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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

sabato, dicembre 31

Vita

Persone



Amare vuol dire mettere in pratica ciò che ti hanno insegnato, prego per loro quando dirò indistintamente per tutte Grazie Dio che lui/lei è entrato nella mia vita.

mercoledì, dicembre 28

Miracolo

Eucaristia

L'Eucaristia è un Sacramento insuperabile perchè non ce n'è un altro la cui sostanza sia Dio stesso. Nel sacramento dell'Eucaristia, Dio è come Autore e come Sostanza, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.
Nell'Ostia Sacra, il Creatore Si dona alla creatura e, al tempo stesso, la assume e la trasforma, rendendola più simile a Lui. E, se lei corrisponde al Suo amore, stabilisce con lei una "comunione di volontà" che, come insegna Papa Benedetto XVI, "cresce in comunione di pensiero e sentimento".
Il Pontefice chiarisce: "Si rivela così possibile l'amore del prossimo nel senso enunciato dalla Bibbia, da Gesù. Esso consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o che nemmeno conosco. Questo può realizzarsi a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo".
Chi partecipa al Sacro Banchetto senza avere per i suoi fratelli questo amore di cui ci ha dato esempio Nostro Signore, è ancora, per così dire, con i "piedi sporchi", ma quando ci avviciniamo alla Mensa Eucaristica così pieni di preoccupazioni per gli altri come per noi stessi, o magari anche di più, soddisfiamo Dio in un modo tale che Egli versa sulle nostre anime abbondantissime e rinnovate Grazie.
Ama gli altri come Dio ci ha amato! Questo è uno dei modi più belli per prepararsi all'Eucaristia. Se lo facciamo, stiamo imitando, in realtà, nelle nostre vite, il Divino Maestro nel sublime atto della lavanda dei piedi. (Mons. Joao Scognamiglio Clà Dias, EP)

Sofferenza e Morte


La sofferenza e la morte sono calate come tenebre via via che Gesù si avvicinava alla croce, ma viva si è fatta anche la fiamma dell'amore. Ha sofferto per la verità e la giustizia, portando nella storia degli uomini il vangelo della sofferenza, che è l'altra faccia del vangelo dell'amore. Dio non può patire, ma può e vuole compatire. Dalla passione di Cristo può entrare in ogni sofferenza umana la con-solatio, "la consolazione dell'amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza". (Benedetto XVI)

mercoledì, dicembre 21

Mc 11,1-11

Siamo nella settimana Santa, nell'ultima settimana di vita di Gesù, e per Marco e per i critiani questa settimana è di estrema importanza.
Gesù viene in pace, viene dimesso perchè c'è poca gente che acclama, forse più che altro i suoi discepoli; perchè i sacerdoti non agiscono, non danno importanza a questa entrata, sono lenti a reagire. E' un trionfo da poco. Gesù entra in cima ad un puledro figlio di asina, è un Re Misericordioso, ma per vederlo come Re dobbiamo avere gli occhi della fede, per vedere nella povertà la ricchezza, nella vergogna l'onore; nella morte la vita.
Gesù Re misericordioso, Dio Onnipotente, Bambinello nella mangiatoia è il Dio sul puledro figlio d'asina, è il forestiero non accettato in nessuna locanda; è un Dio che non si vuole imporsi, non vuole abbagliare ma si offre con la condivisione e l'amore.
Questo Dio ci vuole risvegliare il bisogno di Salvezza in noi, oltre le delusioni della vita, vuole portare in noi una forza creatrice e rinnovatrice.
Il Gesù che entra in Gerusalemme è il Gesù che entra nella storia dell'uomo, ed entra in punta di piedi.


E' il Signore, il Messia, il Principe della Pace, umile e mansueto che viene per riformare la mente e il cuore di ogni uomo; è il Signore perchè i nostri no non sono il rifiuto di un qualsiasi profeta ma di Dio, non è una manifestazione del coraggio di un profeta che giunge al martirio, ma la manifestazione dell'amore di Dio nei nostri confronti.

1Ts 5,16-24


Qual è il modo migliore per vivere il Natale?
Essere lieti, felici! cioè essere consapevoli che al cristiano nessun dolore gli può togliere la gioia che porta nella sua esistenza. Questo è il senso dell'essere discepolo di Cristo. Perchè qual è il suo unico desiderio? Contemplare il volto di Cristo. Se non è una mia priorità per chi o per cosa vivo?
Oggi siamo chiamati a essere come Giovanni:

Essere voce, che si disperde dopo aver compiuto la sua funzione. E qual è la sua funzione?
Preparare i cuori alla venuta del Signore.

Essere un dito puntato verso Gesù. Perciò che non ferma nessuno a sè, che indica una meta, un ideale più grande, che indica la Risposta ad ogni mio perchè.

Essere povero, non materialmente, ma come stile di vita, cioè decide di vivere nella piccolezza, nella semplicità, nella solidarietà.
Per fare la nostra opzione di vita... diventare il sorriso di Dio, per questa società spesso affogata nella tristezza.
Che gioia porto nel quotidiano?
Che gioia vivo nella prova?
Ho compreso che tipo di gioia m'invita a vivere Dio?


Lc 1,26-38

Avvenga per me secondo la tua Parola! Cioè per il mondo, per i cristiani, per me stesso, tutti abbiamo un criterio, un desiderio, un fine ma per Maria cosa vuol dire?
Maria cosa porta in grembo?
Il Re dell'universo
Colui che da la Legge
La Parola che salva

Sta arrivando Natale, ho preso coscienza che Maria è il Tabernacolo della Salvezza, dell'Autore della vita? di Colui che ci ricerca, che non ci abbandona, che ci rende popolo santo, sta arrivando!


Il Signore è vicin, prepariamoci, imbandiamo la nostra vita di umiltà, d'accoglienza, di desiderio di eternità, perchè Dio ci sta dicendo di gioire, di aprirsi alla gioia, come una porta che si spalanca al sole, alla brezza. Dio parla sempre di gioia, di una gioia che indica pienezza di grazia, pienezza di tenerezza, di simpatia, di vita stessa di Dio.
Maria ci ricorda che siamo amati per sempre da questo Dio Bambino che rende i poveri principi del suo Regno, che rende le nostre ferite delle feritoie che portano a Dio Padre.

Quindi non temiamo l'Amore di Dio perchè dietro alla rinuncia dei nostri progetti personali , il sì detto al progetto di Dio, ai suoi piani, si elargisce la vita divina, la gioia vera che indica comunione divina, e saremo rivestiti della pace di Dio, uomini del Risorto.


mercoledì, dicembre 14

martedì, dicembre 13

domenica, dicembre 4

Vita Consacrata

Cos'è la Vocazione?
Vocazione intesa come opzione di vita non solamente come questione di gusti, qualità, ecc. nella decisione iniziale. Sappiamo che ogni opzione di vita implica dei rischi. Per questo, una vocazione consistente esige un fondamento solido. La vocazione appare come un "avvenimento" che sopravvive nella vita di una persona, incontrando uno che le rivolge una chiamata. Avvenimento sorprendente, insperato e per questo gratuto. La chiamata viene da fuori, da un "altro", da qualcuno che interpella e in questo modo modifica la vita della persona. Si tratta di ciò che i Vangeli descrivono come "incontro" con Gesù di Nazaret.

Ma allora la mia risposta è condizionata?
La risposta può essere solo personale e libera, nessuno può rispondere al posto di un altro: la chiamata è categorica, imperativa "seguimi!"... cioè tutto o niente. Ciò che è in gioco è la totalità della vita della persona. Ma è possibile che uno rischi in questo modo la sua libertà umana? La "grazia" della vocazione è presente nell'atto stesso di essere aperti/e ad accogliere e "ascoltare" la chiamata. Questa grazia suscita la libertà di rispondere e rende possibile una risposta libera. Questa radicalità dell'atto di rispondere deve essere "messa in pratica" nel corso della vita e in tutte le dimensioni.


Cosa vuol dire rinnegare se stessi?
Questo è il significato dell'evangelico "rinnegare se stesso" che non ha niente a che vedere con la repressione o la negazione dell'umano (dis-umanizzarsi), ma è la rinuncia a fare del proprio "io" il centro, la norma e lo scopo della propria vita. Prima di tutto, è necessario "rinunciare a se stessi", abdicare alla pretesa del dominio sulla propria vita. Ciò è possibile solo nella misura in cui Gesù entra e prende possesso senza ritorno della nostra vita.


Come vivere in questa ottica nella nostra civiltà?
La nostra cultura mette al primo posto il "successo professionale", l'ossessione della realizzazione. E' una cultura di "professioni", non di "vocazioni". Professione è sinonimo di lavoro, denaro, livello di vita e autorealizzazione. Si perde il senso della vocazione perchè si è perso il significato del mettere la propria vita a servizio degli altri. Per questo mancano "vocazioni" in tutti gli ambiti della vita umana e sociale. Si possono avere degli eccellenti professionisti in medicina senza la "vocazione" a essere medici.
La vocazione come opzione di vita, vita posta al servizio degli altri, suppone un'esperienza di esodo da se stessi, un uscire dall'io chiuso in se stesso per riceversi come "io pro-vocato" da Dio. E' necessario essere passati attraverso l'esperienza di questa perdita di sè per scoprire la gioia di realizzarsi "perdendosi", di conservare la vita donandola.
E' una questione di identità, inseparabile dalla qualità della vita.

Qual è il nucleo della vita religiosa apostolica?
Lo "stare con gli altri" (vita fraterna) per "essere inviati con gli altri" (missione) fa parte dell'identità (essere, stando con Gesù) di questo tipo di vita religiosa. La radice di questa esperienza è la chiamata di Gesù. Siamo amici nel Signore perchè siamo amici del Signore. E, nello stesso tempo, qualifica la missione: siamo inviati non come individui isolati, ma come "corpo apostolico". La chiamata di Dio mi precede e mi pro-voca, qualificando ogni giorno il mio "io". Un'esperienza di Dio che ci disloca incessantemente, facendosi uscire da noi stessi per gli altri.
Bisogna sentirsi chiamati per scegliere questo stile evangelico di vita. Non bastano le qualità umane e spirituali. Da sole non sono un criterio nè un "segno" di vocazione.

Qual è vocazione migliore per sentirsi realizzati?
Ognuna delle vocazioni nella Chiesa ha una sua funzione nella comunità e deve essere valorizzata per la differenza che rappresenta. Perciò è necessario discernere la chiamata di Dio in ciascun caso. Non esiste una vocazione "superiore". La "migliore" vocazione è quella che Dio dà a ciascuno di scegliere, non quella che la persona sceglie in modo arbitrario.
La vita religiosa è una delle vocazioni possibili nella Chiesa. NOn è migliore ne peggiore delle altre. Perciò è decisivo avere la certezza che Dio chiama uno per questo tipo di vita.
Non basta avere inclinazioni, gusto, qualità,... Niente di questo è indizio di vocazione, di chiamata di Dio. Dal punto di vista umano, è indispensabile la maturità per fare un'opzione di vita. Le qualità hanno il loro posto, soprattutto per il profilo che caratterizza ciascun tipo di vocazione, ma è decisivo scoprire i segni di una vera chiamata. (stralci di articolo tratto dalla rivista "Testimoni", di Carlos Palacio)


sabato, dicembre 3

Gv 5,33-39

In questo Vangelo Gesù ci mostra varie testimonianze. La prima testimonianza è data dal Battista, ma Gesù non ne ha bisogno, perchè il Battista è soilo un uomo, quindi è inadeguata; però la missione di Giovanni è voluta da Dio. Davanti a questa testimonianza c'è grande entusiasmo, gli ebrei rimangono colpiti ma è un coinvolgimento superficiale, dura solo un'ora.
La seconda testimonianza la danno le opere di Gesù, e questi segni denotano che Gesù viene da Dio, provano l'origine e la missione divina di Gesù. La terza testimonianza che ci mostra questo Vangelo è Dio che agisce nell'intimo della coscienza dell'uomo; solo così l'uomo può comprendere gl'insegnamenti di Gesù , solo attraverso Gesù Dio manifesta la sua bontà; quindi se l'uomo non accetta Gesù non avrà i frutti della salvezza.
La quarta testimonianza è la Sacra Scrittura. Per i giudei la Torah è la sorgente di vita, ma rifiutavano Gesù, quindi non capivano che le Scritture sono orientate al Cristo e Cristo è la chiave di lettura. Non accettandolo uno si preclude il vero cammino di fede, cioè accogliere il Dono di Dio: il Verbo Incarnato.
Il cammino di fede che Gesù ci propone ha la meta di andare da Dio, ma in questo camminare possiamo incorrere a dei pericoli: accogliere il Verbo Incarnato solo per un momento, solo per un'ora all'anno: la notte oppure il pranzo di natale. Coltivare una fede emotiva in cui uno sta bene se sente Dio, la preghiera, vivere una spiritualità possessiva.
Chiediamo a Dio di aprire il nostro cuore a tutta la pienezza e la profondità che Dio ha per noi, per essere sale e luce del mondo, per accogliere Dio che si spoglia della sua divinità e si mostra bimbo perchè noi possiamo accoglierlo, abbassando i nostri pregiudizi, la superbia delle nostre idee e le nostre paure ed essere tutti di Dio .

lunedì, novembre 28

Gv 6,35-51

Gesù si presenta come Colui che realizza in se stesso la perfezione del dono perchè credere in Lui è partecipare alla vita vera.
Chi lo segue non sarà mai rifiutato perchè Dio Padre lo affida a Gesù che è:
Gratuità,
Sovranità della Grazia,
Pane di vita.
La Salvezza non è frutto dell'operare umano, ma di una trasformazione interiore, che per i suoi caratteri contrastanti ai nostri istinti egoistici, viene attribuita a Dio, perchè vuole salvare tutti gli uomini.
Gesù porta a termine la missione del Padre mediante il dono di sè sulla croce con il quale diventa il vero pane del cielo.
Mangiare la sua carne è mangiare l'Eucaristia che significa entrare in un rapporto personale con Lui, lasciandoci coinvolgere dal suo progetto; che sono la vita eterna, la Resurrezione finale.

Mi lascerò trovare (GER 29,14)


O Padre
Tu ti lasci trovare  perchè ci ami.
Suscita nel cuore di tanti giovani
il desiderio di intraprendere con Te
il viaggio nel sacerdozio
per il servizio ai fratelli.

Gesù,
dona a quanti camminano in seminario
il coraggio di lasciarsi trovare da Te
per scegliere liberamente
di amare secondo il tuo cuore.

Spirito Santo
che sostieni la vita di ogni uomo
effondi la tua forza sui nostri sacerdoti
perchè con i loro limiti e le loro ricchezze
siano guide umili e gioiose incontro a Te.
Amen

lunedì, novembre 14

Lasciami lavare i tuoi piedi


O mio Signore Gesù,
lasciami lavare i tuoi sacri piedi;
te li sei sporcati da quando cammini nella mia anima...
Ma dove prenderò l'acqua della fonte per lavare i piedi?
In mancanza di essa
mi restano gli occhi per piangere:
bagnando i tuoi piedi con le mie lacrime,
fà che io stesso rimanga purificato.

(Sant'Ambrogio, Trattato sulla penitenza)

Gv 13,1-5

La lavanda dei piedi è l'ora di Gesù, cioè il dono supremo della sua vita per i suoi amici, con la morte umiliante sulla croce.
Come vivi l'Eucaristia?
Un pericolo che si può vivere è il sentimentalismo spirituale, cioè ci ritroviamo a recitare una preghiera solo emotiva. L'Eucaristia mi deve far approdare, sfociare ad un impegno di solidarietà e condivisione.
Gesù depose le vesti... dall'Eucaristia alla vita. Il buon Pastore dona la vita a favore delle sue pecore. Dobbiamo deporre le vesti del tornaconto, calcolo, interesse personale, arroganza, dominio; per lasciarci guidare da un amore autentico verso gli altri.
Gesù si cinse un asciugamano.... nella propria famiglia, comunità ecclesiale, tra i tuoi colleghi di lavoro o di studio percorri la strada del servizio, della condivisione? Sai scorgere il volto di Cristo che chiede di essere servito, amato nei poveri?
La lavanda dei piedi non è solo un segno di umiltà, ma anche un segno di pietà, un segno forte di unione tra gli animi con un mutuo amore. Dobbiamo lasciarci lavare i piedi da Gesù perchè è l'unico per farsi conferire dignità e libertà.

I piedi rappresentano gli affetti, l'anima; dobbiamo lasciarli lavare spesso perchè ogni giorno ricadiamo nel peccato e Gesù, solo attraverso il Sacramento della Riconciliazione ci dona la sua Grazia, il suo Perdono.

La Benedizio di Dio


Il Signore sia davanti a te
per mostrarti la retta via.

Il Signore sia vicino a te
per stringerti nelle Sue braccia
e per proteggerti dai pericoli
alla tua destra e alla tua sinistra.

Il Signore sia dietro di te
per custodirti dalle insidie degli uomini malvagi.

Il Signore sia sotto di te
per sorreggerti quando cadi,
e liberarti dal pericolo.

Il Signore sia dentro di te
per consolarti quando sei triste.

Il Signore sia intorno a te
per difenderti, quando gli altri ti accusano.

Il Signore sia sopra di te
per benedirti

Così ti benedica il buon Signore! Amen.
(Antica benedizione irlandese)

Itinerario di preghiera

PREPARATI COSI'
- Un tempo: scegli i tuoi 10-15 minuti quotidiani, in un momento adatto a te, possibilmente fisso;
- Un luogo: tranquillo (stanza - angolo - chiesa);
- Una posizione: corpo rilassato.

PREGA COSI'
- Sentiti alla presenza del Padre, di Gesù.;
- Invoca lo Spirito, maestro di preghiera.

  1. Leggi un breve tratto del Vangelo. Rileggilo più volte.
  2. Ripeti i versetti che più ti colpiscono.
  3. Medita ascoltando in profondità per convincere la mente e rivedere la vita.
  4. Prega per ringraziare, offrire, pentirti, chiedere.
  5. Contempla guardando Lui con amore.
CONCLUDI COSI'
- Recita adagio una preghiera a te gradita.
- Fissati una frase da ricordare durante il giorno.


domenica, novembre 13

Mt 25,14-30


Spesso ci si ferma a considerare i talenti le qualità positive che Dio ci ha donato e dobbiamo fruttificare. Tutto vero ma non basta, Gesù non può restare così tanto in superficie, la sua parola si apre sempre su confini infiniti. Il tema di questo Vangelo è la vigilanza, perchè noi ci moviamo, respiriamo, camminiamo attendendo la venuta del Signore facendo fruttificare i doni ricevuti da Dio.
Ma cos'è il talento al tempo di Gesù? Perchè devo vigilare? Quali sono i beni che Dio mi dona oltre alle mie qualità?
Per talento intendiamo non le doti naturali ma il Mistero del Regno di Dio annunziato e fatto fruttare. Il talento equivale a 34 Kg d'oro e tutti i tre servi ricevono il giusto, non ci sono disparità o preferenze perchè il padrone dà ad ognuno secondo le proprie capacità.
Il terzo servo per l'antica Legge non sta sbagliando perchè non spreca, ma non fa fruttificare, la sua idea di Dio giudice lo blocca a tal punto che non lo dà nemmeno ai banchieri così il padrone poteva ritirare almeno gli interessi accomulati.
Il problema è che non ha fiducia in Dio anche se pratica, si fida solo di se stesso e della sua osservanza della Legge, è chiuso in se stesso e non si occupa degli altri. Non riconosce i beni; è un serve fannullone che fa tanto ma non riconosce il tempo in cui Dio gli chiede la massima disponibilità di sè per il Vangelo. I talenti sono tutto ciò che mi fa crescere come comunità e rivela la presenza di Dio. I talenti sono l'amore, il servizio, la condivisione, il dono gratuito; ma anche il suo Corpo e il suo Sangue, i Sacramenti e lo Spirito santo, la Pace che cerchiamo sempre e tutti ma forse cerchiamo una pace troppo umana e troppo intesa come assenza di problemi. Dobbiamo chiedere e cercare la Pace che dona Gesù agli apostoli nel cenacolo, è la Pace di un Gesù Risorto che porta i segni della Passione trasfigurati. Quindi far produrre i talenti vuol dire vivere la relazione con Dio con tutto se stessi (mente, cuore, volontà), perchè il vero ed unico Bene per ogni uomo è la Vita Eterna, cioè la Comunione con Dio, che non vuol dire solo dopo la morte, ma già ora, così come come e così com'è la propria realtà. Accettare e scegliere una vita orientata verso Dio.
Se mi chiudo perdo tutto, l'amore muore, la giustizia s'indebolisce e la condivisione sparisce.
Il cristiano non può stare con le mani in mano, non deve perdere tempo ma corrispondere con impegno responsabile e operoso ai doni ricevuti gratis da Dio mediante l'adesione al Vangelo, offrire a Dio ciò che da Dio ha ricevuto: Confessione, Misericordia, Umiltà, Pace e Carità. Perchè solo così si darà un senso pieno alla propria vita, usando il proprio tempo con le persone con cui vivo per amare, per accettare e a volte sopportare, per benedire piuttosto che maledire, per gustare il momento che vivo piuttosto di guardare e cercare ciò che mi manca. Solo se coltiveremo sempre più il proprio rapporto col Signore potremo anche noi avere una sua Parola da annunciare.

don Guanella

Non posso dire di avere un rapporto particolare con Don Guanella. Pur essendo credente e abitando nella sua terra natale non ho mai sentito la sua figura particolarmente vicina. Collaborando con il Mu. Vi. S e in occasione della sua imminente Canonizzazione ho appreso della sua vita e delle sue opere. Ed è proprio da questa maggiore conoscenza che ho scoperto uno dei pilastri fondamentali non solo della sua spiritualità ma anche e soprattutto della sua vita: l'affidamento alla Divina Provvidenza. Pensare che ciò che è riuscito a realizzare l'ha fatto non basandosi sulle sue uniche forze ma confidando in Dio, soprattutto quando tutte le circostanze erano avverse, fa riflettere, suscita stima, ammirazione e orgoglio di avere un così grande compaesano.
Considerando i tanti ostacoli che ha incontrato e i tanti che l'hanno avversato viene alla mente l'avvertimento che negli Atti degli Apostoli Gamaliele rivolge a coloro che ostacolavano la dottrina di Paolo: "Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa dottrina o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!". (At 5,34)

E questo è ciò che ritengo uno degli insegnamenti più attuali di don Guanella, che ha testimoniato in tutta la sua vita: niente e nessuno può fermare chi lavora per Dio e nulla è impossibile se ci si affida a Lui.
(Veronica Triulzi, 26 anni, collaboratrice Mu. Vi. S Campodolcino)

Gv 15,9-17

Gesù prova compassione, purtroppo noi a questa parola abbiamo dato un significato negativo. Invece Gesù provando questo sentimento verso noi ci vuol dire che ci ama.
Ci chiede di affidarci a Lui perchè Lui si fida di noi, di essere come un piccolo bimbo che avverte a pelle se i suoi genitori gli vogliono bene, conosce e percepisce l'amore che riceve anche se non parla.
Quando uno ama? Cos'è l'amore? Anche Gesù parla sempre d'amore, ma che differenza c'è tra noi e Lui?
L'amore di Gesù è come un mantello che avvolge, è Gratis, Gesù ci ama per primo, non obbliga nessuno ad amarLo e a lasciarsi amare; è un amore paziente, vero, generoso, gentile, responsabile.Gesù non obbliga nessuno ad aderire a Lui e alla sua Parola, ma senza Gesù non siamo figli di Dio, la nostra gioia è sempre breve e ha bisogno di qualcosa di esterno a noi, qualcosa che stimola la nostra emotività e ci fa sentire vivi. E' Lui che ci rende belli e buoni, ci inalza ad una dignità superiore a quella degli angeli.
Dio non fa e non ha preferenza, è giusto, Lui invita all'amore e propone un amore difficile e serio perchè propone un amore che porta al perdono, al sacrificio, alla fedeltà.

 Umanamente amare come ci propone Gesù è impossibile e il segreto che hanno messo in pratica anche i santi sta nell'indicazione dataci da Giovanni: "Rimanete". Rimanere davanti a Gesù Crocifisso, a Gesù Eucarestia, a Gesù Riconciliazione, a Gesù Verbo Incarnato perchè solo l'infinito e gratuito amore di Dio è il metro con cui giudico la mia vita, il mondo, gli altri. Perchè l'unico segno del mio cristianesimo, del mio dire di credere in Dio è di amare come Lui ha amato.


venerdì, novembre 11

L'eco della vita

Padre e figlio stanno passeggiando nella foresta. a un certo punto, il bambino inciampa e cade. Il forte dolore lo fa gridare: "Ahhhhhh!". Con sua massima sorpresa, ode una voce tornare dalla montagna: "Ahhhhh!". Pieno di curiosità, grida: "Chi sei?", ma l'unica risposta che riceve è: "Chi sei?". Questo lo fa arrabbiare, così grida: "Sei solo un codardo!" e la voce risponde: "Sei solo un codardo!". Perplesso, guarda suo padre e gli chiede, cosa stesse succedendo. E il padre gli risponde: "Stà a vedere, figliolo!", e poi urla:


"Ti voglio bene!", e la voce gli risponde: "Ti voglio bene!". Poi urla: "Sei fantastico!", e la voce risponde"Sei fantastico!". Il bambino era sorpreso, ma ancora non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Così suo padre gli spiegò: "La gente lo chiama eco, ma in verità si tratta della vita stessa. La vita ti ridà sempre ciò che tu le dai: è uno specchio delle tue azioni. Vuoi amore? Dalle amore! Vuoi più gentilezza? Dalle più gentilezza! Vuoi comprensione e rispetto? Offrilo tu stesso. Se desideri che la vita sia paziente e rispettosa nei tuoi confronti, sii tu per primo paziente e rispettoso. Ricorda, figlio mio: questa legge di natura si applica a ogni aspetto delle nostre vita".

Nel bene e nel male, si riceve sempre ciò che si dà:
ciò che ci accade non sono buona o cattiva sorte,
 bensì lo spechio delle nostre azioni.

giovedì, novembre 10

Spirito santo



Vieni, Spirito Santo,
effondi su di noi la sorgente
delle tue Grazie e suscita una nuova
Pentecoste nella Tua Chiesa!







Infiamma con il Tuo fuoco,
fà che bruciamo e ci
consumiamo nel Tuo Amore!
Insegnaci a capire che Dio è tutto,
tutta la nostra felicità e la nostra gioia,
e che solo in Lui è il nostro presente,
il nostro futuro e la nostra eternità.







Vieni, a noi Spirito Santo,
e trasformaci, salvaci,
riconciliaci, consacraci!
Insegnaci ad essere totalmente di Cristo,
totalmente Tuoi, totalmente di Dio!
Questo te lo chiediamo
per intercessione di San Luigi Orione. Amen




Comunione Spirituale


Gesù mio, credo
fermamente che sei presente nel Santissimo Sacramento,
Ti amo sopra ogni cosa
e Ti desidero nell'anima mia,
poichè ora non posso riceverti nella Santa Comunione,
vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.

[PAUSA DI SILENZIO]




Come già venuto, io
Ti abbraccio
e mi unisco totalmente a Te,
non permettere che io mi separi mai più da Te;
Eterno Padre, per le mani della Vergine Maria,
Ti offriamo il Corpo e il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo,
per il perdono dei nostri peccati,
in suffragio dei nostri defunti,
delle anime Sante del Purgatorio
e per i bisogni della Santa Madre Chiesa. Amen

Insegnaci


O Signore, tu ci hai dato il più grande esempio di donare e rinunciare: hai rinunciato alla tua vita sulla croce per donarti a noi.

Insegnaci a non aver paura di donare tutti noi stessi, e a rinunciare alle nostre cose perchè possiamo rellegrare chi ci sta attorno. Amen

Cosa ti darò?


Che ti darò, Signore, per tanti benefici?

Ti offrirò spiritualmente, ad ogni battito del mio cuore, i tuoi meriti infiniti, il tuo Prezioso Sangue e, con la Madonna, il mio sacrificio di amore con il tuo, la mia vita nell'amore.

Signore, che ti darò per tanto bene?

La mia povertà, la mia impotenza nell'amarti e per chiedere la grazia:
quella di amarti tanto! (Madre Guaini)

Aiutaci o Maria

O Vergine Immacolata,
primo e soave frutto di salvezza,
noi Ti ammiriamo e con Te celebriamo
le grandezze del Signore che ha fatto
in Te mirabili prodigi.
Guardando Te, noi possiamo capire
ed apprezzare l'opera sublime
della Redenzione e possiamo vedere nel loro risultato esemplare le ricchezze
infinite che Cristo, con il suo Sangue,
ci ha donato.

Aiutaci, o Maria, ad essere come Te, salvatori insieme con gesùdi tutti i nostri fratelli.

Aiutaci a portare agli altri
il dono ricevuto, ad essere "segni"
di Cristo sulle strade di questo nostro
mondo assetato di verità e di gloria,
bisognoso di redenzione e di salvezza.

Amen

Madre di Dio

Santa Maria, Madre di Dio, conservatemi un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente. ottenetemi un cuore semplice che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze, un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male. Formatemi un cuore dolce e umile, che mai senza esigere di essere riamato, contento di scomparirte in altri cuori sacrificandosi davanti al Vostro Figlio Divino; un cuore grande e indomabile così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal Suo amore con una piaga che non si trimargini, se non in cielo. (P.L. di Grandmaison S.J.)

domenica, novembre 6

Il Grillo parlante


Il Grillo-parlante simbolo della coscienza
Il Grillo-parlante è uno dei più geniali personaggi nel racconto di Pinocchio e assume un ruolo altamente simbolico poichè raffigura la voce della coscienza morale che "parla" al cuore dell'uomo. La sua voce si fa sentire anche quando non la si vuole ascoltare perchè dice cose sgradevoli. Il Grillo critica i pensieri e i comportamenti di Pinocchio, ma è pure così fragile da poter essere subito zittito. Così è pure la voce della coscienza: si propone senza sosta, ma non si impone. Siamo liberi di decidere anche contro di essa e contro il nostro bene.
Come il Grillo-parlante, anche la voce della coscienza può essere zittita ma annullata per sempre.

La voce della coscienza
La coscienza è come la parola: ciascuno di noi parla perchè qualcuno glielo ha insegnato. La capacità di parlare sta dentro di noi, ma si realizza solo con l'aiuto di qualcuno esterno a noi.
L'uomo è un essere che ha bisogno dell'aiuto di altri per diventare ciò che è in sè stesso. La coscienza è come un organo perchè è dentro di noi, appartiene al nostro essere, non è una cosa fatta fuori di noi. La coscienza ha bisogno di crescere, di essere formata, di esercitarsi. La coscienza è quindi una specie di senso interiore. Quando essa "funziona bene", ci rende capaci di riconoscere il bene e il male.
Il Concilio Vaticano II, in Gaudium et Spes n° 16, dà una bella definizione di coscienza: essa è una "voce, che chiama sempre l'uomo ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, risuona nell'intimità del cuore" e chiede di essere obbedita. E continua: "La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio".

La formazione della coscienza
La coscienza va quindi formata. Come?:
  1. Interrogarsi spesso: questo atteggiamento si chiama anche "esame di coscienza" e consente di verificare quanto si è fatto lungo la giornata o la settimana.
  2. Dare ascolto e prestare attenzione al "dispiacere" o rimorso che rompe una falsa serenità di coscienza ed è un sintomo importante, come il dolore fisico per il corpo.
  3. Cercare di approfondire il "perchè" delle cose, senza appiattirsi su quello che dicono o fanno gli altri.
  4. Confrontarsi con il pensiero degli altri.
  5. Come per il linguaggio, anche la coscienza ha delle regole che occorre conoscere e rispettare.
(articolo rielaborato di don Ezio Bolis)

Fata Turchina

La Fata Turchina, immagine dell'amore materno


Il racconto di Pinocchio è costituito da una sequenza continua di disgrazie. In mezzo a tanti guai si staglia la figura materna e amorevole della Fata Turchina, la sola a confidare nelle possibilità del burattino (Dai ragazzi buoni di cuore, anche se un pò monelli e avvezzati male, c'è sempre da sperare qualche cosa). Soltanto lei è capace di perdonare. La Fata Turchina, unica presenza femminile del racconto, più che un personaggio è un'immagine d'amore.

I capelli turchini
La figura della Fata nel capitolo XXV assume i suoi tratti più tipici, quelli di una madre. Ella non ha nome; si chiama Turchina perchè ha i capelli azzurri. La Fata sfugge a ogni catalogazione entro l'universo femminile che quaggiù ci è dato di sperimentare. Una volta accettata tale natura "divera", non ci si meraviglia nel vedere che ella passi dalla vita alla morte e dalla morte alla vita, senza uscire mai di scena. Questi trapassi esprimono il variare degli stati d'animo di Pinocchio e della sua capacità di sintonizzarsi con lei.

La Fata chiede obbedienza
Appena viene riconosciuta come madre, la Fata chiede obbedienza. Pinocchio consente con fervore al principio dell'obbedienza, ma non gli garba nessuno dei contenuti.
L'obbedienza in astratto è valore che egli proclama ed esalta; ma non sopporta che, in nome dell'obbedienza, gli si diano ordini e direttive che non condivide. Può essere noiosa e sembrare opprimente, ma poichè nell'obbedienza, nella conoscenza, nella laboriosità sta il bene reale di Pinocchio, i principi che la Fata raccomanda sono da valorizzare e apprezzare.

L'importanza della madre per diventare figli

Con la comparsa della Fata entra nel rapporto padre-figlio un "principio femminile" che ormai sarà decisivo per il seguito della storia.
Per la prima volta Pinocchio dichiara in modo esplicito il desiderio di passare a una natura superiore. Questa aspirazione, che è uno dei temi fondamentali di tutta la storia, nasce in lui e si impone con crescente chiarezza solo dopo aver accettato la maternità della Fata. I burattini possono raggiungere le prerogative dell'uomo, solo in quanto riconoscono di avere un padre e si arrendono alla forza del suo affetto. Ma non è dato di aprirsi all'iniziativa d'amore del Padre se un amore materno non ci raggiunge e non scioglie le nostre durezze.

Il rimando alla Chiesa che è "madre"                            
Il cardinale Giacomo Biffi afferma che una persona arriva a scoprire di avere un padre, quando è premuto dalla tenerezza di una madre che lo rende un bambino docile. Anche nella vita di fede succede così: "Non può avere Dio per Padre, chi non ha la Chiesa per madre", diceva Tertulliano. Gli uomini, filosofi o meno, che hanno tentato di arrivare a Dio senza la Chiesa, sono sfociati, al massimo in un vago deismo. La maternità della Chiesa è uno dei punti più affascinanti del pensiero cristiano. Dire che la Chiesa è madre significa dire che gli uomini diventano figli di Dio in forza della "parola" ricevuta dalla Chiesa e del rito battesimale da lei amministrato.

La Fata, figura di ogni sollecitudine materna
Con la sua sollecitudine per la "salvezza" di Pinocchio, la Fata dai capelli turchini rinvia anzitutto alla Sapienza creatrice di Dio, la quale rappresenta il progetto e la premura esecutiva di Dio provvidente sul mondo; la fede popolare l'invoca come Provvidenza. Essa diventa anche l'immagine della Chiesa santa e immacolata (Ef 5,27), che ha il compito di guidare tutti gli uomini alla salvezza. Frutto squisito, primizia di questa salvezza è Maria. In lei si intravede il mistero di ogni donna che si china con sensibilità materna sulla vita umana per realizzare la sua vocazione specifica, fare del proprio figlio un figlio di Dio.
(rielaborazione di un articolo di don Ezio Bolis)



Uomo compagno di volo di Dio e degli uomini

Voglio ringraziarti; Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un'ala soltanto.
L'altra, la tieni nascosta: forse per farmi Capire che anche tu non vuoi volare senza di me.
Per questo mi hai dato la vita: perchè io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con te. Perchè vivere non è "trascinare la vita", non è "strappare la vita", non è "rosicchiare la vita". Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all'ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l'avventura della libertà. Vivere è stendere l'ala, l'unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come te!
Ma non basta saper volare con te, Signore, tu mi hai dato il compito di abbracciare il fratello per farlo volare.
Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
Non farmi passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine.
E sì è ormai persuaso di non essere più degno di volare con te.
Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un'ala di riserva. (don Tonino Bello)