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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

sabato, novembre 9

Compassione


  1. Molte volte la parola "compassione", viene intesa come "poverino!?". A volte invece viene intesa come tenerezza, pena verso chi soffre o al dolore dell'altro. Un significato più ampio: "capacità di porre i nostri sentimenti in consonanza con i sentimenti dell'altro". es: "ridere con chi ride, piangere con chi piange". Quindi compassione è condividere, cioè proviamo compassione quando lo stato emotivo dell'altro riecheggia talmente dentro di noi che, in qualche modo, lo sperimentiamo. E' vero anche che un'identificazione totale è impossibile, la nostra individualità rende difficile assumere come propri i sentimenti, le espressioni degli altri. 

Com'è possibile compatire?
CAMMINO VERSO LA COMPASSIONE:

  1. Conoscere le proprie emozioni. Riconoscere i propri stati d'animo, per dare un nome ai diversi sentimenti e capire perché sono comparsi. Tutti sentono qualcosa, ma non tutti sanno dare un nome, capire quale sentimento stanno vivendo.
  2. Controllare le nostre emozioni. Resistere all'impulso, no al tutto e subito: ho un desiderio...devo realizzarlo ora. Controllare l'impulsività dei propri desideri perché non tutto può essere "detto e fatto". Perché tutto diventa un capriccio, per saper mantenere buone le relazioni sociali. 
  3. Motivare se stessi. Cioè scoprire l'interesse per le cose, risvegliare l'interesse per le cose, risvegliare in sé una sana curiosità e non essere sempre passivi.  Iniziare a dire: posso farlo meglio, posso andare oltre, saprò fare anche questo, ci proverò, voglio riuscirci. Un atteggiamento mentale negativo (non c'è nulla da fare, sono fatto così, non si ottiene nulla) porta ad amplificare l'impossibilità di trovare una soluzione, mentre un atteggiamento mentale positivo (ce la farò) si ottiene qualcosa. 
  4. Riconoscere le motivazione altrui. La parola compassione (di origine latina) e simpatia (di origine greca) hanno lo stesso significato: "patire con l'altro; sentire la stessa cosa che sente l'altro". La parola "empatia": mettersi nei panni dell'altro per sentire con lui. Cosa vuol dire? Sforzarsi di vedere il punto di vista dell'altro. Cioè osservare le reazioni dell'altro, comprendere le sue emozioni per poter capire i suoi sentimenti e le sue passioni. 
  5. Controllare i rapporti con gli altri. Cioè consiste adeguare i nostri gesti ai bisogni degli altri, cioè far sì che ciò che diciamo e facciamo risponda alle situazioni personali che vivono gli altri. Se conosciamo i nostri sentimenti e ne controlliamo l'espressione esteriore, se siamo capaci di provare interesse per le cose e le persone, se siamo attenti ai sentimenti degli altri e adeguiamo a loro il nostro agire, allora saremo compassionevoli e potremo dar all'altro l'aiuto morale o fisico di cui ha bisogno.


Non tutto è compassione, anche se lo sembra
  • La compassione non è debolezza sentimentale.
  • La compassione non è piangere davanti ai drammi in televisione...e restare indifferenti a quelli reali.
  • La compassione non è dire: povero!...ma fare in modo che ci siano meno poveri.
  • La compassione non può fermarsi al sentire...ma deve passare al fare.
  • La compassione non comincia guardando gli altri...comincia guardando se stessi.
  • La compassione non è compassione se non è radicata nella speranza.
  • La compassione può essere cieca, può essere muta, ma non deve essere invalida.
  • La compassione non è tale se non passa all'azione. 

    La tua coscienza significa esattamente "gli altri dentro di te" 
    (Luigi Pirandello, scrittore italiano)

    Esiste un unico eroismo: vedere il mondo così com'è e amarlo 
    (Romain Rolland, scrittore francese)

giovedì, novembre 7

Gioia

Cos'è la gioia? E' la manifestazione della felicità.
La felicità è:
  • la pienezza del benessere che sentiamo dentro di noi.
  • l'essere contenti di ciò che ci succede o di ciò che abbiamo.
il godere di un bene che possediamo.

Ma tutte queste sono definizione vaghe perché ognuno ha la propria versione di ciò che vuol dire essere felici.

La felicità ha un effetto esteriore, visibile, ed è la gioia. Questa dipende fortemente dalle nostre ambizioni e dai nostri desideri.
Perché siamo felici? Perché abbiamo ciò che desideriamo. Se poniamo molte condizioni alla felicità, cioè se ci diciamo che servono molte cose per essere felici, sarà faticoso essere allegri.
Questo non vuol dire, dire dei no alle nostre mete o ai nostri desideri, ma dobbiamo saperli adattare e suddividere in modo tale da poterne godere un poco alla volta, cioè godere delle piccole cose quotidiane.
Se diciamo dei sì ai grandi desideri, progetti è positivo e fe bene, ma c'è il rischio che portano gioia solo quando si conseguono.
In filosofia: "sperare in una felicità troppo grande è un ostacolo per la felicità". Nei saggi: "l'avarizia sfonda il sacco".
Per essere felici nella vita dobbiamo guardare la realtà, "attraverso lenti color rosa", avremo una realtà sviata, oppure "sarebbe meglio vedere quanto di rosa hanno tutte le cose". La seconda definizione è un vero ottimismo. L'ottimismo è un modo di porsi davanti alla vita, è un modo di voler vedere la vita. L'ottimismo e il pessimismo non sono simmetrici. Di solito siamo più vicini al pessimismo, se vogliamo essere felici nella vita dobbiamo fare lo sforzo verso l'ottimismo.
Non è necessario falsificare la realtà, non ha senso. Le cose sono così come sono, bisogna guardarle in faccia, fissarsi sugli aspetti positivi. 
Questo è ingannarsi? ingannare? Non vuol dire essere ottimista, essere felici e rendere felici altri. I pessimisti non migliorano mai il mondo: "non c'è più nulla da fare, sono fatto così". Gli ottimisti "è sempre possibile fare qualcosa per migliorare".
Ognuno lascia un segno nel mondo e nella vita degli altri. Bonden Powell "Lasciate il mondo un pò migliore di come lo avete trovato". Quando non otteniamo ciò che desideriamo? Cosa succede? Diventiamo frustrati e tristi, questi sentimenti sono nemici della gioia. 
L'atteggiamento più produttivo e il più sano è cercare soluzioni positive, cercare una via per superare, avere pazienza può apportare obiettività e serenità


Un cuore gioioso è il normale risultato
di un cuore che arde d'amore.
La gioia non è semplicemente una questione di temperamento,
è sempre difficile mantenersi gioiosi:
una ragione di più per dover cercare di attingere
alla gioia e farla crescere nei nostri cuori.

La gioia è preghiera;
la gioia è forza;
la gioia è amore.
E più dona chi dona con gioia.
Se sarete colmi di gioia, la gioia risplenderà nei vostri occhi
e nel vostro aspetto, nella vostra conversazione e nel vostro appagamento.
Non sarete in grado di nasconderla poiché la gioia trabocca.

La gioia è assai contagiosa.
Cercate, perciò, di essere sempre
traboccanti di gioia dovunque andiate.
...
La gioia dev'essere uno dei cardini della nostra vita.
È il pegno di una personalità generosa.
A volte è altresì un manto che avvolge
una vita di sacrificio e di donazione di sé.
Una persona che possiede questa dote spesso raggiunge alti vertici.
Splende come un sole in seno a una comunità.
...
Che Dio vi renda in amore tutto l'amore che avete donato
o tutta la gioia e la pace che avete seminato attorno a voi,
da un capo all'altro del mondo. 
(Madre Teresa di Calcutta)

mercoledì, novembre 6

Costanza

Sentendo la parola "costanza", a noi vengono in mente molti concetti strettamente collegati, ma dalle caratteristiche assai diverse.
Ma domandiamoci se la costanza ha ancora senso? 
Per costanza intendiamo la tenacia. Oggi viviamo nella cultura dell' "usa e getta, meno male c'è anche "la cultura del riciclaggio"; viviamo nella cultura del cambiamento: prima i genitori insegnavano ai figli, ora i genitori imparano dai figli. 
I grandi personaggi: del pensiero, della scienza, delle arti, della tecnica, dello sport sono stati perseveranti nei loro progetti e nelle loro realizzazioni, cioè sono stati costanti.
Hanno vissuto una fedeltà ostinata, per conseguire e mantenere traguardi storici, per uscire dalla mediocrità.


La costanza apre un ventaglio di possibilità nel mondo:
DELLO SPORT: superare record, inventare nuovi stili, arrivare lontano.
DELL'ARTE: creare e ricreare un'infinità di vari azioni e di nuove idee.
DELLE LINGUE: la lingua straniera diventa propria, facilita l'apprendimento di nuove lingue.
DELLA TECNICA: chi è esperto in un particolare settore trarrà dalla propria esperienza, ripetuta e comprovata, con successi e fallimenti, infinite possibilità creative, mutevoli e adattabili a ogni situazione.


Costante è la goccia che scava la roccia, il bacio di un amante che ama, il vento tra gli alberi.

Costante è la calma del deserto, la tua costanza nello scrivere, l'anima non protesta, il fiore che cresce, il vulcano incandescente, il soffitto della stanza, il celeste dei tuoi occhi.

Costante la preghiera all'infinito che ogni giorno fai, il canto sublime che guarisce, il grido e il silenzio, il divenire delle stagioni, relatività di uno spazio curvo, gravità senza fatica.

Costanza è il tuo nome caduto dal cielo terso e dorato, il desiderio di successo, l'offesa e il complimento, la nave dei pirati, il fumetto d'autore.

Costante è il romanzo che non riesco a scrivere e grida vendetta, costante è la nota e la pausa sullo spartito, il successo e l'esperienza negativa, il sorriso comico il battito d'ali, il mare calmo e agitato, il tempo atmosferico cambia costantemente.

Oggi si oggi un giorno del calendario cadenza del tempo che passa, immagine sublime spirituale icona di un Cristo che vive nel divenire.

Progressione geometrica mi porta sul tuo cammino, per mano navighiamo tra sogni e balocchi, fisica e metafisica segno astrologico destino sfumato, alla fine del pranzo il dolce, candeline per il tuo compleanno, vecchio e bambino si incontrano scambiandosi i ruoli, la stanza senza pavimento cade volando tra le nuvole, sapessi quanto ti ho cercato nei libri e nel vivere, accanto al fuoco penso al futuro, costante costanza si sposano, in cima al monte pianterò la mia bandiera di pace e costante sarà il mio proclamare il testo.

Aiutati che il ciel ti aiuta, ultima frase pennellata di un quadro che implora compassione.  (maghetto z)

martedì, novembre 5

Lc 20,27-38


Esiste la Resurrezione perché Cristo è risorto. 
Siamo il suo corpo e quindi partecipiamo alla sua sorte.
Non c'è salvezza se l'uomo imposta 
la propria vita secondo i desideri puramente naturali del proprio io, 
della propria carne che ignorano e negano praticamente Dio.

LA RESURREZIONE NON E'





Un avvenimento che investe Cristo dal punto di vista puramente spirituale, mentale o psicologico.

Un ritorno alla nostra vita terrena

La rianimazione di un cadavere









LA RESURREZIONE E'



Il fondamento, il centro e la sintesi della fede cristiana, perché anche l'ateo crede che Cristo è morto.

La vittoria sul peccato e sulla morte.

Ci rende fratelli di Cristo.

La vera fonte del servizio d'amore della Chiesa.

E' avvenuta di Domenica, la quale è il centro della vita cristiana.





CRISTO RISORTO E'


libero dalle leggi fisiche, culturali e dalle categorie spazio e tempo

il culmine dell'Incarnazione

la prova della sua divinità


domenica, novembre 3

Lc 19,1-10


Addà passà a nuttata!

Amalia, specula sulla povera gente ed ignora i problemi della sua casa. Amalia possiamo paragonarlo a Zaccheo, perchè i soldi gli hanno dato alla testa. Zaccheo era ricco e amava la ricchezza, ma dentro di sé scoprì un altro desiderio.
Zaccheo è l'uomo in ricerca. Sembra possedere già abbastanza eppure nel suo cuore abitano il desiderio e il sogno di un magnifico imprevisto, di un incontro. Per questo cerca altro, cerca oltre. 
L'inquietudine è sempre stata uno dei sintomi della ricerca umana di Dio. Il piccolo uomo, basso di statura e con lo sguardo rivolto ai desideri terreni, cessa di essere piccolo.  Per vedere Gesù occorre diventare degli arrampicatori. Tutto dipende dal nostro arrampicare, per scoprire che non siamo noi a cercare, ma siamo dei cercati, degli amati, così come siamo, in modo sconfinato, senza pentimenti, dal nostro Dio che è Padre e Figlio e Spirito Santo.
Le persone che si sentono dei camminatori, dei pellegrini, sono quelle che cercano di mettersi sui passi di Colui che ha promesso il "centuplo quaggiù". Il centuplo in libertà, in gioia, in fraternità, in speranza, in umanità, in profondità.
Zaccheo ha scelto di arrampicarsi sul sicomoro, anche noi per vedere Gesù dobbiamo salire sul nostro sicomoro; che può essere la vita o la morte, la liturgia o la preghiera. Il sicomoro è il nostro muro, il nostro punto debole e su questo potremo fare l'incontro che ci guarirà, guarirà le nostre relazioni, sapremo vedere gli altri come Gesù li vede, con gli occhi di Dio.
Vedere, rileggere tutto alla luce della croce gloriosa, alla luce della fede.
Mentre le altre religioni descrivono l'uomo alla ricerca di Dio, il Cristianesimo annuncia un Dio che cerca l'uomo. Gli ebrei credono che Dio è un Dio di amore e di perdono, e che accoglie liberamente un peccatore pentito, ma Gesù ha insegnato che Dio non aspetta il pentimento del peccatore , va a cercarlo per chiamarlo a sé. (Claude Montefiore, studioso ebraico, 1938)

Zaccheo diventa finalmente cristiano, cioè pensa e agisce come Gesù. La conversione non dice soltanto un rapporto profondo con Dio: dalla conversione deve nascere un rapporto nuovo con la vita, col prossimo, con la città, con il mondo. L'incontro con Gesù non porta ad una conclusione ma un ripartire, riaprire il sentiero verso altre mete, cuori, verso Dio.