troppo bombardati da mille voci che la nascita di Gesù è stata ridotta ad una festa di compleanno.
Gesù si fa Bambino per non farci paura, così ci possiamo avvicinare senza stare sulla difensiva, è nato per andare in Croce e Risorgere per noi.
Gesù:
a Natale: nasce povero e solo, si svela ai pastori e ai Re Magi, a Maria e Giuseppe.
a Pasqua: nell'orto degli ulivi soffre, è solo e suda sangue, i discepoli che lo accompagnavano dormivano, si svela alle donne, a Maria, al discepolo più giovane, ad un soldato romano.
.... Quindi NON E' CAPITO E SI MOSTRA AI FALLITI, AI LONTANI!
Dio ama tutti, chiama tutti, ha bisogno di tutti, non solo dei primi della classe... immaginiamo di giocare una partita di calcio contro Gesù. Se dovessimo comporre la squadra noi sceglieremmo solo i migliori, chi sa fare squadra, chi sa giocare e fare goal; invece Gesù sceglie tutti coloro che lo riconoscono: poveri, ciechi, malati, zoppi, asini.... Dio non rifiuta nessuno di chi lo cerca, basta aver voglia di giocare la sua partita.
Santa Teresina disse una volta: "Immaginiamo di dover dipengere una parete. Per farlo servono dei pennelli di diversa dimensione. Tutti i pennelli, piccoli e grandi sono importanti. Gesù per realizzare il suo Regno, il suo Progetto d'Amore nell'uomo e nel mondo ha bisogno di uomini che compiono grandi gesta, che sono in prima linea ma anche di uomini che sembrano insignificanti, poco brillanti, con pochi talenti o poco utili". Non conta se gli altri sanno cosa facciamo, se siamo famosi, se gli altri ci dicono bravi, stendano davanti ai nostri piedi mantelli e rami d'albero. E' importante fare bene e portare a termine il compito che mi è stato assegnato, che ho scelto di fare (casalinga, lavoro, studio, gioco, relax, carità, l'essere vecchio, l'essere giovane, sposo o consacrato) .
Gesù ha bisogno di tutti, anche di te che leggi queste miesere parole... possiamo essere dei pennelli piccolissimi o immensi ma quello che conta è che la nostra amicizia con Gesù sia come un masso DURA E DIFFICILE DA SPOSTARE! 

venerdì, dicembre 3

PERDONARE… LA VERA FORZA

Perdonare sembra una virtù dimenticata, eppure è una virtù, come dire che è una vittoria e non una sconfitta… a casa, sul lavoro, sempre!

Il perdono non è un concetto, ma una esperienza della persona, che sceglie di vivere un rapporto positivo nei confronti di un’altra che l’ha offesa. Prima che un gesto umanitario di colui che cerca di vincere rancori e risentimenti dentro di sé, il perdono nasce da un cuore magnanimo, grande, capace di contenere il limite che c’è nell’altro, ma anche il limite del proprio sentimento di rivalsa. Il perdono è capace di contenere il limite che c’è nell’altro che ci ha offesi e il limite nostro nel fargli spazio.
Oltre al debito dell’altro c’è da vedere anche la nostra capacità di rispondere al debito altrui. Se ci si esercitiamo nel riconoscere i nostri debiti, saremo in grado di perdonare i debiti altrui, perché la forza con cui elaboriamo l’offesa altrui è proporzionale alla forza con cui elaboriamo la nostra coscienza di peccatori.

PERDONARE PERCHÉ
Anzitutto per migliorare se stessi e gli altri. L’esperienza dell’offesa può essere una motivo di forte delusione, ma anche una grande risorsa. Perdonare fa bene alla nostra vita psicologica e a quella degli altri, se è un’esperienza vissuta in modo maturo, ossia chi perdona e chi è perdonato si accostano al problema con sentimenti profondi e non superficiali. Infatti, chi perdona può anche farlo per convenienza, per utilità, per tornaconto; d’altra parte, chi riceve il perdono, potrebbe non fare tesoro dell’errore commesso e continuare nel suo limite. Perciò a volte si dice giustamente: “perdonare non è pedagogico sempre”.
Ma il perdono profondo si pone in un altro orizzonte di senso, che è quello del “dono”: perdonare è “donarsi”, è offrire se stessi come riscatto, è farsi dono, nonostante sia l’altro che mi deve qualcosa. Cosa donarsi? La volontà fattiva di essere migliori – per chi ha sbagliato – ma anche la capacità di contenere il male altrui in un contesto di amore. E allora, perché perdonare? Per “donare” vita, per “donare” amore, ricambiare l’altro non con il male che mi ha fatto, ma con il bene che gli “dono”. Questa esperienza esige una grande libertà interiore in colui che deve perdonare.

 IL PERDONO CRISTIANO
La risposta a perché perdonare e quante volte perdonare, per il cristiano è nel Padre nostro. Il credente perdona nella logica del suo Maestro e Signore: Cristo. Il Padre perdona donando suo Figlio, mostrandosi misericordioso, nonostante la nostra ingratitudine. “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro; … perdonate e vi sarà perdonato” (Lc 6,36-37). Se oggi facciamo fatica a perdonare, è perché non brilla in noi la consapevolezza del nostro peccato e, di conseguenza, la misericordia di Dio. Se noi non siamo peccatori, non abbiamo bisogno della misericordia di Dio, quindi nemmeno della salvezza. Se noi non ci sentiamo peccatori, Cristo non è morto “per noi”. Ma Dio ci mostra il suo grande amore perché mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi (cfr. Rm 5,8).
Nella logica del Padre nostro, il perdono ha una dimensione “triadica”: noi, chi ci ha offeso, il Padre, che in Cristo perdona pagando di persona, con il suo sangue. Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, “sebbene rivestiti della veste battesimale, noi non cessiamo di peccare, di allontanarci da Dio. Ora, … torniamo a lui, come il figlio prodigo, e ci riconosciamo peccatori, davanti a lui, come il pubblicano. La nostra richiesta inizia con una ‘confessione’, con la quale confessiamo ad un tempo la nostra miseria e la sua misericordia. La nostra speranza è sicura, perché, nel Figlio suo, ‘abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati’ (Col 1,14). Ora, ed è cosa tremenda, questo flusso di misericordia non può giungere al nostro cuore finché noi non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso. L'amore, come il corpo di Cristo, è indivisibile: non possiamo amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello, la sorella che vediamo. Nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile all'amore misericordioso del Padre; nella confessione del nostro peccato, il nostro cuore si apre alla sua grazia” (n.2838-2840).

IL RICORDO DELL’OFFESA
Perdonare significa ricordare il passato per assimilarlo e farne parte della propria storia (Studzinski). Non è facile dimenticare, e il ricordo dell’offesa può alimentare la fiamma del risentimento. Saper perdonare porta a un calo nella motivazione di rivalersi nei confronti di chi ha sbagliato nei nostri confronti. Ma Dio non si ricorda dei nostri peccati, “li getta nel profondo del mare” (Mi 7,19). Il perdono aiuta la memoria a guarire: a poco a poco la ferita si cicatrizza, il ricordo dell’offesa diventa sempre meno presente e ossessivo, e non provoca più dolore. Perdono, ma non dimentico è un pessimo proposito, se sta ad indicare che non ci si fida più di quella persona, che si vuole stare sempre in guardia; ma è positivo se indica che il perdono non comporta amnesia dell’offesa (Monbourquette). Ed è sempre “giusto”, se la giustizia, propriamente intesa, ha per scopo il perdono. Infatti, la fondamentale struttura della giustizia penetra sempre il campo della misericordia (Giovanni Paolo II).                   
Rispetto alla logica antica dell’occhio per occhio, dente per dente (Es, 21,24), Cristo ci dà un comandamento nuovo: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati” (Gv13,34). Il Catechismo (n.2842) nota che è impossibile osservare il comandamento del Signore, se si tratta di imitare il modello divino dall'esterno. Si tratta invece di una partecipazione vitale, che scaturisce “dalla profondità del cuore”, alla santità, alla misericordia, all'amore del nostro Dio. Soltanto lo Spirito, del quale “viviamo” (Gal5,25), può fare “nostri” i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Allora diventa possibile l'unità del perdono, perdonarci “a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef4,32). Un perdono incondizionato, sempre aperto, pronto a perdonare fino a 70 volte sette (Mt 18,21-22), e anche il nemico. (Giovanni Russo, sdb)

domenica, novembre 28

Padre Nostro degli O.R.O.



Dove sei?
E' una domanda legittima, umana, reale, ma tocca a noi farla diventare un grido d'incredulità, di aridità oppure una preghiera.

Mt 11,2-15

Cosa andiamo in giro a cercare? Come noi Giovanni Battista ha un dubbio, "leggittimo", spontaneo, frequente.... "Sei tu il Messia, Colui che stiamo aspettando?". Perchè questa domanda? Perchè è difficile accogliere un Dio "diverso" dai nostri schemi, perchè pure noi abbiamo la stessa tentazione di volere un Dio con i nostri sentimenti, gusti, anche un pò vendicativo nel fare "giustizia", una "giustizia" sempre a fin di bene. Vorremmo un Dio a nostra immagine e somiglianza.
Cosa vado a vedere? Cosa cerco a Lourdes, a Medjugorje, a Messa?
Gesù non risponde direttamente si o no, perchè non ci toglie la libertà. L'uomo accoglie e accetta Dio solo se legge veramente i segni che dicono l'identità di Gesù, chi è Gesù. Gesù porta la salvezza sia materiale che spirituale, ma attenti! il vero segno è la resurrezione, cioè "ai poveri ha annunciato il Vangelo". Perchè il nostro Dio non è un giustiziere ma ama di vero cuore i poveri (ammalati, peccatori, pagani), a loro si rivela, aloro mostra il suo vero volto che è quello dell'Amore. Ai piccoli e semplici, ai puri di cuori rivela la sua sapienza. La vita dell'uomo è un continuo movimento tra la comprensione e la scoperta sempre più grande del mondo e la morte. La nostra vita solo radicata in Cristo diventa Storia di Salvezza. Perchè Cristo, Parola fatta Carne, ha parole di vita eterna. Solo in Lui troviamo l'acqua che disseta sempre, cibo per la vita eterna, luce che illumina le nostre parole, senso della nostra vita, verità che rende comprensibili le nostre verità, via che indica la meta per le nostre vie. Siamo chiamati a prendere coscienza, ad essere consapevoli di essere le matite di Dio con cui scrive la Sua Storia d'Amore, non è Dio che collabora con noi, ma noi siamo i collaboratori di Dio. Dobbiamo imparare ad essere sale e non miele della terra.

mercoledì, novembre 24

Mt 25,31-46

Gesù è presentato come Re, Figlio di Dio; Re Crocefisso; Re Giudice Glorioso. Il Regno del nostro Re persiste nel tempo, non verrà mai distrutto; è un Regno frutto della resurrezione di Cristo, primo dei risorti, che ha vinto la morte, ultimo nemico dell'uomo.  Dio regna strettamente legato all'uomo, alla vita di ogni uomo, nella sua quotidianità; regna nei nostri pensieri, nelle nostre azioni. Dio regna nel senso che noi abbiamo preso la forma, i lineamenti, il modo di fare di Dio, il criterio di giudicare di Dio: LA CARITA'.
Il Regno di Dio non è una cosa dell'altro mondo, ma bensì vivere qui in terra "cose dell'altro mondo", grazie alla capacità di riconoscere Gesù nei poveri, negli ultimi, in ogni uomo, perchè ognuno di noi è povero. Don Orione scrisse: "Servire il Figlio dell'uomo nell'uomo; nei nostri Piccolo Cottolengo non dobbiamo chiedere qual è il credo politico di chi bussa alla nostra porta ma di chiedere che dolore ha", chi agisce prendendosi cura degli altri si prende cura di dio stesso. Così si presenta Dio nella nostra vita, è una regalità che prende forma nella quotidianità più normale, che prende i contorni di un'umanità che agisce proprio nel modo di Dio. Siamo chiamati alla santità! Cosa vuol dire? Accogliere la mia vita reale, perchè saremo giudicati sull'amore perchè Dio sia tutto in tutti. Gesù non ha promesso ai suoi amici una vita lunga ma una vita risorta.
Quali sono le pieghe della mia vita (situazioni, comportamenti) in cui Dio non riesce ad entrare? In che modo la carità, soprattutto verso i poveri e gli emarginati, sta diventando il criterio per leggere la realtà? In questo anno liturgico quale volto di Dio mi ha accompagnato nel mio essere cristiano.
Auguri di fine anno liturgico e vi auguro per il nuovo anno liturgico che... Dio solo basta! Dio regni in noi per poetr assumere i tratti della Sua divinità e servirlo nei miei fratelli!

Avvento ...

Avvento, tempo dell'attesa e della speranza: è la tua venuta, o Cristo, che vogliamo rivivere, preparandoci più profondamente nella fede e nell'amore.
Avvento, tempo della Chiesa affamta del Salvatore: essa vuole ripeterti, volgendosi a te con più insistenza, con un lungo sguardo, che tu sei tutto per lei.
Avvento, tempo dei desideri più nobili dell'uomo che più coscientemente convergono verso di te, e che devono cercare in te, nel tuo mistero, il loro compimento.
Avvento, tempo di silenzio e di raccoglimento, in cui ci sforziamo d'ascoltare la Parola che vuol venire a noi, e di sentire i passi che si avvicinano.
Avvento, tempo dell'accoglienza in cui tutto cerca di aprirsi, in cui tutto vuol dilatarsi nei nostri cuori troppo stretti, al fine di ricevere la grandezza infinita del Dio che viene a noi.
(Jean Galot, Vieni, Signore)


giovedì, novembre 18

La rosa bianca




Christoph Probst, in un’occasione in cui anche lui raccontava dei membri della “Rosa Bianca”: “La testimonianza di questi ragazzi non deve impedirci di essere lieti né di pensare con gioia a coloro che hanno sacrificato la loro vita. Molti di essi l’hanno fatto, come Chris, i fratelli Sholl, Willi Graf e così via. Hanno dato la vita. Non si va mai incontro alla morte con gioia, ma si può andare incontro alla morte con la percezione di aver compiuto ciò a cui si è chiamati. Posso solo augurare a ognuno di voi, quando la sera penserete alla giornata trascorsa, di avere la percezione di aver fatto ciò a cui siete stati chiamati”.

lunedì, novembre 15

martedì, novembre 2

Discorso sul Pettegolezzo tratto dal film "Il dubbio

Sap 3,1-9

"Quando vivi e respiri cercando la misericordia di Dio, allora attorno a te s'intesse una veste di incorruttibilità e dentro di te freme la dolcezza di una consolazione celeste [...] . Tutto si riempe di luce. I dubbi si sciolgono silenziosamente. Ami Cristo, la vita. Non temi la morte". [Basilio di Iviròn]
Oggi la Parola di Dio ci dice che la morte, la grande nemica dell'uomo, che ci spaventa, non è da tmere perchè la nostra speranza è piena d'immortalità. Con Gesù la situazione si capovolge: chi vive a corto respiro, in superficie, nell'apparenza e nell'apparire, cerca solo di evitare fastidi, difficoltà, sofferenze e problemi, perchè chi vive così questi sono gli aspetti che creano infelicità al giorno d'oggi. Ma non è così perchè l'infelicità esplode in chi vive da egoista, solo cercando i piaceri materiali, cioè in chi assapora solo il vuoto. Invece chi è nelle mani di Dio, chi è amico di Dio avveret, per fede, che le prove, vissute per amore, ci purificano; mentre ogni paura è breve, immortali e grandi saranno i benefici, perchè Gesù ce l'ha promesso. Questo ci fa percepire e prendere coscienza che non saremo mai separati dall'Amore di Dio. Ricordiamoci che Gesù non ci ha mai promesso una vita lunga ma una vita risorta. Pregare per i nostri morti è importante perchè Gesù li ammetta a GODERE la luce del volto di Dio. Godere è un verbo dinamico, è il verbo fondamentale della nostra vita e della nostra fede. E' un verbo che richiede di ritrovare sempre il giusto equilibrio, in cui la morte non è la fine di tutto, ma la porta che si spalanca sulla vera vita, sulla vera gioia. Chiediamo a Gesù di essere fedeli per sempre, nella forza dello Spirito Santo, presso Dio Padre nell'Amore.

Mt 5,1-12a Tutti Santi

Oggi la Parola di Dio ci presenta Le Beatitudini, esse sono le regola della Santità. Sono regole in cui non c'è nulla di straordinario, ma invocano una vita comune, ordinaria, fatta di lacrime, fatiche, speranza, sono il nostro pane quotidiano. E' un brano che conosciamo bene ma non ci stanchiamo mai di ascoltarlo, anche se non lo capiamo bene fino in fondo. E' un brano che riaccende in noi la nostalgia di un mondo fatto di bontà, sincerità, solidarietà, di non violenza. Le Beatitudini disenano un modo tutto diverso di essere uomo: amico di Dio e degli uomini, di questo mondo seppur difficile e confuso.
Le Beatitudini non sono una gabbia di regole rigide, non ci chiedono di annullarci di essere dei perdenti, dei deboli, non è la logica del più bravo, in cui c'è un premio o un castigo. I santi non sono i primi della classe, amati e premiati dal professore, e noi siamo gli ultimi della classe, che si devono accontentare degli scarti del paradiso. Questo Vangelo c'insegna che le Beatitudini sono un Dono di Dio non un traguardo. E' nDio che dona: il Regno, la consolazione, la misericordia, è Lui che chiama... e a noi rimane che fidarci! A non pensare che dubbi, fatiche, insuccessi, dolori ci possono togliere questo Dono. La santità non è un premio finale di "buona condotta". La santità è data a tutti, a tutti Dio dà fiducia e ci chiede di trovare la nostra Beatitudine, quella scritta per me che devo realizzare, che mi aiuterà a farmi più uomo, che contiene la mia missione, la mia felicità. La felicità non è di questo mondo, ma è un Dono di Dio, è il frutto del mio stare con Dio, è una felicità da cercare, anelare, attendere, che mi spinge ad agire, che mi porta a seguire Gesù la vera sorgente della vera Gioia. Sulla mia Beatitudine sono chiamato a viaggiare, camminare, a partire da me ma non per me ma per un mondo che ha bisogno di esempi raccontabili, di storie di bene che ostacolano il male; di cuori puri e liberi che si occupino della felicità di qualcuno.

Sap 11,22-12,2 e Lc 19,1-10

La Parola di Dio esalta il potere di Dio, che è verso tutto e tutti, che agisce ma con misericordia, soprattutto verso gli uomini; infatti li perdona. Il perdono lo può esercitare solo chi ha il potere. Lo scopo dell'Amore di Dio è che l'uomo peccatore si converta, che Dio diventi veramente il suo Signore. Dio è amico della vita, proprio perchè è il Signore, Creatore di tutto e quindi nulla può esistere al di fuori di Lui. Dio è paziente, perchè punisce a poco a poco, non tutto subito come facciamo noi; Dio sa attendere, da tempo al peccatore di rendersi conto e di convertirsi. Il castigo di Dio è un medicinale perchè vuole staccare l'uomo dal peccato e portarlo a voltarsi ad amare totalmente il suo Creatore, il suo Signore: questa è la fede.
La Benevolenza di Dio non è debolezza. La giustizia umana è conservazione dell'ordine stabilito e punisce chi lo trasgredisce. Invece Dio h potere supremo, quindi non Teme nulla, non deve rendere conto a nessuno. Ama i colpevoli, ha tempo, non sbaglia mai.
Dio è Buono, vuole salvare tutti, ma proprio tutti, senza eccezioni. davanti a questa notizia sensazionale dovremmo fare come Zaccheo. Non gli basta aver sentito parlare di Gesù, aver sentito dei pettegolezzi su Gesù. Vuole Vederlo! ma è piccolo, anche noi lo siamo. Abbiamo grandi desideri, sogni, aspettative, ma basta qualcosa che va storto, un inghippo, il tempo che passa e ci sediamo, diventiamo tiepidi, tutto si spegne, gettiamo la spugna. Zaccheo no! va fino in fondo, si espone, non si vergogna. Ma è Gesù che lo trova, si ferma e lo fissa e Zaccheo si sente trovato da quello sgaurdo che gli cambierà la vita per sempre.
Gesù non chiede subito la conversione, una pubblica accusa, ma si fa bisognoso di essere acolto, si auto invita. Gesù ci raggiunge dove noi siamo, così come siamo. Non ci dà il tempo nemmeno per una doccia per essere presentabili. Viene a casa nostra, nelle nostre storie e relazioni incomplete e complicate, nelle nostre fragilità e nei nostri peccati per dirci una sola cosa: "Oggi la Salvezza è entarta in questa casa". La Salvezza è per ognuno di noi, il Signore ci fa visita per poter ripsrtire, rialzarsi, approfondire e per dirci che Lui sarà sempre al nostro fianco per sempre!

venerdì, ottobre 29

Perchè Confessarsi? Tanto non cambio!

Il Curato d'Ars ha detto una volta: "Voi pensate che non abbia senso ottenere l'assoluzione oggi, pur sapendo che domani farete di nuovo gli stessi peccati. Ma, così dice, Dio stesso dimentica al momento i vostri peccati di domani, per donarvi la suagrazia oggi. Benchè abbiamo da combattere continuamente al momento i vostri peccati di domani, per donarvi la sua grazia oggi. Benchè abbiamo da combattere continuamente con gli stessi errori, è importante opporsi all'abbrutimento dell'anima, all'indifferenza che si rassegna al fatto di essere fatti così. E' importante restare in cammino, senza scrupolosità, nella consapevolezza riconoscente che Dio mi perdona sempre di nuovo. Ma anche senza indifferenza, che non frebbe più lottare per la santità e per il miglioramento. E, nel lasciarmi perdonare, imparo anch'io a perdonare gli altri. Riconoscendo la mia miseria, divento anche più tollerante e comprnsivo nei confronti delle debolezze del prossimo".

sabato, ottobre 23

Preghiera per le vocazioni

Signore Gesù, Dono del Padre, con l'azione incessante del tuo Spirito, tu vivi tra noi e continui a chiamare giovani alla tua sequela, discepoli che vivano e manifestino le meraviglie della tua dilezione senza fine.Fa che i giovani siano pronti a rispondere senza paure alla chiamata che tu rivolgi a ciascuno di loro, in particolare sull'esempio di san Luigi Orione, tra i figli della Divina Provvidenza. Amen 

Progetto Personale

Padre, sei Tu il custode del mio progetto, che si fa concreto attraverso desideri, richieste di doni, proposte di cose semplici e quotidiane, accetto di far entrare il mio piccolo progetto nel tuo grande progetto del Regno, e quindi di assumere una destinazione e un significato nuovi per il dono che ti chiedo, e perciò anche se necessario, un esaudimento diverso da quello che attendo. Amen

giovedì, ottobre 21

Il canto di acqua sporca

Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione prenderei proprio quel catino colmo d'acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell'asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici e lavare i piedi del vagabondo, dell'ateo, del drogato, del carcerato, dell'omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego mai, in silenzio, finchè tutti abbiano capito nel mio il tuo Amore. [Madeleine Delbrel]

mercoledì, ottobre 20

SIETE DEI BARI

Avevo fame
e  voi avete  fondato un  club a scopo umanitario per discutere sulla mia fame: vi ringrazio.

Ero in prigione
e voi siete corsi in chiesa a pregare per la mia liberazione: vi ringrazio.

Ero nudo
e voi  avete  esaminato  seriamente le conseguenze morali della mia nudità. 

Ero senza casa

e voi avete predicato le risorse dell’amore di Dio. Così vi sembra di essere più vicini a Dio.

Ero ammalato
e voi vi siete inginocchiati a ringraziare il Signore di avervi donato la salute.

Ma io ho tuttora fame,
sono sempre solo, ammalato,
nudo e senza casa e ho freddo

giovedì, ottobre 14

La risposa nella Parola di Dio

Se vuoi essere felice: Sal 22,6
Se sei nella tristezza: Gv 14,1
Se hai peccato: Sal 50
Se sei preoccupato: Mt 6,25
Se hai paura: Sal 26
Se sei scoraggiato: Is 49,14
Se qualcuno ti delude: Sal 141,4
Se pregare è difficile: Mt 6,5
Se l'amore ti sembra un'illusione: 1Gv 4,7
Quando pensi solo ai tuoi beni: Mc 10,17
Quando gli amici ti tradiscono: Mt 26,29
Quando giudichi gli altri: Mt 7,1
Quando perdonare è difficile: Mt 6,9
Se vuoi veramente essere libero: Gal 5,13
Se vuoi amare sul serio: 1Cor 13,1
Se l'angoscia ti assale: Mt 26,28
Se la morte ti spaventa: Gb 19,26
Quando non ce la fai più: 1Re 19,4
Quando sei in brutte acque: Mt 14,22
Quando hai smarrito la giusta via: Gv 14,6
Quando non sai amare i nemici: Lc 6,27
Quando sei tentato: Lc 4,1
Quando vuoi vedere Dio: Mt 5,8
Quando il dolore ti opprime: Sal 30,10
Se vuoi una regola d'oro: Mt 7,12
Se vuoi "costruire bene": Mt 7,21
Se decidi di cambiare vita: Lc 19,1
Se vuoi valorizzarti: Mt 25,14
Se fai un servizio: Gv 13,1
Se hai sbagliato e vuoi rifarti: Lc 15,11
Se non vuoi deludere nessuno: Mt 25,31
Se vuoi risolvere i problemi: Mt 7,7
Se vuoi avere idee chiare: Gv 8,12
Se vuoi seguire Gesù: Mt 16,24
Se decidi di stare dalla parte di Dio: Sal 118

Tu solo hai parole di vita eterna [Gv 6,68]

sabato, ottobre 9

L'alfabeto dell'amore

Accetta il Signore nella luce e nel buio.
Bussa alla porta di chi sta soffrendo.
Cerca in tutto e in tutti il lato positivo.
Dimentica presto il torto ricevuto.
Evita il diverbio con chi ti contrasta.
Fa compagnia a chi vive sempre solo.
Gioisci quando uno riprende la strada del bene.
Hai un cuore e due mani per aiutare chi ha bisogno.
Imita chi sa fare le meglio di te.
Lenisci col tuo sorriso la tristezza degli altri.
Mantieni la calma nei momenti di difficoltà.
Non far pesare sugli altri la tua sofferenza.
Offri il perdono a chi vedi pentito.
Prega con fede nel silenzio del cuore.
Qiueta con la tua calma l'esacerbao e l'insofferente.
Rispetta chi pensa e vive in modo diverso dal tuo.
Sopporta con pazienza la persona molesta.
Taci gli sbagli e le debolezze degli altri.
Usa sempre intelligenza con chiunque ti avvicina.
Vivi in te il dolore di chi piange.

Lc 1,26-38

Anche a me Gesù dice Gioisci, rallegrati perchè anche per me ha pronunciato nel mio cuore, nella mia vita, anche a me viene annunciata una felicità nuova, perchè riscopro le grandi cose che il Signore a fatto per me; sperimento la liberazione che viene dal perdono, vivo la presenza di Dio accanto a me. Gioisco perchè Lui sta piantando la sua tenda nel mio cuore, nella mia vita perchè il Signore è con me per salvarmi, liberarmi. Perchè io non mi smarrisca, perda, perchè mi rende forte, mi sostiene.
Oggi Dio, attraverso Maria, fa una dichiarazione d'amore all'uomo, Dio di tutti si compromette con ognuno di noi attraverso un pegno di fedeltà. Grazie a Maria che sa ascoltare in profondità, credere, accogliere e vivere nessuno è escluso dall'abbraccio di salvezza di quel Dio che è Amore eterno. Oggi Gesù mi dice che anch'io non posso fuggire dal mio ECCOMI come Dio l'ha detto molte volte per primo verso me, perchè non ha mai smesso di cercarmi, di camminare con me, devo accogliere questo appuntamento d'amore che mi viene offerto, perchè solo così posso cambiare, diventare una persona nuova, essere libero, rinnovarmi.

venerdì, ottobre 8

Padre nostro

Non posso dire PADRE, se non mi comporto da figlio.
Non posso dire NOSTRO, se vivo chiuso nel mio egoismo.
Non posso dire CHE SEI NEI CIELI, se mi preoccupo solo delle cose della terra.
Non posso dire SIA SANTIFICATO IL TUO NOME, se non ti onoro e non ti amo.
Non posso dire VENGA IL TUO REGNO, se penso solo ai miei interessi.
Non posso dire SIA FATTA LA TUA VOLONTA’, se non l’accetto quando non combacia con la mia.
Non posso dire DACCI OGGI IL NOSTRO PANE, se non m’importa di chi ha fame.
Non posso dire RIMETTI I NOSTRI DEBITI, se continuo a conservare rancore.
Non posso dire NON C’INDURRE IN TENTAZIONE, se ho intenzione di continuare a peccare.
Non posso dire LIBERACI DAL MALE, se non combatto ciò che non è buono.
Non posso dire AMEN, se non prendo sul serio le parole del Padre Nostro”.

mercoledì, ottobre 6

Cosa significa lavorare con amore?

Significa tessere un abito con i fili tratti dal vostro cuore... Impregnare tutte le cose che fate del soffio del vostro spirito... Il vento parla dolcemente ed in egual modo, tanto alle querce giganti, quanto al più piccolo di tutti i fili d'erba... Grande è solo colui che trasforma la voce del vento in una canzone resa più dolce dal propri sentimento. Il lavoro è amore reso visibile. [Biglietto d'auguri datomi dai maestri e i prof della scuola elemetare - media del Berna (Mestre- VE-)]

Gesù è nel Tabernacolo per me

Gesù per dimostrarti il suo Amore, rimane lì sempre, perchè Lui non ha altri interessi, se non salvare te, non ha altri pensieri che amare te. E' nel Tabernacolo perchè tu possa andare a trovarlo quando vuoi. Non è mai stanco di aspettarti. E' lì perchè è il luogo in cui senza metterti paura, ti cerca, ti guarda, ti ascolta, ti ama, ti ama tanto. Quale persona ti ha amato tanto? Chi ha cercato fino adesso il tuo bene? Ma tu lo conosci poco, non sei molto attratto dall'Amore di Gesù, per questo, non hai pace e sei sempre inappagato, ti agiti per cercare fuori di te la vera pace e gioia, ma solo Gesù Eucaristia può darti la vera felicità e può indirizzarti a compiere le scelte giuste; troverai l'equilibrio interiore e tutti i doni dello Spirito Santo.
Ringrazialo, adoralo, cercalo sempre, solo Gesù Eucaristia può risolvere le tue angosce, darti tutto ciò che chiedi con umiltà. Parla a Colui che è la Parola; cerca Colui che non ti ha mai lasciata; guarda Colui che ti vede sempre; ascolta Colui che è sempre pronto ad ascoltare; ama l'Amore, ama Gesù, ama Colui che ti ha sempre amata. Adoralo.
Dov'è il tuo amore? Il tuo amore è lì dov'è il tuo tesoro. E' tutto amore sprecato il tuo. E' un amore disordinato, perchè è un amore misto ad attese, pretese, difese e contese. Chi ti può aiutare? Solo il vero Amore. Gesù vuole sentirsi amato, perchè è l'Amore infinito. Un tuo atto d'amore vale più di ogni altra cosa. Ma come puoi amare Gesù, se il tuo amore lo hai lasciato in qualche altra parte?
Tu Dio paziente, dal Tabernacolo mi guardi e vedi la mia miseria; mi parli ed io penso ad altro; mi ami, ma nel mio cuore quasi non c'è posto per Te, perchè è pieno d'impurità. Fa, o Gesù, che io Ti ami e Ti ami come mia Vita, che io sia tutto tuo. Buon Gesù, molti Ti cercano dove Tu non sei, ma qui nel Tabernacolo dove Te ne stai sempre ad aspettare, pochi vengono a bussare al tuo dolcissimo Cuore. O mio buon Gesù, aiutami, attirami a Te, stringimi al tuo mite Cuore e trasforma il mio povero cuore. E' proprio vero che Tu sei pazzo d'Amore, del mio amore. Aiutami in tutte le mie difficoltà, per ispirarmi le scelte migliori della vita, per darmi l'Amore che le creature non possono mai darmi, perchè chiedono e non danno nulla di buono. Solo Tu mi dai tutto. Gesù mio Amore, voglio solo Te e nient'altro che Te, ma Tu staccami da me stesso e attirami a Te. Infiammami di Te, bruciami del tuo Spirito, che io diventi un vulcano di amore per Te, che sei l'Amore eterno. Voglio amare Colui da sempre mi ama. Per tutta la vita e l'eternità voglio amare Te, o Amore non amato. Ti prego, rendimi come vuoi Tu, che io non obbedisca che a Te, alla tua Legge d'Amore, ai tuoi rappresentanti. Ti dono e sacrifico quanto ho di meglio: la mia volontà, pronto a rinnegare ogni desiderio se non Ti darà gloria. [ sintesi p. Giulio Maria Scozzaro]

lunedì, ottobre 4

Mc 10,17-22

La scelta che Gesù fa al giovane ricco, a tutti noi, non è un'imposizione perchè l'amore non può essere comandato, ma solo DESIDERATO, SCELTO, DOMANDATO. Gesù ci propone la logica della vita: se cerchiamo di trattenerla la perdiamo! Se la mettiamo in circolo (la vita) la ritroviamo! perchè la logica di Dio è il DONO! non l'avere ma il dare, quindi uno non è ciò che ha ma ciò che dà; uno che da tutto è tutto e si ritrova ricco di tutto.
Non basta lo sforzo personale, non basta sapere cos'è il bene e il male per essere pane spezzato, per essere un dono di se stesso. Ognuno di noi deve sempre essere associato con una relazione intima con Gesù. Per capire e scoprire chi siamo, Gesù deve diventare il vero ed unico criterio della mia esistenza, della mia quotidianità fatta di piccole scelte. Gesù non offre ricette o delle idee, ma la sua compagnia, la sua amicizia, perchè solo con questa intimità riuscirò a dire: "Signore, cosa vuoi tu che io faccia?". Solo entrando in una vera preghiera potrò mettere ordine e alimentare i miei desideri più profondi del cuore. Il nostro cuore non è fatto per le mediocrità ma batte per amori grandi, per passioni forti, per ideali alti, per sogni esagerati. Solo mettendo il mio cuore nel cuore di Dio vivrò una vita di grazia, sarò viscere di misericordia nelle viscere di misericordia di Dio. Solo così sarò libero per Dio, perchè Gesù inchiodato sulla croce, gioiva e danzava per tutti gli uomini, perchè finalmente l'uomo era da Lui riconciliato con Dio.

Gesù è veramente presente nell'Eucaristia

Si, non lo vediamo, ma ci sono tante cose che non vediamo e che esistono e sono essenziali. Per esempio la nostra ragione, tuttavia abbiamo la ragione. Non vediamo la ostra intelligenza e l'abbiamo. Non vediamo, in una parola, la nostra anima e tuttavia esiste e ne vediamo gli effetti, perchè possiamo parlare, pensare, decidere, ecc... Così pure non vediamo, per esempio, la corrente elettrica, e tuttavia vediamo che esiste, vediamo questo microfono che funziona; vediamo le luci. In una parola, proprio le cose più profonde, che sostengono realmente la vita e il mondo, non le vediamo, ma possiamo vedere, sentire gli effetti. L'elettricità, la corrente non le vediamo, ma la luce la vediamo. E così via. E così anche il Signore risorto non lo vediamo con i nostri occhi, ma vediamo che dove è Gesù, gli uomini cambiano, diventano migliori. Si crea una maggiore capacità di pace, di riconciliazione, ecc... Quindi, non vediamo il Signore stesso, ma vediamo gli effetti: così possiamo capire che Gesù è presente. Come ho detto, proprio le cose invisibili sono le più profonde e importanti. Andiamo dunque incontro a questo Signore invisibile, ma forte, che aiuta a vivere bene. [Benedetto XVI]

giovedì, settembre 9

Come rispondere alla vocazione - video inedito di Don Tonino Bello

Amicizia fondamento dell’Amore

L’educazione sessuale che diventa educazione alla sessualità

Sessualità: sorrisetti, immagini proibite, don Giovanni e cinture di castità… se fosse esclusivamente questo il potenziale generato da una parola, sarebbe meglio ampliare gli orizzonti ed immergerci nella ricchezza di un concetto che coinvolge non solo la naturalità dell’uomo ma soprattutto la sua dimensione di persona. Cos’è la sessualità e cosa c’entra con il sesso forse non ce lo siamo mai chiesto, e siccuramente è il momento di farlo.

Diversi sono i significati, ad oggi, attribuiti alla sessualità: molti la definiscono come l’unione corporale, nella sua accezione (senso) praticca, di un uomo e una donna, altri la ritengono un mezzo per soddisfare le proprie necessità, altri ancora la riconducono alla conquista della libertà. Accezioni guidate sia da un modo di vivere forzatamente in contrasto con la tradizione, ritenuta bigotta, sia dalla nuova cultura consumistica ed utilitaristica che riconduce tutto ad un mezzo per soddisfare esigenze istintive ed individualiste (egoiste).

L’essere umano nasce o maschio o femmina, cresce in un contesto sociale, incontra persone e vi si rapporta. Come mi conosco? Che comprensione ho di me e del mio corpo? Come mi rapporto con l’altro? La sessualità è tutto questo, il che ci permette di ampliarne il significato: ci stiamo occupando, infatti dell’interiorità dell’uomo, della libertà e dell’amore. Intimità perché riguarda i sentimenti più profondi, verso di sé e verso gli altri; libertà perché implica il rapporto tra se stessi, i propri desideri e lo spazio di quelli che ci circondano; amore percchè l’uomo è portato al prossimo, ad amare ed essere amato, a donarsi.

Capiamo quindi che espressioni che ci sembrano antiche, come “il sesso è un atto d’amore”, si sposano con una linea razionale (logico) e relazionale (da relazione) che mette al centro l’uomo in grado di amare e non il desiderio sfrenato.

L’intento dell’articolo non è quello di convincere sulla verità di alcune affermazioni, ma quello di porre delle basi culturali, che vengono da studi di psicologia, teologia, sociologia, per ragionare su temi importanti per ognuno, su cui spesso, però, si fa confusione. È quindi un dovere sfatare alcuni luoghi comuni. Per esempio sull’utilità del sesso, che alcuni pensano possa avere scopi “ricreativi”. SI PUÒ DIRE DI ESSERE AMICI DI UNA PERSONA PERCHÉ SI RICEVONO REGALI O PRIVILEGI?

È sicuramente un rapporto, ma ci si trova d’accordo sul fatto che c’è verità alla base, sia perché cci si considera solo nella dimensione materiale, sia perché l’altra persona non ha la sua giusta importanza. Sarebbe, inoltre, importante sapere che castità non è sinonimo di astinenza, e non si esaurisce in essa. Nella sua accezione (valore) positiva, infatti, attiene alla scelta. Dal momento che un’azione vera è conseguenza non solo di un istinto ma anche della volontà di compierla, allora la castità è coltivare il proprio cuore, sacrificare alcuni desideri, per una soddisfazione più grande, quella che viene da un rapporto personale vero. Alla luce di queste riflessioni, che pure non esauriscono le molte implicazioni della sessualità, l’educazione sessuale è un fatto più grande dell’educazione all’atto sessuale, praticata da molti. Quest’ultima considerando utile allo sviluppo della sessualità la mera conoscenza tecnica, impedisce a chi viene educato di comprendere il proprio corpo in un insieme pieno di dignità. Forse dovremmo rifiutarci di essere considerati come agglomerati (ammassati) di cellule, che si relazionano agli altri solo in base ad una reazione chimica: gli amici non si conoscono nnelle provette di laboratorio. Non è il caso, allo stesso tempo, di avere paura di pronunciare alcuni termini, né di chiedere il significato delle cose umane, in particolare ai genitori, che sono i primi educatori, e a quanti nella nostra vita ci guidano, diffidando però di chi promette tutto e subito. È il caso invece che l’educazione sessuale diventi prima di tutto educazione alla sessualità, quindi alla relazione e all’amore. [sintesi dell'articolo tratto dalla rivista: “Educazione & Libertà”]