L'uomo ha bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di Lui.
Se l'uomo dimentica Dio "perde" sempre di più Dio, perché "la sete di infinito è presente nell'uomo in modo inestirpabile. L'uomo è stato creato per la relazione con Dio e ha bisogno di Lui" (Benedetto XVI, 23 settembre 2011).
L'uomo cerca una risposta alle domande eterne, con tutta la sua intelligenza, con tutto il suo cuore, con tutte le sue forze, con tutta la sua libertà: Chi sono? La vita è un bene oppure una pura casualità? Dove vado? dopo la morte cosa c'è? Chi è Dio?

"La fede cristiana è nella sua essenza incontro con il vivente. Dio è il vero e ultimo contenuto della nostra fede. In questo senso il contenuto della fede è molto semplice: IO CREDO IN DIO. Ma la realtà più semplice è sempre anche la realtà più profonda e che tutto abbraccia". Chi trova Dio, trova tutto, è l'unica perla per cui vendere tutto. Ma noi lo possiamo trovare solo perché Egli prima ci ha cercato e ci ha trovato. Dio è Colui che agisce, per questo la fede in Dio è inseparabile dal mistero dell'Incarnazione, dalla Chiesa, dal Sacramento. Comprendere i singoli contenuti della fede nella loro unità, è alla fine solo un dispiegamento della fede nell'unico Dio, che si è manifestato e si manifesta a noi. In Cristo è rivelato il mistero dell'amore trinitario, il mistero dell'uomo e della sua salvezza.
Si crede in Dio perché lo si ama. Lo si ama perché si è scoperto di essere amati da Lui, e amandolo si trasforma lo sguardo su tutte le persone e le cose.
Credere in Dio è amarlo sopra ogni cosa, ma anche amare il fratello perché è opera delle mani del Signore e motivo della morte per amore di Cristo.
Per la fede cristiana, non è possibile alcuna opposizione tra l'amore di Dio e l'amore al fratello. La fede e la carità sono una sola cosa con la speranza. Péguy disse che la fede e la carità sono come due sorelle più grandi che tengono per mano, in mezzo a loro, la sorella più piccola, la speranza.

- impara a credere ciò che crede la Chiesa (Credo)
- riceve nella Liturgia la Grazia di essere figlio di Dio (Sacramenti)
- vive la vita nuova del Vangelo (Comandamenti)
- prega Dio perché è abilitato al dialogo con Lui (Padre Nostro)

Si crede nella e con la Chiesa, diventando sale che da sapore, ben visibile a tutti. Ma cosa annuncia? La morte e la resurrezione di Gesù Cristo secondo la Scrittura, cioè Gesù è morto per i nostri peccati ed è risuscitato per la nostra giustificazione (kerigma), non c'è salvezza fuori di Lui.
Il credente e la comunità sono kerigmatiche, se sa trafiggere il cuore, cioè se condividere le situazioni della vita collocandovi una Parola che provoca, consola, genera, aderisce.
Il terreno su cui gettare il seme non è per forza quello delle domande fondamentali sulla vita umana, alle quali dare la risposta cristiana. Il terreno per la prima semina è anche quello della vita quotidiana, con tutti quei momenti che richiedono una svolta (nascita, adolescenza, scelte vocazionali, fedeltà alla famiglia, professionalità, esperienza del dolore e fragilità).
Qui la parola cristiana deve dare una risposta all'alfabeto della vita umana, ed è per questo è necessario un annuncio differenziato, andando incontro alle persone del nostro tempo, testimoniando che anche oggi è possibile, bello, buono e giusto vivere l'esistenza umana conformemente al Vangelo, contribuendo a rendere nuova la società.
Una comunità che si fonda nell'Eucaristia, andando nei luoghi e tempi della vita ordinaria, professando la fede in Dio di Gesù Cristo con la testimonianza in dio di Gesù. In altri termini ci si propone di risvegliare la passione per la verità, aiutando ad andare oltre alla semplice pratica.

Il silenzio è la conditio sine qua non per quanti desiderano fare della preghiera un'esperienza dello spirito, perché la Chiesa viva di preghiera e quest'ultima diventi contemplazione e obbedienza alla volontà di dio. Il punto di arrivo è permanere nella preghiera, è il frutto di un lungo cammino fatto di pazienza, umiltà, fede. Bisogna accettare la propria povertà e debolezza perché lo Spirito ci plasmi a permanere nel cuore di Dio.
Tutto questo perché la fede non è un vago sentimento che si culla nel momento del bisogno, ne un generico impegno che talvolta si affaccia perché ci si senta gratificati. Essa è, piuttosto, la risposta piena, totale senza reticenze, che si da a Cristo che chiama a divenire suoi discepoli per essere perfetti.
Aver fede è far fruttare la moneta che è stata posta nelle vostre mani. E non dimenticate che Dio vi chiederà conto di ciò che vi è stato donato. (S. Cirillo di Gerusalemme)