Nel Santuario dedicato a santa Rosalia ho vissuto una forte esperienza d’interiorità, d’intimità con Dio e di Dio. Nel silenzio e nella luce soffusa del Santuario, che si apre tra le pieghe della roccia, mi è sembrato di essere nel ventre di Dio, lì ho sperimentato la grandezza di Dio, la sua forza.
Essa è un elemento della natura che mi aiuta ad entrare facilmente in comunione con il Creatore e a prendere coscienza della mia realtà di creatura: in quel luogo così particolare mi sono sentito piccolo piccolo , ma anche protetto, in pace con me stesso e con Dio.
In quel “ventre divino” tutto prende una diversa connotazione; ci si trova immersi nella penombra e nel silenzio, il mondo è come scomparso e tutto ciò che prima pareva essere priorità, fondamentale, essenziale, determinante, lì , davanti alla nuda roccia, dinanzi alla mano di santa Rosalia, accostata al suo orecchio, è stato cancellato: mi sono sentito alla presenza di Dio con tutto il mio essere. Lì ho colto quello che sono e ciò che è fondamentale per la mia vita, per la mia felicità: alimentarmi di Dio, cibarmi di Lui anche quando non ne sono consapevole.
Questo “ventre di roccia” mi ha aiutato a sperimentare e capire la mia posizione: io sono dentro di Lui, nella relazione della Trinità, come un bimbo nel ventre della madre, il quale, non sapendo che c’è un mondo che lo aspetta, lì in quelle pieghe che lo stanno plasmando ad essere amore, diviene l’immagine di Dio.
Avvolto dal silenzio e dalla penombra ho contemplato l’atteggiamento di ascolto della santa. Ho preso coscienza che nulla di me stesso, delle mie azioni e della mia vita è fuori dalla Trinità: in Lui cammino, mangio, respiro e amo.
Stare presso Dio è stare al centro di me stesso, al centro della mia esistenza, ho trovato il centro di tutto, l’elemento fondamentale della felicità: la riconciliazione.
Appoggiandomi alla roccia e osservando le gocce d’acqua che scendevano vedevo la mia vita: ogni goccia rappresentava una esperienza di gioia o di dolore che ho vissuto, che ho messo ai piedi del tabernacolo per intercessione di santa Rosalia. Allora, in quel momento, tutto ha preso un aspetto nuovo, tutto ha assunto un senso e un ampio respiro in cui ho ritrovato il centro del mio essere cristiano, del mio essere sacerdote: l’essere amato gratuitamente da Dio.
In Lui ho il mio rifugio, la mia dignità, la mia intimità e la mia felicità.
È stata una sosta breve ma intensa, carica di emozioni, ma che ha toccato le corde più profonde della mia esistenza, del mio essere sacerdote. Solo una grande intimità con Dio, un rientrare in Lui mi renderà un sacerdote secondo il suo cuore e a chi incontrerò potrò dare il cibo più importante della vita: Gesù Eucaristia.
Questa intimità, seppure breve, mi ha rigenerato, s’è impressa nella mia esistenza: non l’ha cambiata, non mi ha portato a fare qualcosa in più, ma ha risvegliato in me il vero Amore.
Quell’amore che alimenta la mia vita, la vera essenza dell’amore che molte volte a causa della mia agenda piena sono portato a dimenticare.
Santa Rosalia intercedi per me perché anch’io sia sempre proteso all’ascolto di quell’amore primordiale che mi ha chiamato all’esistenza, mi ha consacrato a Lui e mi innalza al di sopra degli angeli.
Don Roberto Filippini (sacerdote orionino)
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