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giovedì, agosto 22

Le Concupiscenze

Le tre concupiscenze riguardano la carne, gli occhi e della vita. La superbia è la madre dei vizi, è l'opposto dell'umiltà; è l'affermazione dell'io a spese degli altri. 
Chiuso nell'egocentrismo, l'uomo, uccide se stesso e ogni valore.
Le figlie della superbia sono: la vanagloria, la superbia spirituale, che distrugge ogni cammino verso Dio. L'autosufficienza: assolutizzazione dell'io.
La vanagloria, primo avvio, fase iniziale, verso la superbia, fase finale. La vanagloria è attirare a sè l'attenzione degli altri, assaporare la lode, sentirsi dire: BRAVO! per compiacersi.Dalla vanagloria nasce: la disobbedienza, la vanità, l'ipocrisia, le contese, l'ostinazione, la discordia, ogni tanto la presunzione di fare novità.
La superbia spirituale è un attaccamento ai beni interiori. E' il desiderio disordinato della propria grandezza spirituale: vano desiderio di parlare di cose spirituali, più per insegnarle che per impararle.
A volte, questo tipo di superbo: condanna ogni forma di devozione che non coincide con la propria, ha la volontà di essere l'unico nella stima e nella considerazione degli altri, riceca un confessore secondo il proprio gusto, è impaziente verso le proprie mancanze, e una ricerca di lode.
La notte oscura, è la via della liberazione: aridità, vuoti, l'anima impara la propria miseria. Lavori grossolani, uffici umili, lettura di vita dei santi, aiutano a questa purificazione.
L'autosufficienza, l'individualismo e il soggettivismo sono elementi di un IO che nel giudizio e nella prassi vuole prescindere da tutto e da tutti. L'unica via d'uscita è obbedire: assumere i limiti di ogni istituzione. La presunzione è una valutazione esagerata delle proprie capacità e della propria importanza. Nella presunzione noi ci consideriamo di essere la causa delle nostre buone azioni e non si riconosce l'aiuto di Dio.
La permalosità è la paura di essere giudicati e sfocia in negatività. La sfiducia, la diffidenza, l'ingratitudine sono elementi di un IO insoddisfatto, scarica sugli altri le proprie frustrazioni, è un IO che vive la solitudine, si sente minacciato.
L'amibizione è un sentimento negativo, è un difetto, da essa nascono: l'ipocrisia, simulazione di virtù, di buoni sentimenti per catturare la stima degli altri. L'adulazione: elogiare qualcuno in modo falso ed esagerato, per vantaggi personali. Dire Bugie: per giustificare il nostro IO, per presentare le cose a modo nostro.
L'avarizia è l'icapacità di condividere con gli altri quello che si ha; è un accumulo esagerato di ogni sorta di bene (materiale o spirituale). Se manca la virtù della prudenza e il dono del consiglio cadiamo in una avarizia insaziabile: l'idolatria.
L'avarizia nuoce a se stessi, perchè è un illudersi nella propria realizzazione in cose; negli altro: perchè non viene reso partecipe di beni che sono da condividere. Essere avari si offende Dio che è il Sommo Bene. Nel correggere l'avarizia bisogna stare attenti a non cadere in due rischi:
- lavorare sul distacco dai beni e non accorgersi di coltivare l'avarizia spirituale (curiosità spirituale: voglia di sentire cose nuove). 
- tutto è dovuto, guardiamo ciò che ci manca e non quello che abbiamo. 
L'uomo deve imparare a fare a meno di tutto per arrivare all'essenziale, l'interiorità: attaccamento al proprio mondo, alla dipendenza psicologica; alla confidenza esagerata: è una forma di godimento sessuale; alle fantasie e ricordi perchè si cade in una preghiera serva; alla lussuria spirituale, al godimento sensibile nel rapporto con Dio, cioè alla ricerca di consolazione da Dio. La lussuria spirituale è una ricerca interessata ed egoista dei doni di Dio.
Dall'ira, trattenuta nell'animo, non espressa, non vinta, nasce dei sentimenti, che sono un'avversione verso qualcosa o qualcuno che ostacolano quello che vorremmo: rancore, ridentimento, indignazione, impazienza, agitazione, insofferenza.
Le situazioni non desiderate ci portano al malumore e al rifiuto verso le persone, alla collera. Tutti questi sono sentimenti da eliminare perchè escludono la carità.
L'ira si manifesta aggredendo: atteggiamenti sprezzanti, parole pungenti, si esclude la persona (porta odio cronico, divisione); ritraendosi: scontrosità.
L'ira porta alla vendetta.Medicine per guarire dall'ira, se ci sentiamo feriti nell'animo abbiamo un IO egocentrico serve: umiltà, distacco da sè, pazienza, dominio di sè, mitezza, misericordia, mansuetudine (che è il punto d'arrivo di un profondo equilibrio morale). I frutti di questa guarigione sono: la pace e il perdono. 
Alcuni suggerimenti:
Gli impazienti con se stessi, sono quelli che si adirano contro se stessi, davanti alle proprie imperfezioni, vogliono subito cambiare, essere santi in un giorno.
Nel vedere i difetti degli altri, bisogna fare attenzione a non esagerare, non si deve correggere l'altro spinti dall'ira ma solo quando è necessario. Essere capaci di perdonare è segno di aver superato la collera, l'astio, il rancore. Il ricordo delle offese, è la punta estrema dell'ira, perchè l'ra si nutre di ricordi.
La gola, si vince per arrivare alla temperanza, perchè è una parte integrante della concupiscenza della carne di ogni uomo. Se si vince la gola, si vince la lussuria e solo così si raggiunge la libertà interiore; il digiuno e la mortificazione sono il punto di partenza per risvegliare la vita cristiana. La gola spirituale comprende le frequenti imperfezioni per chi cresce nella vita interiore; la gola spirituale è la ricerca di considerazioni (sensibili e spirituali).
L'invidia nasce dall'orgoglio. La mormorazione, la detrazione, la gelosia sono figlie del vivere sociale. L'invidia nasce dall'egocentrismo, dalla paura di apparire inferiori nel proprio contesto esistenziale. Le persone che sono a rischio, sono quelle che soffrono qualche complesso d'inferiorità. Bisogna stare attenti a non creare invidia negli altri. Invidiare i peccatori è fare un peccato contro lo Spirito Santo. Dall'invidia nasce: l'odio, la discordia, la divisione. L'invidia e la gelosia sono simili.L'invidia è un sentimento negativo e si situa a livello di affetti del cuore, la gelosia è un sentimento positivo se esprime premura verso colui che mi appartiene. In senso negativo, il geloso difende un bene che ha diritto solo lui. Il rimedio è l'emulazione, c'è umiltà.
L'uomo più insensibile verso Dio, che ha un difficile rapporto filiale con Dio soffre di accidia, oppure chiamata pigrizia spirituale. E' necessario riconoscere gli impedimenti , le difficoltà ad adeguarsi alla volontà di Dio. L'accidia genera trascuratezza ai doveri del proprio stato di vita, avversione a tutto ciò che questi doveri richiama. L'accidioso religioso è il consacrato pigro e addormentato nella lode a Dio, insofferente verso i confratelli con cui vive. L'accidioso ha la smania sempre per qualcosa di diverso. L'accidia è un vizio che deprime, nasce da un'attrazione per un piacere egoistico e finisce in un disimpegno per tutto quel che alimenta la vera dimensione umana.
L'accidia porta: tiepidezza in fatto di fede, mediocrità nel vivere, non voglia di lavorare, indolenti verso i propri doveri, disinteresse per tutto e per tutti, oziosi. Le figlie dell'accidia sono: malizia, rancore, piccolezza d'animo (grettezza), disperazione, svogliatezza nell'obbedire, compiacimento nei pensieri disonesti.

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