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mercoledì, luglio 20

Ti accolgo perché ti amo: una Famiglia nel Cuore

L’Associazione “Mondo a colori Onlus” da 13 anni organizza dei “soggiorni terapeutici” per i bambini nati nella zona di Chernobyl dopo l’esplosione nucleare. A fianco del progetto di ospitalità in famiglia, si è aggiunta quest’anno l’accoglienza di un gruppo di bambini provenienti dall’orfanotrofio di Schors in Ucraina. Rivolgiamo qualche domanda alla Presidente dell’Associazione, Pinuccia Maggi.

Come è stato possibile far venire questi orfani in Italia?
Questo progetto umanitario si è potuto realizzare per la disponibilità che l’istituto Don Orione ha dato, accettando  di accogliere nella sua struttura sei bambini con il loro insegnante. Gli orfani sono arrivati in Italia grazie al contributo di alcune famiglie ed alla disponibilità dei volontari nell’affiancare la gestione dei piccoli.

Cosa desiderano questi bambini?
Al di là del beneficio alla salute, questi nostri bambini vengono anche per trovare un sorriso, un amico che li accolga e che li ami sapendosi prendere cura di loro, condividendone ogni giorno le difficoltà, i  bisogni, le paure. Arrivano seri, timidi, a volte quasi timorosi, portandosi come bagaglio un sacchettino di plastica con un paio di calze e di mutandine. Non sanno che cosa e chi li attende, partono per un luogo sconosciuto, per loro che non hanno mai lasciato l’Ucraina, un luogo lontano, popolato da persone che non parlano la loro lingua e che quando li vedono gesticolano affannosamente per farsi capire, persone inizialmente strane ai loro occhi, ma che poi si rivelano inevitabilmente mamme e papà da amare, una famiglia dove vivere serenamente.

Ma un Istituto non è propriamente una famiglia…
Eppure anche i nostri orfani hanno trovato una famiglia: la famiglia del Don Orione a Erba. Questa straordinaria comunità ci ha accolti a braccia aperte. Dico “ci”, perché con i piccoli ucraini, ci siamo anche noi volontari e le famiglie che hanno sostenuto il progetto, cercando in tutti i modi di creare una sinfonia di cuori.

Che cosa state sperimentando?
Abbiamo conosciuto e stiamo vivendo, con don Filippo e don Roberto, il messaggio che il loro stratega della carità ha lasciato: accogliere per amore. “Ti accolgo perché ti amo” ripeteva spesso san Luigi Orione. ”Vi è una condotta dell’accogliere ed essa è l’amore.” Accogliere per Don Orione significava prima di tutto avvicinare il cuore e in lui troviamo un cuore senza confini, portatore d’amore, solidarietà, aiuto, un amore che dava senza chiedere, un amore che donava a tutti, un amore che accoglieva tutti. Questi sono i valori cristiani che respiriamo ogni giorno, il profumo che ci avvolge  quando la porta si apre ed il sorriso di questi uomini portatori di carità ci accoglie al don Orione di Erba. Non chiedono nulla, non ha importanza il tuo credo. Quello che io vivo ogni giorno è che lì è importante il tuo cuore.

Come vivono gli orfani questa esperienza?
I bambini sono contenti. Qui sperimentano cosa significa accogliere, ed ogni giorno in loro, e in noi, ne percepiamo gli effetti benefici. Ognuno ne esce arricchito e rasserenato. E si dimenticano anche le frasi provocatorie di chi ti chiede quale sia il senso di questi progetti, che utilità abbia portare degli orfani che poi ritorneranno in orfanotrofio, che la tragedia di Cherbobyl è successa tanti anni fa… che… che…

Alcune di queste affermazioni non sono forse vere?
Dobbiamo capire che questi bambini vivono costantemente in un territorio ancora contaminato. Questa opportunità di venire in Italia è fondamentale per la loro salute, per la crescita, per il futuro. La loro esperienza spesso è fatta di paure, di malattie, di incertezze, di solitudine. Un’infanzia è stata loro negata. Eppure questi piccoli regalano ad ognuno di noi tanta gioia, forse più di quella che noi stessi sappiamo donare.
Cosa vi spinge a continuare questo servizio?
E’ un dovere cristiano, ma anche un impegno civile nei confronti di chi soffre, soprattutto di chi nella sfortuna è ancora più sfortunato, perché è solo, e attende indifeso, con rassegnazione, nell’assordante silenzio di un orfanotrofio, qualcuno che lo possa amare, qualcuno che sappia prendersi cura anche di lui. Incoraggia pensare a quanti si prodigano per realizzare questo desiderio. “Spasibo” direbbero i nostri piccoli, “grazie” per questo regalo grande che ogni bambino nel mondo desidera e che cercate di darci: una famiglia. E certamente, quando l’aereo ripartirà per l’Ucraina, ognuno di loro potrà ritornare con una famiglia nel cuore!


CHERNOBYL 25 ANNI DOPO

Alcune considerazioni per spiegare l’importanza di allontanare, per alcuni periodi, i bambini da territori tutt’oggi contaminati.

Il 26 aprile del 1986 è esploso il reattore n° 4 della centrale nucleare di Chernobyl. Questa data ha cambiato il destino dell’Ucraina, lasciando in quel meraviglioso territorio, che chiamavamo il granaio d’Europa, un nemico invisibile, contro il quale ancora oggi siamo impotenti. Quando succedono disastri come questo, l’uomo può solo pietosamente contare le vittime e rimproverarsi gli errori fatti o ancor peggio le proprie bugie.
I bambini e gli organismi giovani, i neonati e gli embrioni, sono in genere i soggetti più esposti alle radiazioni, perché le loro cellule si riproducono a una velocità amplificata dalle necessità fisiologiche che le rende più sensibili ai cambiamenti di codice genetico. Una radiazione che colpisce una donna incinta può tradursi in alterazioni che si manifesteranno alla nascita del bambino e che si trasmetteranno alle generazioni successive. Sono estremamente vulnerabili anche gli organi riproduttivi, sia maschili che femminili, in cui sono contenute le cellule a partire dalle quali si costruirà il codice genetico della prole. Questo spiega perché il danno di Chernobyl è destinato a non finire con la generazione dei viventi di oggi, ma continuerà ad agire su esseri che devono ancora nascere e persino essere concepiti.
Ci si è accorti che respirare aria salubre, mangiare cibi non contaminati permette al organismo dei bambini in crescita un aiuto per combattere quel nemico invisibile che ancora contamina la loro terra e quindi i prodotti che mangiano, l’aria che respirano, l’acqua che bevono… Da allora, varie associazioni si sono impegnate a portare in Italia i bambini per dei “soggiorni terapeutici”. Questi bambini sono tutt’oggi una testimonianza scomoda per chi parla di nucleare sicuro, per chi vuole dimenticare, per chi vuole seppellire, con i tanti morti che quel disastro epocale si inghiottì, il ricordo di quel giorno.
Secondo stime ufficiali, dovremo aspettare fino al 2056 per poter fare considerazioni più dettagliate, ma grazie a ricerche effettuate dopo l’evento Chernobyl, ora sappiamo per esempio che la pelle, i reni, i polmoni, la tiroide, le ossa sono tra gli organi più esposti; che le radiazioni causano mutazioni genetiche ereditarie, leucemia e altri tumori che possono insorgere anche con un ritardo di moltissimi anni, e che dosi elevate provocano l’immediata caduta dei capelli, la comparsa di piaghe, la sterilità. Sappiamo anche che la morte è dovuta essenzialmente a emorragia, danni gravi alle cellule nervose o intestinali, distruzione del midollo osseo che presiede alla riproduzione dei globuli e delle piastrine del sangue e che la morte radioattiva non è quasi mai immediata.
Nell’area circostante la Regione di Chernobyl l’incidenza di alcune forme di cancro, specialmente nelle forme tiroidee, leucemiche e ossee è notevolmente aumentata, in alcuni casi del 100%. Per questa drammatica eredità che il disastro nucleare ha lasciato, da alcuni anni, unitamente all’ospitalità terapeutica e ai progetti di cooperazione, l’Associazione “Mondo a Colori” sta realizzando con l’Ucraina anche interventi medico-sanitari rivolti agli ospedali e ai bambini malati di cancro che nel loro Paese non possono essere operati per mancanza di strutture e/o cure adeguate, mentre in Italia possono essere salvati.
                                                                  Il Presidente dell’Associazione “Mondo a colori onlus”
                                                                                                             Pinuccia Maggi