Viviamo in modo instabile. Esiste una instabilità nella famiglia, nel mondo del lavoro, nella varie aggregazioni sociali e professionali, nelle scuole e nelle istituzioni.
Il prete:
· deve costituzionalmente essere un modello di stabilità e di maturità, di dedizione piena al suo apostolato.
Di fronte ad un mondo anemico di preghiera e di adorazione…
il sacerdote è
· in primo luogo, l’uomo della preghiera, dell’adorazione, del Culto, della celebrazione dei santi Misteri.
Di fronte ad un mondo sommerso da messaggi consumistici, pan-sensualistici, assalito dall’errore, presentato negli aspetti più seducenti,
il sacerdote deve
· parlare di Dio e delle realtà eterne e, per poterlo fare credibilmente, deve essere appassionatamente credente, così come deve essere “pulito”!
· accettare l’impressione di essere in mezzo alla gente, come uno che parte da una logica e parla una lingua diversa dagli altri («non conformatevi alla mentalità di questo mondo», Rm 12,12). Egli non è come “gli altri”. Ciò che la gente aspetta da lui è proprio che non sia “come tutti gli altri”.
Di fronte ad un mondo immerso nella violenza e corroso dall’egoismo,
il prete deve
· essere l’uomo della carità. Dalle vette purissime dell’Amore di Dio, scende a valle, dove molti vivono la loro vita di solitudine, di incomunicabilità, di violenza, per annunciare loro misericordia, riconciliazione e speranza.
· rispondere alle esigenze della società, facendosi voce di chi non ha voce: i piccoli, i poveri, gli anziani, gli oppressi, gli emarginati.
· non appartenere a se stesso ma agli altri.
· cercare ciò che è di Cristo, ciò che è dei suoi fratelli.
· condividere le gioie e i dolori di tutti, senza distinzioni di età, di categoria sociale, di estrazione politica, di pratica religiosa.
· essere la guida della porzione di Popolo, che gli è affidata.
· essere il pastore di una comunità formata da persona, che hanno, ciascuna, il loro nome, la loro storia, il loro destino, il loro segreto.
· essere contemporaneamente piccolo e grande, nobile di spirito come un re, semplice e naturale come un contadino.
· non abbassarsi davanti ai potenti, ma curvarsi davanti ai poveri e ai piccoli, discepolo del suo Signore e capo del suo gregge.
· non solo essere dispensatori dei Misteri di Cristo, ma nella babele odierna essere segni sicuri di riferimento e di speranza, per quanti cercano la pienezza, il senso, il fine, la felicità.
(Cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero, 2011 a Los Angeles)
Nessun commento:
Posta un commento