Alcuni anni fa un dottore francese,
Barbet, si trovava in Vaticano insieme con un suo amico, il dottor Pasteau. Nel
circolo di ascoltatori c'era anche il cardinal Pacelli. Pasteau raccontava che,
in seguito alle ricerche del dottor Barbet, si poteva ormai essere certi che la
morte di Gesù in croce era avvenuta per contrazione tetanica di tutti i muscoli
e per asfissia.
Il cardinal Pacelli impallidì. Poi
mormorò piano:- Noi non ne sapevamo nulla; nessuno ce ne aveva fatto parola.
In seguito a quella osservazione Barbet
stese per iscritto una ricostruzione, dal punto di vista medico, della passione
di Gesù.
Premise un'avvertenza:
«Io sono soprattutto un chirurgo; ho
insegnato a lungo. Per 13 anni sono vissuto in compagnia di cadaveri; durante
la mia carriera ho studiato a fondo l'anatomia. Posso dunque scrivere senza
presunzione ».
«Gesù entrato in agonia nell'orto del
Getsemani - scrive l'evangelista Luca - pregava più
intensamente. E diede in un sudore come di gocce di sangue che cadevano fino a
terra ».
Il solo evangelista che riporta il fatto è un medico,Luca. E lo fa con la precisione di un clinico. Il sudar sangue, o ematoidròsi, è un fenomeno rarissimo. Si produce in condizioni eccezionali: a provocarlo ci vuole una spossatezza fisica, accompagnata da una scossa morale violenta, causata da una profonda emozione, da una grande paura. Il terrore, lo spavento, l'angoscia terribile di sentirsi carico di tutti i peccati degli uomini devono aver schiacciato Gesù.
Questa tensione estrema produce la rottura delle
finissime vene capillari che stanno sotto le ghiandole sudoripare... Il
sangue si mescola al sudore e si raccoglie sulla pelle; poi cola per tutto il
corpo fino a terra.
Conosciamo la farsa di processo imbastito dal
Sinedrio ebraico, l'invio di Gesù a Pilato e il ballottaggio della vittima fra
il procuratore romano ed Erode. Pilato cede e ordina la flagellazione di Gesù.
I soldati spogliano Gesù e lo legano per i polsi a una colonna dell'atrio. La
flagellazione si effettua con delle strisce di cuoio multiplo su cui sono
fissate due palle di piombo o degli ossicini. Le tracce sulla Sindone di Torino
sono innumerevoli; la maggior parte delle sferzate è sulle spalle, sulla
schiena, sulla regione lombare e anche sul petto.
I carnefici devono essere stati due, uno da
ciascun lato, di ineguale corporatura. Colpiscono a staffilate la pelle, già
alterata da milioni di microscopiche emorragie del sudor di sangue. La pelle si
lacera e si spacca; il sangue zampilla. A ogni colpo il corpo di Gesù trasale
in un soprassalto di dolore. Le forze gli vengono meno: un sudor freddo gli
imperla la fronte, la testa gli gira in una vertigine di nausea, brividi gli
corrono lungo la schiena. Se non fosse legato molto in alto per i polsi,
crollerebbe in una pozza di sangue.
Poi lo scherno dell'incoronazione. Con lunghe
spine, più dure di quelle dell'acacia, gli aguzzini intrecciano una specie di
casco e glielo applicano sul capo.
Le spine penetrano nel cuoio capelluto e lo
fanno sanguinare (i chirurghi sanno quanto sanguina il cuoio capelluto).
Dalla Sindone si rileva che un forte colpo di
bastone dato obliquamente, lasciò sulla guancia destra di Gesù una orribile
piaga contusa; il naso è deformato da una frattura dell'ala cartilaginea.
Pilato, dopo aver mostrato quello straccio
d'uomo alla folla inferocita, glielo consegna per la crocifissione.
Caricano sulle spalle di Gesù il grosso braccio
orizzontale della croce; pesa una cinquantina di chili. Il palo verticale è
già piantato sul Calvario. Gesù cammina a piedi scalzi per le strade dal fondo
irregolare cosparso di cottoli. I soldati lo tirano con le corde. Il percorso,
fortunatamente, non è molto lungo, circa 600 metri. Gesù a fatica mette un
piede dopo l'altro; spesso cade sulle ginocchia.
E sempre quella trave sulla spalla. Ma la spalla
di Gesù è coperta di piaghe. Quando cade a terra la trave gli sfugge e gli
scortica il dorso.
Sul Calvario ha inizio la crocifissione. I
carnefici spogliano il condannato; ma la sua tunica è incollata alle piaghe e
il toglierla è semplicemente atroce. Non avete mai staccato la garza di
medicazione da una larga piaga contusa? Non avete sofferto voi stessi questa
prova che richiede talvolta l'anestesia generale? Potete allora rendervi conto
di che si tratta.
Ogni filo di stoffa aderisce al tessuto della
carne viva; a levare la tunica, si lacerano le terminazioni nervose messe allo
scoperto nelle piaghe. I carnefici dànno uno strappo violento. Come mai quel
dolore atroce non provoca una sincope?
Il sangue riprende a scorrere; Gesù viene steso
sul dorso. Le sue piaghe s'incrostano di polvere e di ghiaietta. Lo distendono
sul braccio orizzontale della croce. Gli aguzzini prendono le misure. Un giro
di succhiello nel legno per facilitare la penetrazione dei chiodi e l'orribile
supplizio ha inizio. Il carnefice prende un chiodo (un lungo chiodo appuntito e
quadrato), lo appoggia sul polso di Gesù; con un colpo netto di martello glielo
pianta e lo ribatte saldamente sul legno.
Gesù deve avere spaventosamente contratto il
viso. Nello stesso istante il suo pollice, con un movimento violento, si è
messo in opposizione nel palmo della mano: il nervo mediano è stato leso. Si
può immaginare ciò che Gesù deve aver provato: un dolore lancinante, acutissimo
che si è diffuso nelle sue dita, è zampillato, come una lingua di fuoco, nella
spalla, gli ha folgorato il cervello il dolore più insopportabile che un uomo
possa provare, quello dato dalla ferita dei grossi tronchi nervosi. Di solito
provoca una sincope e fa perdere la conoscenza. In Gesù no. Almeno il nervo
fosse stato tagliato netto! Invece (lo si constata spesso sperimentalmente) il
nervo è stato distrutto solo in parte: la lesione del tronco nervoso rimane in
contatto col chiodo: quando il corpo di Gesù sarà sospeso sulla croce, il nervo
si tenderà fortemente come una corda di violino tesa sul ponticello. A ogni
scossa, a ogni movimento, vibrerà risvegliando il dolore straziante. Un
supplizio che durerà tre ore.
Anche per l'altro braccio si ripetono gli stessi
gesti, gli stessi dolori.
Il carnefice e il suo aiutante impugnano le
estremità della trave; sollevano Gesù mettendolo prima seduto e poi in piedi;
quindi facendolo camminare all'indietro, lo addossano al palo verticale. Poi
rapidamente incastrano il braccio orizzontale della croce sul palo verticale.
Le spalle di Gesù hanno strisciato dolorosamente
sul legno ruvido. Le punte taglienti della grande corona di spine hanno
lacerato il cranio. La povera testa di Gesù è inclinata in avanti, poiché lo
spessore del casco di spine le impedisce di riposare sul legno. Ogni volta che
Gesù solleva la testa, riprendono le fitte acutissime.
Gli inchiodano i piedi.
È mezzogiorno. Gesù ha sete. Non
ha bevuto nulla né mangiato dalla sera precedente. I lineamenti sono tirati, il
volto è una maschera di sangue. La bocca è semiaperta e il labbro inferiore già
comincia a pendere. La gola è secca e gli brucia, ma Gesù non può deglutire. Ha
sete. Un soldato gli tende, sulla punta di una canna, una spugna imbevuta di
una bevanda acidula in uso tra i militari.
Ma
questo non è che l'inizio di una tortura atroce. Uno strano fenomeno si produce
nel corpo di Gesù. I muscoli delle braccia s’irrigidiscono in una contrazione
che va accentuandosi: i deltoidi, i bicipiti sono tesi e rilevati, le dita s’incurvano.
Si tratta di crampi. Alle cosce e alle gambe gli stessi mostruosi rilievi
rigidi; le dita dei piedi s’incurvano. Si direbbe un ferito colpito da tetano,
in preda a quelle orribili crisi che non si possono dimenticare. È ciò che i
medici chiamano tetania, quando i crampi si generalizzano: i muscoli
dell'addome si irrigidiscono in onde immobili; poi quelli intercostali, quelli
del collo e quelli respiratori. Il respiro si è fatto a poco a poco più
corto. L'aria entra con
un sibilo ma non riesce quasi più a uscire. Gesù respira con l'apice dei
polmoni. Ila sete di aria: come un asmatico in piena crisi, il suo volto
pallido a poco a poco diventa rosso, poi trascolora nel violetto purpureo e
infine nel cianotico.
Gesù, colpito da asfissia, soffoca. I polmoni,
gonfi d'aria non possono più svuotarsi. La fronte è imperlata di sudore, gli
occhi gli escono fuori dall'orbita. Che dolori atroci devono aver martellato il
suo cranio!
Ma cosa avviene? Lentamente, con uno sforzo
sovrumano, Gesù ha preso un punto di appoggio sul chiodo dei piedi. Facendosi
forza, a piccoli colpi, si tira su, alleggerendo la trazione delle braccia. I
muscoli del torace si distendono. La respirazione diventa più ampia e profonda,
i polmoni si svuotano e il viso riprende il pallore primitivo.
Perché tutto questo sforzo? Perché Gesù vuole
parlare: « Padre, perdona loro: non sanno quello che fanno ».
Dopo un istante il corpo ricomincia ad afflosciarsi e l'asfissia riprende. Sono
state tramandate sette frasi di Gesù dette in croce: ogni volta che vuol
parlare, Gesù dovrà sollevarsi tenendosi ritto sui chiodi dei piedi... Inimmaginabile!
Uno sciame di mosche (grosse mosche verdi e blu
come se ne vedono nei mattatoi e nei carnai), ronza attorno al suo corpo; gli
si accaniscono sul viso, ma egli non può scacciarle. Dopo un po', il cielo si
oscura, il sole si nasconde: d'un tratto la temperatura si abbassa. Fra poco
saranno le tre del pomeriggio. Gesù lotta sempre; di quando in quando si
risolleva per respirare. È l'asfissia periodica dell'infelice che viene
strozzato e a cui si lascia riprendere fiato per soffocarlo più volte. Una tortura
che dura tre ore.
Tutti i suoi dolori, la sete, i crampi,
l'asfissia, le vibrazioni dei nervi mediani, non gli hanno strappato un
lamento. Ma il Padre (ed é l'ultima prova) sembra averlo abbandonato: «Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Ai piedi della croce stava la madre di Gesù.
Potete immaginare lo strazio di quella donna?
Gesù dà un grido: « È finito ».
E a gran voce dice ancora: «Padre, nelle tue
mani raccomando il miospirito ».
E
muore.
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