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mercoledì, maggio 22

Le priorità del sacerdote

Essere pieni della gioia del Vangelo con tutto il nostro essere è la prima condizione. Poi si devono fare le scelte, avere le priorità, vedere quanto è possibile e quanto è impossibile. Direi che le tre priorità fondamentali le conosciamo: sono le tre colonne del nostro essere sacerdoti. Prima, l’Eucaristia, i Sacramenti: rendere possibile e presente l’Eucaristia, soprattutto domenicale, per quanto possibile, per tutti, e celebrarla in modo che diventi realmente il visibile atto d’amore del Signore per noi. Poi, l’annuncio della Parola in tutte le dimensioni: dal dialogo personale fino all’omelia. Il terzo punto è la “caritas”, l’amore di Cristo: essere presenti per i sofferenti, per i piccoli, per i bambini, per le persone in difficoltà, per gli emarginati; rendere realmente presente l’amore del Buon Pastore. E poi, una priorità molto importante è anche la relazione personale con Cristo. E la preghiera non è una cosa marginale: è proprio “professione” del sacerdote pregare, anche come rappresentante della gente che non sa pregare o non trova il tempo di pregare. La preghiera personale, soprattutto la Preghiera delle Ore, è nutrimento fondamentale per la nostra anima, per tutta la nostra azione. E, infine, riconoscere i nostri limiti, aprirci anche a questa umiltà.  
(Benedetto XVI risponde ad un parroco brasiliano, piazza san Pietro (14 giugno 2010)

Il vero lavoro del sacerdote

Ho detto che non è possibile fare tutto quello che si desidera, che forse si dovrebbe fare, perché le nostre forze sono limitate e le situazioni sono difficili in una società sempre più diversificata, più complicata. Io penso che, soprattutto, sia importante che i fedeli possano vedere che questo sacerdote non fa solo un “job”, ore di lavoro, e poi è libero e vive solo per se stesso, ma che è un uomo appassionato di Cristo, che porta in sé il fuoco dell’amore di Cristo. Se i fedeli vedono che è pieno della gioia del Signore, capiscono anche che non può far tutto, accettano i limiti, e aiutano il parroco. Questo mi sembra il punto più importante: che si possa vedere e sentire che il parroco realmente si sente un chiamato dal Signore; è pieno di amore del Signore e dei suoi. (Benedetto XVI risponde ad un parroco brasiliano, piazza san Pietro (14 giugno 2010)

L'incontro tra Gesù e il sacerdote

Il sacerdote rinnova la sua vita e trae forza per il suo ministero dalla contemplazione della divina Parola e dal dialogo intenso con il Signore. È consapevole che non potrà condurre a Cristo i suoi fratelli, né incontrarlo nei poveri e nei malati, se non lo scopre prima nella preghiera fervente e costante. È necessario promuovere il contatto personale con Colui che poi si annuncia, celebra e comunica. È qui il fondamento della spiritualità sacerdotale, fino a giungere a essere segno trasparente e testimonianza viva del Buon Pastore. 
(Benedetto XVI riceve in udienza i membri della Comunità del Pontificio Collegio Spagnolo San José in Roma (10 maggio 2012)

I compiti del sacerdote

I compiti propri del sacerdote - che la Tradizione ha identificato nelle diverse parole di missione del Signore: insegnare, santificare e governare - nella loro distinzione e nella loro profonda unità sono una specificazione di questa rappresentazione efficace. Questa è la funzione in persona Christi del sacerdote: rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti. (Dalle Catechesi di Benedetto XVI (14 aprile 2010)

Sacerdote chi rappresenta?

Il sacerdote rappresenta Cristo. Cosa vuol dire, cosa significa “rappresentare” qualcuno? Nel linguaggio comune, vuol dire – generalmente - ricevere una delega da una persona per essere presente al suo posto, parlare e agire al suo posto, perché colui che viene rappresentato è assente dall’azione concreta. Ci domandiamo: il sacerdote rappresenta il Signore nello stesso modo? La risposta è no, perché nella Chiesa Cristo non è mai assente, la Chiesa è il suo corpo vivo e il Capo della Chiesa è lui, presente ed operante in essa. Cristo non è mai assente, anzi è presente in un modo totalmente libero dai limiti dello spazio e del tempo, grazie all’evento della Risurrezione. Pertanto, il sacerdote che agisce in persona Christi Capitis e in rappresentanza del Signore, non agisce mai in nome di un assente, ma nella Persona stessa di Cristo Risorto, che si rende presente con la sua azione realmente efficace. Agisce realmente e realizza ciò che il sacerdote non potrebbe fare: la consacrazione del vino e del pane perché siano realmente presenza del Signore, l’assoluzione dei peccati. (Dalle Catechesi di Benedetto XVI (14 aprile 2010)

La vera pace

La pace è la vera medicina del mondo, dell'uomo. Ma quale pace cerchiamo? C'è un bisogno urgente di pace. Gesù ci offre la sua. Per pace non s'intende, assenza di problemi, perchè chi segue il Vangelo, non sarà applaudito. L'uomo che cerca la pace è l'uomo che ha a cuore il Bene Comune, la Giustizia, la difesa della persona, della Vita fin dal suo concepimento alla morte naturale, della Famiglia, della Diversità come ricchezza.
Gesù dice agli Apostoli: Pace a voi!
Non è un saluto, nemmeno un augurio: è il DONO che Gesù offre ai suoi discepoli dopo essere passato attraverso la morte e gli inferi.

QUESTA PACE E' FRUTTO DELLA VITTORIA DELL'AMORE DI DIO 
SUL MALE, E' IL FRUTTO DEL PERDONO.


La vera pace viene dal fare esperienza della Misericordia di Dio. Dobbiamo lavorare per la pace, ma non vi è pace senza verità! non vi è pace se ognuno rivendica sempre e solo i propri diritti e di chi gli sta a cuore.
La pace è il dono del risorto, del suo amore misericordioso, ma anche un impegno a volere il bene di tutti, ma proprio tutti, al rispetto di tutti, nessuno escluso, alla promozione della dignità umana integrale, cioè della persona, alla promozione della cultura dell'incontro-fiducia, ai valori spirituali e morali, alla pace sinonimo di giustizia, verità, amore (cioè perdono e solidarietà), alla libertà.
Accogliamo il perdono, l'amore di Dio e diventeremo operatori e testimoni di bontà, misericordia, pace nella quotidianità.