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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

sabato, novembre 3

La preghiera è luce per l'anima

"La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. È, infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l'anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno.
Non bisogna infatti innalzare il nostro animo a Dio solamente quando attendiamo con tutto lo spirito alla preghiera. Occorre che, anche quando siamo occupati in altre faccende, sia nella cura verso i poveri, sia nelle altre attività, impreziosite magari dalla generosità verso il prossimo, abbiamo il desiderio e il ricordo di Dio, perché, insaporito dall'amore divino, come da sale, tutto diventi cibo gustosissimo al Signore dell'universo. Possiamo godere continuamente di questo vantaggio, anzi per tutta la vita, se a questo tipo di preghiera dedichiamo il più possibile del nostro tempo.
La preghiera è luce dell'anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l'uomo. L'anima, elevata per mezzo suo in alto fino al cielo, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili. Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l'anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile.
La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio, e nel medesimo tempo rende felice l'anima perché appaga le sue aspirazioni. Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole.
Essa è un desiderare Dio, un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina. Di essa l'Apostolo dice: Non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili (cfr. Rm 8, 26b). Se il Signore dà a qualcuno tale modo di pregare, è una ricchezza da valorizzare, è un cibo celeste che sazia l'anima; chi l'ha gustato si accende di desiderio celeste per il Signore, come di un fuoco ardentissimo che infiamma la sua anima.
Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà mediante la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza."
Dalle « Omelie » di san Giovanni Crisostomo, vescovo (Om. 6 sulla preghiera; PG 64, 462-466)

giovedì, novembre 1

Essere Chiesa

Il centro del popolo di dio è l'annuncio della Morte, Resurrezione e Ascensione di Gesù, fatto sotto l'azione dello Spirito Santo. Ascoltando questo annuncio, la fede s'accende, perchè l'uomo notifica che Gesù è morto per i nostri peccati, è resuscitato per la nostra giustificazione, quindi non c'è Salvezza fuori di Lui. Essere Chiesa, vuol dire, essere capaci di trafiggere il cuore, saper condividere le situazioni della vita, collocandovi la parola di Dio, che provoca, consola, genera adesione. 
Il primo terreno in cui gettare la Parola di Dio, non sono le domande esistenziali, ma la vita quotidiana, con tutti i momenti fondamentali, forti (vita, morte, matrimonio, consacrazione a Dio). Qui la parola cristiana sa dire qualcosa all'alfabeto della vita umana; ciò che conta non è dare risposte ma partire dalla vita quotidiana, parlare al cuore di chi ascolta e non "regalare" risposte preconfezionate. Il vero annuncio di Dio, nasce se il popolo di dio, ogni 8 giorni si ritrova per incontrare il Signore risorto. La comunicazione vera e profonda, tante volte nasce dall'ascolto, dal "perdere tempo", senza cadere nella tentazione di dare subito la risposta, anche se è quella giusta e vera. Invece la capacità di amare ci abilita ad essere compagni di viaggio, ad apprezzare il bene che c'è nella società, a saper valutare il positivo nell'umanità, ad essere aperti al dialogo, liberi dai pregiudizi, a valorizzare le diversità, aspettando il momento giusto, quando è docile ad accogliere, all'ascolto, per correggere, per purificare le motivazioni.

Lc 10,25-37

Questa parabola non da esempi da seguire, ma provoca un'ulteriore ricerca per buttare giù i luoghi comuni, le barriere, perchè sembra che il segreto stia nell'amare, perchè di amore si può morire, ma di essere amato si vive. 
In questo brano Gesù proclama essenzialmente la misericordia e la bontà di Dio, a cui ognuno di noi deve dare una risposta che consiste nell'amare Dio in modo totale ed esclusivo, nell'amore il prossimo come Dio lo ama.
In fatti l'amore verso Dio si manifesta in un amore concreto verso i fratelli, soprattutto verso i bisognosi, gli emarginati, perchè la nostra fede ha bisogno di una prassi ispirata dall'amore. Non basta una conoscenza tecnica, ma è necessario una coerenza nel condurre la propria vita. 
C'è bisogno di compassione, cioè di solidarietà con colui che soffre. L'amore non può ridursi al fare, ad una buona organizzazione di strutture caritative. Il giusto punto di partenza è che Dio solo è amore, noi abbiamo amore, solo se lo riceviamo da una fonte più grande di noi. Per amare viene richiesto un nostro cammino di conversione continua; sapremo amare solo se cogliamo l'amore di Dio per noi, solo dopo che saremo guariti da Dio Amore sapremo accogliere gli altri. 

Solennità di Tutti i Santi




Per secoli l'idea comune riguarda alla santità, e ai santi, consisteva nel continuo distacco dal mondo per una perfezione rarefatta. Con il Concilio Vaticano II, abbiamo capito che sono chiamati tutti i cristiani alla santità, e ad essere santi, cioè ad essere testimoni del Vangelo al cuore del mondo. L'elemento fondamentale della santità è la comunione, simile ad una fusione, come il sale o il lievito, con la realtà in cui viviamo tale da trasformare il mondo. Solo così riusciremo a vedere l'umanità attraverso Gesù, che ci mostra la santità quotidiana che rende bella e buona la nostra umanità. CHI E' IL SANTO?
  • colui che vive pienamente il suo essere uomo, pienamente il suo essere battezzato, pienamente la sua vocazione matrimoniale o di consacrazione.
  • colui che porta impresso il sigillo di Dio, cioè vive in questo mondo, lo ama ma sa di non appartenergli.
  • colui che mostra Gesù vero Dio. Il mondo mostra i propri idoli, ognuno di noi costruisce i propri idoli, ma solo in Dio si trova la vera Salvezza.
  • colui che indossa le vesti candide e sta davanti all'Agnello, cioè coloro capaci di vivere nella dignità di figlio di Dio, come creatura libera, sapendo che tutto è grazia di Dio, Lui solo è l'artefice di tutto; e solo con questo atteggiamento sarò rivestito di Bellezza e Grazia.
  • colui che ha compreso e accettato il mistero del chicco: muore, feconda e matura in un paziente cammino, anche a prezzo della sofferenza. Il rischio è di rimanere sotto terra, plasmati dallo Spirito. Il male e la morte ci sono e ci saranno sempre, ma non mancheranno mai uomini che con la loro incessante preghiera d'intercessione alla Misericordia di Dio. Dio ama gli uomini che hanno il coraggio di pregare con le labbra e la vita che Egli è il Misericordioso, il Compassionevole. Dio ama l'uomo che ama il Sogno di Dio, già ora, nel proprio presente così com'è. I santi sono i nostri amici, sono uomini vivi e felici che fanno il tifo per noi. Come ad una corsa ciclistica, loro sono ai cigli delle strade della nostra e ci mostrano la via da percorrere per fare festa assieme.

domenica, ottobre 28

PREGHIERA PER LA FEDE

Signore, io credo: io voglio credere in Te.
O Signore, fa che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane.
O Signore, fa che la mia fede sia libera: cioè abbia il concorso personale della mia adesione, accetti le rinunce ed i doveri che essa comporta e che esprima l’apice decisivo della mia personalità: credo in Te, o Signore.
O Signore, fa che la mia fede sia certa; certa d’una sua esteriore congruenza di prove e d’una interiore testimonianza dello Spirito Santo, certa di una sua luce rassicurante, d’una sua conclusione pacificante, d’una sua assimilazione riposante.
O Signore. fa che la mia fede sia forte; non tema le contrarietà dei problemi, onde è piena l’esperienza della nostra vita avida di luce; non tema le avversità di chi la discute, la impugna, la rifiuta, la nega; ma si rinsaldi nell’intima prova della Tua verità, resista alla fatica della critica, si corrobori nella affermazione continua sormontante le difficoltà dialettiche e spirituali, in cui si svolge la nostra temporale esistenza.
O Signore, fa che la mia fede sia gioiosa e dia pace e letizia al mio spirito, e lo abiliti all’orazione con Dio e alla consacrazione con gli uomini, così che irradi nel colloquio sacro e profano l’interiore beatitudine del suo possesso. 
O Signore, fa che la mia fede sia operosa e dia alla carità le ragioni della sua espansione morale, così che sia vera amicizia con Te e sia in Te nelle opere, nelle sofferenze, nell’attesa della rivelazione finale, una continua testimonianza, un alimento continuo di speranza.
O Signore, fa che la mia fede sia umile e non presuma fondarsi sull’esperienza del mio pensiero e del mio sentimento; ma si arrenda alla testimonianza dello Spirito Santo, e non abbia altra migliore garanzia che nella docilità alla Tradizione e all’autorità del Magistero della santa Chiesa. Amen. (Papa Paolo VI)

Perdono di Carlo Castagna

In Carlo Castagna non è il rancore a dominarlo, né il desiderio di vendetta, ma la volontà di perdonare chi gli ha brutalmente portato via gli affetti più cari. Di trovare spazio, nelle preghiere, per chi lo ha ferito così profondamente. Di accettare l’accaduto come parte di un disegno più grande, divino. Un atteggiamento che potrebbe apparire sconcertante, addirittura disumano.
 Eppure Carlo Castagna, occhi lucidi e sguardo in basso, si rivela nella sua più autentica umanità quando rivive le fasi salienti della strage. La lucidità con cui ha appreso la notizia dei corpi sgozzati, il ritrovarsi ad affrontare una realtà che lo ha sconvolto, l’intuizione, rafforzata dalla fede solida della suocera, “Mamma Lidia”, che il perdono fosse la strada giusta da imboccare, quella che lo avrebbe risollevato.
 Perché “non si può vivere macerati dall’odio”, e laddove “abbonda l’umiltà di riconoscersi come peccatori abbondano anche la misericordia divina e la grazia del perdono”. “Troviamo spazio nelle nostre preghiere per queste persone che ci hanno ferito”, sosteneva coraggiosamente “Mamma Lidia”. Perché “il Padre non vuole la morte dei peccatori e, anzi, più è grande la colpa, più è grande l’abbraccio divino”. “Il perdono rende liberi”, sottolinea Castagna, che confida nel ritorno della serenità dopo ogni sofferenza vissuta cristianamente.
 La sua sofferenza è aver perso i suoi cari, la sua gioia è aver vissuto tanti anni al loro fianco. Castagna testimonia che “con l’aiuto del Padre si può anche amare il fratello che ti ha ferito”, incarnando l’esigenza dell’uomo di relazionarsi con Dio, l’abilità di accettare, con fede e consapevolezza, le conseguenza di un disegno che appare incomprensibile e ingiusto e, infine, la capacità del cristiano di perdonare.
 Un messaggio di non poco conto durante il periodo sociale che stiamo vivendo, che ci fa ritornare prepotentemente alle ultime parole sulla croce di Gesù: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. (Lc. 23,34). Il perdono, dunque, secondo l’intuizione di Castagna, è la via per guarire.