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martedì, giugno 21

Marina, un angelo tra le strade di Mestre

L’ultima gioia di Marina, prima di morire: ha ricevuto la comunione dal Santo Padre


Quel giorno, a San Giuliano, è stato quasi il coronamento di un percorso. Di più: l’ultimo atto di affidamento, in una storia costellata da tante, troppe fatiche. Marina Rusca 11 giorni dopo aver ricevuto la comunione direttamente da Papa Benedetto XVI, davanti a circa 300 mila persone, è stata chiamato in cielo, al termine di una lunga malattia. Lascia il marito Giorgio Malacchini – anche lui salito sul palco papale – e due figlie di 13 e 18 anni. Sono indubbiamente nel dolore, ma non nella disperazione, sorretti dalla stessa fede che aveva guidato Marina nel corso del suo calvario.
Catechista in parrocchia, alla Beata Vergine Addolorata di via Bissuola, ha seguito fino a non molto tempo fa un gruppo di ragazzi che l’anno prossimo riceverà la Cresima. “Era una donna che viveva con intensità la sua fede, con uno spirito molto positivo e aperto, sempre pronta ad aiutare, anche da malata”, testimonia il parroco don Mauro Haglich. “La malattia non l’ha fatta chiudere in se stessa, né ha spento il suo sorriso. Non era mai fonte di scuse, partecipava anche alle riunioni dei catechisti: e se non c’era era proprio perché non riusciva ad alzarsi dal letto”.
La sua battaglia era iniziata nel luglio del 2005, a 42 anni, quando ha scoperto di avere un tumore al seno. Ha subito un intervento e da allora sono iniziati lunghi cicli di terapia, interrotti in questi sei anni sì e no per sei mesi. La sorella una decina di anni prima si era ammalata dello stesso male, riuscendo a guarire. Per questo Marina, all’inizio, ha preso serenamente questa prova, “con una grande forza d’animo”, racconta il marito Giorgio.
Neanche un anno dopo si scoprono delle metastasi, che segneranno inesorabilmente il suo percorso. “E’ allora che l’ho vista veramente preoccupata. Ma ha dato prova di grande dignità e forza, mostrando di essere una donna meravigliosa: e i risultati di quanto ha seminato in questi anni si sono visti in questi giorni”, nota Giorgio.
Dopo un primo crollo fisico nell’ottobre del 2009, c’è stata una nuova ripresa nel gennaio del 2010. Marina riprende anche il lavoro di impiegata nello studio del notaio Francecso Candiani. “Era molto legata al suo lavoro: non ha mai messo la sua malattia davanti a niente”, testimonia Giorgio. Tra aggravamenti e ricadute, in mezzo a continui cicli di terapie, “ha sempre condotto la sua vita normalmente, come mamma, impiegata e catechista”. A Pasqua ha letto in chiesa una toccante testimonianza sulla risurrezione.
Conoscendo il desiderio della moglie, Giorgio ha chiesto a mons. Pizziol se non fosse possibile inserire la moglie nel gruppo di persone che avrebbero ricevuto la comunione dal Papa l’8 maggio a S. Giuliano. Il vescovo ausiliare si è adoperato a questo fine: e sabato 30 aprile ha consegnato a Marina – commossa – il pass necessario. “marina per mons. Pizziol aveva una venerazione”, ricorda il marito. “E lui, quando poteva, la chiamava, le scriveva, la ricordava nella preghiera. Ha fatto un regalo anche a me, permettendomi di accompagnarla e di ricevere anch’io la comunione dal Santo Padre”.
La mattina dell’8 maggio Marina ha percorso a piedi il tragitto dall’ingresso del parco (Porta Rossa) fino all’area liturgica. L’emozione più forte è stata al momento della comunione. “Salendo verso il palco – racconta Giorgio – mi è sembrato che Marina si stesse andando a consegnare nelle mani del Signore: ha consegnato il suo corpo, la sua anima. Non si cancellerà mai dalla mia mente il momento in cui si è inginocchiata davanti al Papa. Non finirò mai di ringraziare don Beniamino per il regalo fatto a Marina. È stato il coronamento di un cammino di fede che abbiamo fatto assieme”. Molti sacerdoti hanno aiutato i coniugi Malacchini in quest’anni. Anche i medici hanno speso per lei tutta la loro professionalità e umanità. Una carissima amica, Michela Businello, ha aiutato Marina a livello psicologico. Il parroco, don Mauro, ha manifestato in più modi il suo affetto e la sua premura.
Il 9 e il 10 maggio Marina è andata al lavoro. Venerdì 13 è partita per gli esercizi spirituali, al Cavallino. Ma il morso della malattia ha cominciato a farsi feroce, rendendo difficile il camminare e anche la lucidità. Alla partenza, l’ha salutata con un abbraccio, tra gli altri, il card. Marco Cè. Lunedì 16 è stata ricoverata in ospedale: continua è stata la processione di amici in visita. Anche le figlie sono riuscite a salutare la mamma per l’ultima volta. Giovedì 19 è partita serena, con il sorriso, da questo mondo.
Il funerale, lunedì scorso, non è stato solo una funzione religiosa, ma una festa; e la chiesa non è bastata per contenere tutti i partecipanti. “Abbiamo sentito tanto amore – conclude Giorgio – per questa donna che ha insegnato tante cose con la sua dignità”.
(Paolo Fusco; Gente Veneta n° 23, 28 maggio 2011)

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