E' un brano disarmante perchè ci mostra come siamo conservatori, ci dichiariamo e viviamo in una società dove tutto è nuovo e novità: una nuova generazione, nuova tendenza, nuova economia, addirittura parliamo di nuova evangelizzazione. Ma come tutto questo apparire, questo essere aperti al futuro non è altro che nascondere una paura della novità, dell'imprevisto, di ciò che non si conosce. In questo modo ciò che è nuovo diventa banale e scontato.
In questo Vangelo abbiamo i compaesani di Gesù che gli riconoscono la sua sapienza, la sua capacità di guarigione ma non accettano che giudicasse, che gli dicesse cosa fare nella loro vita, nel loro cuore, nei loro sentimenti. Essi attendevano un Gesù saggio, generoso, cioè uno come loro, secondo i loro schemi, invece Gesù gli e ci insegna di non essere sazi di Lui, di non sentirsi troppo sicuri di se stessi, di non attaccarsi alle formule vuote, ma di stare attaccati a tutto ciò che porta a stare davanti al vero Gesù, con un atteggiamento di richiesta e non di pretese. Perchè il pretendere ci mette fuori dalla compassione e misericordia di Dio, dallo stupore della novità di Gesù.
Ma qual è questa novità?
E' un Dio che continua ad amare seppur respinto, che non è stanco di noi, un Dio rifiutato che si fa guarigione. Gesù attende ognuno di noi. Attende che risolleviamo la testa perchè ad ogni Eucaristia ci rende noi stessi un miracolo della nostra vita.
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