Imitare Gesù e lasciarsi guidare
dall'amore
È certo più facile irritarsi che
pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più
comodo alla nostra impazienza ed alla nostra superbia castigare quelli che
resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La
carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di
fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano
piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo
zelo.
Difficilmente quando si castiga si conserva quella
calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far
sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.
In certi momenti molto gravi, giova più
una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole,
le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall'altra
parte non arrecano vantaggio a chi le merita.
Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio
solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce
ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento
del dovere del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le
porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di
colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto. (Stralci di una sua lettera)