lunedì, gennaio 16

Il sacerdote nel secolo XXI

Viviamo in modo instabile. Esiste una instabilità nella famiglia, nel mondo del lavoro, nella varie aggregazioni sociali e professionali, nelle scuole e nelle istituzioni.
Il prete:
·         deve costituzionalmente essere un modello di stabilità e di maturità, di dedizione piena al suo apostolato.

Di fronte ad un mondo anemico di preghiera e di adorazione…
il sacerdote è
·         in primo luogo, l’uomo della preghiera, dell’adorazione, del Culto, della celebrazione dei santi Misteri.

Di fronte ad un mondo sommerso da messaggi consumistici, pan-sensualistici, assalito dall’errore, presentato negli aspetti più seducenti,
il sacerdote deve
·         parlare di Dio e delle realtà eterne e, per poterlo fare credibilmente, deve essere appassionatamente credente, così come deve essere “pulito”!
·         accettare l’impressione di essere in mezzo alla gente, come uno che parte da una logica e parla una lingua diversa dagli altri («non conformatevi alla mentalità di questo mondo», Rm 12,12). Egli non è come “gli altri”. Ciò che la gente aspetta da lui è proprio che non sia “come tutti gli altri”.

Di fronte ad un mondo immerso nella violenza e corroso dall’egoismo,
il prete deve
·         essere l’uomo della carità. Dalle vette purissime dell’Amore di Dio, scende a valle, dove molti vivono la loro vita di solitudine, di incomunicabilità, di violenza, per annunciare loro misericordia, riconciliazione e speranza.
·         rispondere alle esigenze della società, facendosi voce di chi non ha voce: i piccoli, i poveri, gli anziani, gli oppressi, gli emarginati.
·         non appartenere a se stesso ma agli altri.
·         cercare ciò che è di Cristo, ciò che è dei suoi fratelli.
·         condividere le gioie e i dolori di tutti, senza distinzioni di età, di categoria sociale, di estrazione politica, di pratica religiosa.
·         essere la guida della porzione di Popolo, che gli è affidata.
·         essere il pastore di una comunità formata da persona, che hanno, ciascuna, il loro nome, la loro storia, il loro destino, il loro segreto.
·         essere contemporaneamente piccolo e grande, nobile di spirito come un re, semplice e naturale come un contadino.
·         non abbassarsi davanti ai potenti, ma curvarsi davanti ai poveri e ai piccoli, discepolo del suo Signore e capo del suo gregge.
·         non solo essere dispensatori dei Misteri di Cristo, ma nella babele odierna essere segni sicuri di riferimento e di speranza, per quanti cercano la pienezza, il senso, il fine, la felicità.
 (Cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero, 2011 a Los Angeles)

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