Gratis

Gratis
GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

domenica, marzo 9

Schema per pregare


Prima di entrare in preghiera scelgo con cura il tempo, il luogo e la posizione che più mi aiutano a pregare.
Entra in preghiera pacificandomi con un momento di silenzio, respirando lentamente, pensando che incontrerò il Signore, chiedendo perdono delle offese fatte e perdonando di cuore le offese ricevute.
Mettendomi alla presenza del Signore. Faccio un segno di croce. Per lo spazio di un Padre nostro guardo come Dio mi guarda, faccio un gesto di riverenza, inizio la preghiera, in ginocchio o come più mi aiuta, chiedendo al Padre, nel nome di Gesù, lo Spirito Santo, perché il mio desiderio e la mia volontà, la mia intelligenza e la mia memoria siano ordinati solo al lode e servizio suo.
Mi raccolgo immaginando il luogo in cui si svolge la scena da considerare.
Chiedo al Signore ciò che voglio, sarà il dono che quel brano di vangelo mi vuol fare e che corrisponde a quanto Gesù fa o dice in quel racconto.
Medito e/o contemplo la scena leggendo il testo lentamente, punto per punto, sapendo che dietro ogni parola c’è il Signore che parla a me, usando la memoria per ricordare, l’intelligenza per capire e applicare alla mia vita, la volontà per desiderare, chiedere, ringraziare, amare, adorare. NB: non avrò fretta, non occorre far tutto; è importante sentire e gustare interiormente.
Concludo con un colloquio col Signore da amico ad amico su ciò che ho meditato, finisco con un Padre nostro, esco lentamente dalla preghiera.
Rilettura della preghiera
·      Da parte mia: come ho usato le indicazioni di metodo? Il luogo scelto per pregare mi ha aiutato? E la posizione del corpo? Sono stato fedele al tempo stabilito? Mi sembra di avercela messa tutta? Come mi sono comportato di fronte alle distrazioni?
·      Faccio memoria dei doni ricevuti: quali passi, parole, immagini, situazioni, persone del testo hanno trattenuto la mia attenzione? Quali sentimenti desideri, attrazioni o resistenze, gusto o disgusto, paure o consolazioni, dubbi o conferme li hanno accompagnati? Quali intuizioni o intenzioni si sono presentate? Come ho terminato? Ho “dialogato” con il Signore? Su cosa?

Rispetto


È una parola semplice, molto usata, capita ma difficile da spiegare.
Dal latino: guardarsi intorno. Sono sul treno e sto parlando al cellulare ad alta voce posso non mancare di rispetto oppure dare fastidio e rischiare di essere ripreso. La differenza sta nel fatto che se nel vagone del treno sono da solo oppure ci sono altre persone.
Allora non siamo liberi di fare ciò che ci piace? No, perché liberi vuol dire seguire la propria coscienza ma modificando le proprie abitudini sbagliate.
C’è il rischio di cadere in due estremi:
A-   Sfacciataggine, scortesia, maleducazione, invadenza.
B-   Paura che succeda qualcosa che non si desidera, diffidenza, si da troppo peso all’opinione degli altri, mettendola al primo posto, prima delle norme morali.
Casi di anti-rispetto:
·      L’ingiustizia: con la scusa di non fare differenze, non diamo a ciascuno ciò che gli spetta.
·      Il silenzio: quando non diciamo ciò che pensiamo quando dovremo farlo.
·      La disparità: quando qualcuno si prende più diritti degli altri, senza un vero, reale motivo, fondamento. Quando qualcuno subisce o vive la propria inferiorità senza reagire in modo equilibrato.
·      La mancanza di solidarietà: quando non condividiamo, idee, responsabilità, beni, tempo, preoccupazioni, gioie.
Guardiamo chi c’è intorno perché viviamo sapendo di non essere soli.

Prudenza


È un valore pratico. È il modo di fare o di comportarci che ci fa essere pratici al fine di ottenere ciò che vogliamo. Consiste nel saper adattare i mezzi di cui disponiamo ai fini che perseguiamo, per non costruire castelli in aria.
La prudenza è un mix di:
Intelligenza: ci fa capire quali mezzi sono buoni, così così, da evitare per ottenere qualcosa.
Esperienza: ci offre argomenti, per sfruttare al massimo i successi ottenuti prima senza ripetere gli errori.
Senso comune: ci fa valutare l’utilità di questi mezzi tenendo conto della situazione concreta.
La prudenza per:
Difetto: Quando ci comportiamo in modo: precipitoso, quando non riflettiamo, per fretta, per verificare se i mezzi sono adeguati, corretti e giusti. Temerario, quando disprezziamo l’uso dei mezzi che ci eviterebbero di correre pericoli non necessari. Sconsiderato, quando non ci curiamo delle circostanze e agiamo solo per principi assoluti. Negligenza, quando non curiamo i dettagli nel compiere un’azione: risultato non soddisfacente.
Eccesso: Quando ci comportiamo in modo: ingannoso o malizioso, quando usiamo mezzi efficaci, ma eticamente non corretti, che violano i diritti degli altri. Previsione sproporzionata, quando escludiamo ogni possibilità di errore o insuccesso. Gli indecisi mirano ad avere tutto sicuro. Codardia, non si ricorre a quei mezzi che sappiamo necessari perché prevediamo inconvenienti per non rischiare.

Pazienza


Gli altri molte volte ti dicono: “sii paziente”….ma è facile dirlo!!!
Ha pazienza chi sa aspettare con calma ciò che tarda ad arrivare. È un’attesa riflessiva. È un atteggiamento di attesa, cioè lasciar passare il tempo sufficiente perché ciò che desideriamo giunga. Se passa più tempo del previsto, ci spazientiamo, e speranza, non si può pazientare se non c’è la speranza, è inutile aspettare se non c’è un lume di realizzazione.
La pazienza ha un carattere di ragionevole rassegnazione dinanzi all’inevitabile.
La pazienza è dei forti perché:
·      I deboli s’irritano,
·      I codardi s’intimoriscono,
·      I passivi non fanno nulla,
·      Gli inutili sono incapaci perfino di aver pazienza,
·      Gli indifferenti non sperano nulla,
·      Gli orgogliosi non si abbassano a sperare,
·      La pazienza non è propria di quelli che non hanno forza e coraggio di sopportare le disgrazie, di tentare cose grandi (pusillanimi), perché si spaventano, indietreggiano e abbandonano l’impresa.
Alla violenza dobbiamo rispondere con la pazienza, un’attesa calma, serena, pacifica ma attenta.
Dobbiamo contare fino a 10 per dare una lezione pratica sull’inutilità della violenza e dare una lezione pratica di pazienza della miglior specie.
Il nervosismo è un’ira minore, è un’instabilità interiore (hanno bisogno di un cambiamento costante per sentirsi bene). All’esterno trasmettono nervosismo agli altri.
Tutto si basa sulla certezza che dobbiamo cambiare e migliorare.

Pace


La vera pace la si ha dal possesso dei veri beni.
La Carta universale dei Diritti Umani (1948), è un bene che promuove lo sviluppo amichevole tra le Nazioni, afferma che:
·      Il riconoscimento della dignità umana a tutti e i loro diritti. Questo punto è il fondamento per la pace, la libertà, la giustizia.
·      Il disprezzo dei diritti umani sono atti che offendono la coscienza umana.
·      È la più alta aspirazione dell’uomo. Tutti godono la libertà di parola, credo, dal timore di bisogno.
Tutti dicono: sono solo buoni propositi, pura teoria, si sogna…ma se non c’è la speranza, nulla si muove. È un progetto umano tanto ambizioso che merita l’impegno di tutti, nonostante gli ostacoli, gli insuccessi.
La pace è qualcosa d’immenso, costituito da piccolissime particelle apportate da ciascuno di noi; inoltre essere buoni, pacifici, sostenitori della pace non vuol dire essere tonti! Anzi si è molto forti, perché è più facile alimentare, sostenere la discordia.

MT 6,24-34


Per mammona s’intende il patrimonio su cui costruire la propria sicurezza, oggi si direbbe: “non devo rendere conto a nessuno!”.
Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto.
Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo.
Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla.
Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un signore che stava leggendo il giornale.
Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro.
Tra se' pensò "ma tu guarda se solo avessi un po' più di coraggio gli avrei già dato un pugno..."
Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui.
Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò "ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!"
L'uomo prese l'ultimo biscotto e lo divise a metà!
"Ah!, questo e' troppo" pensò e comincio a sbuffare indignata, si prese le sue cose, il libro, la sua borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa.
Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione ed evitare altri dispiaceri.
Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando.................. nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno.
Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quell'uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei
senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell'orgoglio.

LA MORALE: Quante volte nella nostra vita mangeremo o avremo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo? Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, GUARDA attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano!!!!
Gesù c’invita ad una scelta tra l’essere orfani di Dio o figli di Dio; la posta in gioco è di scoprire o dimenticare chi siamo.
Essere figli di Dio è essere figlio della Divina Provvidenza, cioè figlio della fede. La fede è il bisogno di oggi, c’è bisogno di avere un cuore sul quale appoggiare la propria testa. Fiat, parola da pronunciare ad ogni respiro, battito del cuore, movimento delle labbra e Dio la comprenderà ora come preghiera, atto di fede nel momento del dubbio, atto di speranza nel timore e sempre come atto di amore.
San Luigi Orione disse che “nel nome della Divina Provvidenza ho aperto le braccia e il cuore per dare a tutti con il pane del corpo, il balsamo della fede”. Questo ci fa capire come scrisse Papa Francesco: “io sono missione su questa terra, per questo mi trovo in questo mondo”. 
Il Signore c’invita ad una dipendenza, che è affidamento amante, quindi libero e liberante. Da ciò che è a nostro servizio, noi lo facciamo diventare il nostro padrone.
S’inizia sempre con poco, tanto sentimento, grandi progetti e prospettive, ma poi subentra l’avidità di possesso e tutto viene cancellato in nome della sicurezza.
Oggi Gesù ci propone di non preoccuparci perché siamo i suoi prodigi. Il resto verrà da sé, siamo diventati presbiti, vediamo bene da lontano e non riusciamo a mettere a fuoco ciò che ci sta davanti.
Viviamo in nome della sicurezza, che ci porta ansia, ormai va di moda avere l’ansia, ma Gesù proclama beato l’uomo povero, cioè l’uomo che conta solo su Dio e sulle proprie capacità (talenti) umane. La trappola sta nel non voler vivere la “precarietà”, se condividi, gli altri condivideranno con te; se tieni per te, dimostri di non essere bisognoso, e dovrai ingegnarti a procurarti tutto. Infatti per trattenere un pugno di sabbia in mano si deve tenere la mano aperta, altrimenti se la chiudiamo la sabbia scivolerà via.
La nostra banca è la Divina Provvidenza, diceva san Luigi Orione, che dà a piene mani senza chiedere garanzie o interessi perché la sua icona è Cristo che muore in croce per i peccatori. La Divina Provvidenza è una banca che sui nostri piccoli depositi di opere buone centuplica gl’interessi in benedizioni e grazia.

Libertà


È qualcosa di fondamentale.
Tutti hanno: lottato, sono morti, sofferto, sognato, scritto sulla libertà.
Tutti desideriamo fare ciò che vogliamo, senza essere sottomessi ad ogni forma di schiavitù.
La libertà è il valore più: impegnativo, fragile, desiderato, temuto. È il valore che meglio si presta a ricatti, abusi; che può dare maggior soddisfazioni, delusioni.
Nonostante tutto continuiamo ad anelare alla libertà.
L’essere umano è una specie animale che implica una serie di bisogni a cui sottostare a condizioni: anatomiche, fisiche, temporali, spaziali, della nostra volontà. Ma l’uomo è anche un essere razionale, cioè sa pensare; ma siamo convinti che l’essere umano è un essere libero, altrimenti non possiamo crescere negli altri valori.
Però la libertà, se è sola, è pericolosa. Se la libertà è al primo posto l’uomo è asociale, incapace di convivere. L’essere umano è caratterizzato da razionalità, libertà, capacità di decisione. Perciò ogni volta che egli agisce e opera delle scelte, si trova a compiere atti “morali”.
Studiare, lavorare, riposarsi, divertirsi, costruire, comunicare, amare: sono attività che consentono alla persona di realizzarsi liberamente e responsabilmente. C’è un impegno a realizzare un progetto di vita passa attraverso la maturazione progressiva di valori morali e modelli etici adeguati a essi.
Il fine di ogni persona è vivere liberamente, allegramente con gli altri, per realizzare se stessi ed essere felici. È importante sentirsi liberi, avere qualcuno con cui stabilire una comunicazione sincera; se non c’è condivisione un obiettivo verso il quale tendere, ci si arrende ai primi ostacoli, la libertà diventa fonte di sofferenza; ma la vera libertà implica:
·      Dubbio, non ho la verità in tasca.
·      Ammettere l’errore, a qualcuno concretamente.
·      A non stupirsi di avere sbagliato, non è un dramma, non è tutto perso!
·      Accettare le conseguenze delle proprie scelte, non un giorno sul melo e l’altro sul pero. Volubili come bimbi capricciosi.
·      A sapersi e lasciarsi correggere, quando è necessario.
·      A pentirsi, senza sensi di colpa.
·      A chiedere scusa, solo chi è veramente libero chiede scusa concretamente.
·      A rispettare la libertà degli altri, io ci perdo.
·      A non cercare la libertà sottomettendo gli altri, schiaccia sassi.
·      A comportarsi in modo che tutti siano liberi, anche quando scomoda me.
Quindi divenire liberi per sé e per gli altri, di una libertà da condizionamenti, di me stesso, del mio io che mi sono costruito delle mie maschere, per essere ciò che siamo chiamati ad essere.
La libertà è un cammino dei singoli, della comunità, dei popoli.




Lc 1,26-38


Dimmi cosa attendi…
L’attesa pretende il silenzio, perché Dio è allergico al rumore! Se noi smettiamo di parlare diamo un’opportunità a Dio. La preghiera e la contemplazione sono la risposta all’amore di Dio, questi due aspetti nascono da un’esperienza profonda d’amore.
Attendere: aspettare, ascoltare attentamente, far bene attenzione, mantenere (quanto si è promesso), dedicarsi. ATTESA indica che c’è qualcosa d’aspettare?! È un atteggiamento carico di tensione, base dell’uomo. Chi attende non s’annoia, perché è orientato verso una meta, quale? La meta dell’attesa è una festa, la festa del nostro entrare in comunione con Dio.
Perché anche Dio attende noi? Perché ci apriamo alla vita e all’amore. Il DNA dell’uomo, tutta la vita è accompagnata dall’attesa e dal desiderio che arrivi qualcosa o qualcuno.
L’attesa è tempo trascorso nell’aspettare (più passiva), è uno stato d’animo di chi attende il realizzarsi di qualcosa di conforme alle proprie speranze (ci fa sentire attori, siamo i primi protagonisti della nostra vita, ci mette in gioco pieni di speranza verso la vita), ci sentiamo vivi! Noi viviamo il nostro presente sempre e solo alla luce di un certo futuro. Seminiamo oggi per raccogliere domani, ecco perché da ciò che attendi…si capisce chi sei!
Perché l’uomo aspetta? Molte volte l’uomo non sa aspettare. L’attesa è qualcosa che ci fa andare avanti, qualcosa che ci fa crescere, sognare, sperare, l’attesa è il tema dominante nella nostra vita. Attendere Gesù è ciò che qualifica il cristiano:
·      Non assopito come il mondo,
·      Non con la mano chiusa,
·      Non spenta la lampada della speranza con l’olio delle sue buone opere.
Attendiamo alla festa, è la lieta notizia di un amore che si dona gratuitamente.
La risposta di un Dio che viene a condividere la nostra vita. Il natale diviene festa dell’attesa nella speranza. Sappiamo ancora attendere?
Silenzio: metto a fuoco solo un punto.
Pazienza: perdere tempo per un evento o una persona, per cui attivi tutte le tue potenzialità e le tue energie per andargli incontro.
Gesù c’invita a coltivare una vigilanza motivata dal desiderio e dall’amore, non dal calcolo e dalla misura. Non dobbiamo correre su un monte aspettando la fine del mondo, ma piuttosto ricordarsi di vigilare. Ti sto aspettando in silenzio…per ascoltare.
Il mondo, pieno di rumore, soffoca l’urlo dei piccoli, noi viviamo con gli occhi fissi sull’orologio, oggi l’uomo è incapace di ascoltare.
Ma ascoltare cosa? L’universo, l’altro, il proprio cuore, Dio che non cessa mai di comunicare.
UOMO IMPARA  AD ASCOLTARE per non rischiare  di sentire dire:
·      Non dare sempre consigli perché non fai ciò che ti chiedo.
·      Non fare l’elenco delle tue analisi perché calpesti le mie sensazioni.
·      Non risolvermi i problemi perché mi deludi.
Per molti solo la preghiera funziona, perché Dio è muto, non vende consigli, ne prova ad aggiustare le cose al posto tuo; Egli ti ascolta e aiuta a cercare in te la soluzione, Convertiti!
La Chiesa vigila non solo perché attende l’incontro definitivo ma perché sa di essere già accompagnata dal suo Buon Pastore e nella vigilanza vuole accoglierne la presenza per seguirlo nell’amore.
Nulla di nuovo sotto questo cielo. La musica non cambia. Di fronte a noi c’è l’angelo di Dio e ci chiede se vogliamo credere al Dio che viene:
·      Nella nostra piccola vita,
·      Nei nostri piccoli incontri e scontri,
·      Le nostre piccole preoccupazioni,
·      Nelle nostre gioie molto concrete.
Troviamo il coraggio e la pazienza per frugare dentro la nostra vita e vedere se ci può essere questa sorpresa? Vuoi incontrare Dio? Perché dobbiamo attendere non solo aspettare!
L’attesa allarga il cuore perché io sento che non basto a me stesso nell’attesa usciamo da noi stessi, verso colui che tocca il  ostro cuore, calma le nostre attese. Colui che verrà alla fine dei tempi nella gloria è venuto nell’umiltà di Betlemme e continua a venire in ogni istante nella storia negli eventi, nelle persone, nella sua Parola, nell’azione dei suoi discepoli, soprattutto nei Sacramenti.
Attendere non è solo aspettare ma come dice l’etimologia della parola: ad-tendere, cioè tendere a…, volgere l’animo e la mente, protendersi verso…
Verso Colui che
·      viene e verrà,
·      è la nostra speranza,
·      è la terra promessa abbandonando le nostre piccole sazietà,
·      è il tesoro nascosto e la perla preziosa che ci fa vendere ogni altro bene.
La sua attesa ci fa vivere la sua promessa: “verrò presto!”, ci fa guardare lontano…all’essenziale.
Nell’Immacolata Concezione si rinnova la fedeltà dell’uomo a Dio, la fiducia della creatura al Creatore, la disponibilità e l’apertura all’amore e alla Bellezza dell’Eterno. Oggi Maria Immacolata si rivolge a noi dicendo: “Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia e illuminata, piena d’infinite sorprese, perché la bontà infinita di dio non si esaurisce mai”. (Benedetto XVI, 8/12/2005)

Il discepolo e il sacco di patate


Un giorno, il saggio diede al discepolo un sacco vuoto e un cesto di patate e gli disse:
"Pensa a tutte le persone che hanno fatto o detto qualcosa contro di te recentemente, specialmente quelle che non riesci a perdonare. Per ciascuna, scrivi il nome su una patata e mettila nel sacco".
Il discepolo pensò ad alcune persone e rapidamente il suo sacco si riempì di patate.
"Porta con te il sacco, dovunque vai, per una settimana", disse il saggio. "Poi ne parleremo".
Inizialmente il discepolo non pensò alla cosa. Portare il sacco non era particolarmente difficile.
Ma, dopo un po', divenne sempre più un gravoso fardello. Sembrava che fosse sempre più faticoso portarlo, anche se il suo peso rimaneva invariato.
Dopo qualche giorno, il sacco cominciò a puzzare. Le patate marce emettevano un odore acre.
Non era solo faticoso portarlo, era anche sgradevole.
Finalmente la settimana terminò. Il saggio domandò al discepolo: "Nessuna riflessione sulla cosa?".
"Sì Maestro", rispose il discepolo. "Quando siamo incapaci di perdonare gli altri, portiamo sempre con noi emozioni negative, proprio come queste patate. Questa negatività diventa un fardello per noi e, dopo un po', peggiora."
"Sì, questo è esattamente quello che accade quando si coltiva il rancore. Allora, come possiamo alleviare questo fardello?".
"Dobbiamo sforzarci di perdonare".
"Perdonare qualcuno equivale a togliere una patata dal sacco. Quante persone per cui provavi rancore sei stato capace di perdonare?"
"Ci ho pensato molto, Maestro", disse il discepolo. "Mi è costata molta fatica, ma ho deciso di perdonarli tutti"

Giustizia


È una condizione necessaria affinché i nostri rapporti con gli altri siano corretti. Se non siamo giusti non possiamo accedere agli altri valori.
La giustizia ha la precedenza. “La giustizia è la volontà costante e perpetua di dare a ciascuno ciò che è suo”. (Giustiniano I)
L’uguaglianza senza giustizia è ingiusta!
Siamo giusti quando trattiamo gli altri tenendo conto il loro carattere, i loro aspetti particolari. Quando si è ingiusti per riparare non basta chiedere scusa o dire non lo faccio più ma dare quello che giustamente spetta loro.
I diritti sono una grande conquista. Ho un diritto quando gli altri devono aiutarmi a difendermi dal più forte di me. Riconoscere un diritto è riconoscere che la ragione è al di sopra della forza, però i miei diritti, non sono obblighi, posso rinunciarvi. Ad esempio: cedere il posto sul bus ad un anziano.