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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

domenica, dicembre 29

Responsabilità

Cos'è? "Capacità, obbligo di rispondere di qualcosa; rendere ragione di ciò che si è fatto, detto o omesso".
Cioè, rispondere di qualcosa a qualcuno, dare ragione ai propri atti.
Tutto questo è possibile solo se ci sarà un impegno precedente, altrimenti non c'è responsabilità. 
La responsabilità è una scelta che deve assunta liberamente; ognuno di noi è sanzionato o premiato, solo per ciò che ha fatto liberamente, cioè "dobbiamo educarci ed educare la propria libertà", cioè educare la propria responsabilità e viceversa.
La libertà e la responsabilità sono due facce della stessa moneta.
Dobbiamo rispondere della percentuale di libertà che ci compete in tutte le nostre azioni. Gli irresponsabili, dicono: "non è colpa mia", "è stato senza volerlo", "e a me che importa?", "se me lo chiedono, negherò tutto". 
 
Dalla notte che mi avvolge,
nera come la fossa dell'Inferno,
rendo grazie a qualunque Dio ci sia
per la mia anima invincibile.
La morsa feroce degli eventi
non m'ha tratto smorfia o grido.
Sferzata a sangue dalla sorte
non s'è piegata la mia testa.
Di là da questo luogo d'ira e di lacrime
si staglia solo l'orrore della fine.
Ma in faccia agli anni che minacciano,
sono e sarò sempre imperturbato.
Non importa quanto angusta sia la porta,
quanto impietosa la sentenza,
sono il padrone del mio destino,
il capitano della mia anima.  
 
(Poesia di William Ernest Henley)
 
Dove vogliamo arrivare con questo "cammino"?
  • MATURITÀ UMANA Interpretare e vivere la propria esistenza come collaborazione all’opera creatrice e salvifica di Dio, usufruendo responsabilmente dei doni di Dio, delle cose, del creato e del tempo.
  • SEQUELA DI GESÙ Percepire la persona di Gesù come modello di responsabilità: all’uomo che idolatra il mondo e il suo possesso, Gesù propone, con la sua vita, di dare fiducia a Dio e costruire il suo mondo di fraternità.
  • VITA NELLA CHIESA Incominciare a mettere un po’ del proprio tempo a disposizione del gruppo, dell’oratorio e dei bisogni della comunità cristiana, prenden-dosi una qualche responsabilità.
  • A SERVIZIO Riconoscere il valore della partecipazione per conseguire l’attuazione del bene comune della società, soprattutto attraverso il lavoro e lo studio.

    
 

Cooperazione

La cooperazione implica un lavorare assieme, cioè andare tutti nella stessa direzione, collaborare per arrivare, realizzare l'obiettivo comune. 
Con la collaborazione tendiamo a favorire l'altro; però uno collabora se c'è una reciprocità, altrimenti sarebbe solo un aiuto. L'aiuto segue solo una direzione: uno aiuta e l'altro è aiutato.
La cooperazione ha una doppia direzione: io aiuto l'altro e gli altri aiutano me, tutti ci diamo una mano a vicenda
La voglia di socializzare è nella persona, infatti l'uomo è persona mai un individuo, questo fragile equilibrio oscilla tra la socialità e l'egoismo.
Questi due aspetti, però, hanno la loro ragion d'essere. La socialità è necessaria perché abbiamo bisogno degli altri per sussistere. Da quando nasciamo abbiamo bisogno di un legame, super debole, per diventare umani (cioè inserirci nella cultura, nelle tradizioni).
Abbiamo però bisogno "dell'egoismo" per sussistere tra glia ltri. Per egoismo intendiamo: un prendersi cura di noi stessi; un proteggersi per non essere usati dagli altri.
L'amore per gli altri comincia da noi stessi! La cooperazione implica l'individualità di noi stessi e quella degli altri. Per cominciare con gli altri, dobbiamo influenzare e lasciarci influenzare, aiutare e lasciarci aiutare.


FARCELA DA SOLI
Una frase che spesso mi sento dire è: “ma io ce la devo fare da solo/a”. Quando chiedo: “perché?”, le persone rispondono in modo vago: “è giusto così”, “non si può dipendere dagli altri”, “siamo noi che dobbiamo risolvere i nostri problemi”.
Curiose affermazioni. Il punto è che troppo spesso i nostri pensieri non sono frutto di riflessione ma poggiano su pregiudizi ed emozioni. Crediamo di essere razionali, invece siamo immersi nelle emozioni senza esserne molto consapevoli.
Perché dovremmo farcela da soli? Perché è un disonore non riuscirci? Perché chiedere aiuto è vissuto spesso come un segnale di debolezza?
Io credo che invece sia un segno di umiltà e di libertà interiore. Nessuno di noi può farcela da solo: abbiamo bisogno di dialogo, di confronto, di sguardi diversi dai nostri che mettano in crisi i nostri orizzonti, i nostri sguardi, e che da quella crisi facciano nascere sguardi nuovi e più ampi.
Abbiamo paura della dipendenza quando, in realtà, siamo dipendenti.
“Voglio sentirmi libero/a!” Ma di che libertà parlo se poi sono prigioniero dei miei problemi, dei miei complessi? Per me la libertà è un percorso: non nasciamo liberi, né lo siamo per natura. Siamo guidati dagli istinti, dalle emozioni, dai complessi. Recuperiamo spazi di libertà via via che diventiamo più consapevoli di noi e di ciò che ci agisce. Se sono consapevole posso cercare di scegliere, di decidere cosa fare; nell’inconsapevolezza sono agito da istinti ed emozioni, e non sono libero.
Io non ce la faccio da solo: ho bisogno delle persone che amo, degli amici, di chi mi sta vicino. Chiedo aiuto quando ne ho necessità. Mi sento libero (Gv 15, 1-8).


 

Sii lieto



Si Lieto
Tutto è possibile a DIO
Preghiamo
non per ottenere delle cose
ma per essere trasformati
per venir cambiati in profondità.

Pregare è come cercare
uno stralcio d’azzurro nel cielo.
Pregare trasforma;
uno diventa ciò che prega
ciò che contempla con gli occhi del cuore.

Si prega per stupirci
di Dio che viene
in una donna,
viene come un bambino,
carne della nostra carnee
riempie di vita la vita.
Lui che inonda la vita anche le vie della morte.

Sii finestra di Dio,
trasformati
apriti alla gioia,
come una porta si apre al sole.
Dio viene si avvicina e porta una carezza.
Dio viene e ci stringe in un abbraccio,
viene e porta una promessa di felicità.

Dio seduce e parla il linguaggio della gioia.
Si felice di accogliere
un Dio innamorato e affidabile.
Riempi la vita di tenero amore,
danza insieme a Maria e a Gesù.

Dà gioia a Dio stesso.
Riempiti di Lui,
accoglilo e fa scendere la Sua carezza,
la Sua grazia.
Fatti irradiare dal sole,
caricati di Luce per rilasciarla goccia a goccia.

Dio prova gioia a stare con te,
tu fai felice Dio
Cristo è in te.
Lascialo entrare,
crescere,
lasciati modificare,
modellare da Lui,
vivi la tua vita e la Sua.





martedì, dicembre 24

Mt 1,18-24


Giuseppe è l'uomo giusto, cioè l'uomo che ha gli stessi sogni di Dio. Giuseppe il giusto è in crisi, vive un conflitto emotivo-spirituale, non ha dubbi verso Maria e la sua gravidanza, ma non sa cosa mettere al primo posto nella sua vita. Davanti a questo evento soprannaturale in Maria non sa qual è il compito, il suo posto, non riesce a scegliere tra la Legge prescritta e l'amore. 
Non temere! è la Parola con cui Dio inizia a dialogare con Giuseppe e lo rassicura dicendogli che Lui è in favore della vita, sempre! Non solo di una cratura nascente, ma di tutte le volte che l'uomo decide di rialzarsi, di non ascoltare le proprie paure, dice no al male, di non lasciar vincere la disperazione.
Non temere, Giuseppe, uomo, perché Gesù salverà, dal peccato (atrofia, cardiopatia del vivere), allargherà, farà spazio alla nostra umanità.
Gesù viene e crea spazio in me per le creature, per i poveri, per il cielo e per i sogni. Gesù viene e mette la sua tenda, mangiatoia in ciascuno di noi.
Sia in Matteo che in Luca abbiamo un angelo che parla a Maria e a Giuseppe. Dio non ruba spazio alla famiglia, anzi la coinvolge tutta. Diffidate da chi si "consuma"  correre in chiesa ad ogni piè sospinto, a chi è in mille cose in parrocchia, è sempre presente e poi al marito gli prepara i "4 salti in padella" col muso lungo e pretendendo di essere ringraziata per quello che gli fa. Diffidate perché Dio ci chiama alla coerenza: ciò che fai fuori, fai in casa e viceversa, perché da cristiani, col Battesimo, la nostra famiglia è: quella d'origine, quella che abbiamo costituito (sia quella tra uomo e donna, sia la comunità di consacrati), la nostra città, la nostra Regione, il nostro Stato, Continente, Mondo. 

Dio coinvolge tutti e tutto, non ferisce l'armonia, cerca il sì plurale, dei due cuori.
Dio non fa paura, e chi ha paura non vive di Dio, infatti Giuseppe preferisce l'amore per Maria, per Dio che l'amor proprio. Giuseppe da il primato all'amore perché Dio al tempio preferrisce la casa. Dio benedice sempre e ci mette a fianco angeli che parlano di Lui, ci mette a fianco persone che hanno bisogno di noi. 
In questi giorni ammireremo molti presepi, impariamo a non mentire ai nostri bambini, a non ridurre tutto ad una favola ma nei sogni dei bambini sforziamoci di mettere il sogno di Dio.
 Ma qual è il suo sogno? Che Lui è pazzo di noi, è follemente innamorato della sua creatura preferita a tal punto che si fa bambino, si fa creatura fragile, piccola e bisognosa di tutto e di tutti, si fa l'opposto del super eroi che risolve i problemi, ogni uomo aspetta per se.
Oggi Giuseppe c'insegna il vero amore per Dio e per l'altro.
Amare senza possedere, vivere il passaggio (la Pasqua) dal Possedere al Proteggere.
Ma quest'ultimo verbo indica un amore che ha la stessa radice di morire e di vivere; cioè un:
  • dare e mai prendere o pretendere.
  • amare per primo, in perdita.
  • senza calcolatrice o l'orologio
  • amore immerso nel silenzio e nell'ascolto perché solo così Dio potrà rendere il nostro cuore più spazioso e, come diceva san Luigi Orione, poter "lavorare per Dio solo".

giovedì, dicembre 19

Tolleranza

Tollerare è solo sopportare?
Un significato povero è: sopportare, avere pazienza agli errori, colpa degli altri, non aggredire chi pensa diversamente da te, lasciare in pace la persona che ci offende, non irritarci per ciò che è diverso da me.

Un significato ricco è: riconoscere il pluralismo, rispettare la diversità, condividere con gli altri le differenze4 come qualcosa di positivo.
Evitare le discriminazioni.
Educarci ad uno spirito di comprensione, tolleranza, amicizia tra i popoli, pace e fratellanza universale, consapevolezza che dobbiamo consacrare le nostre energie, la nostra intelligenza al servizio del proprio simile.
E' TOLLERANTE MA POCO...
  • Chi perdona e dissimula gli errori degli altri.
  • Chi non attacca quelli che la pensano diversamente da lui.
  • Chi crede di appartenere alla parte sana della società.
  • Chi pensa: soffrono abbastanza per essere come sono.
  • Chi dice: com'è cattiva la gente!
  • Chi ha nostalgia di tempi e costumi più uniformi.
  • Chi insegna la verità agli altri.
  • Chi ama rispondere.
E' REALMENTE TOLLERANTE...
  •  Chi cerca di capire coloro che ritiene essere in errore.
  • Chi si avvicina a quelli che la pensano diversamente da lui.
  • Chi crede che ogni persona ha pregi e difetti.
  • Chi pensa che bene o male siamo tutti come siamo.
  • Chi dice: come siamo cattivi noi uomini!
  • Chi è convinto che ci sia più gusto nella varietà.
  • Chi cerca la verità negli altri.
  • Chi ama domandare.
E' REALMENTE INTOLLERANTE
  • Chi crede di avere sempre ragione e che gli altri hanno torto.
  • Chi si allontana da quelli che la pensano diversamente.
  • Chi professa l'esistenza di razze o culture superiori ad altre.
  • Chi vuole che tutti la pensino allo stesso modo (cioè come lui)
  •  Chi dice: l'unico buono sono io! oppure sono troppo buono!
  • Chi dice che esistono troppi modi di pensare diversi.
  • Chi crede che la libertà sia un male.
  • Chi non vuole ascoltare.



 

Nessuna chiesa è tenuta a mantenere nel suo seno, in nome della tolleranza, uno che, nonostante le ammonizioni, continua ostinatamente a peccare contro le leggi stabilite in quella società; poiché, se chiunque può violarle impunemente, è finita per la società, perché esse sono le condizioni di sussistenza della comunità e il solo vincolo che tiene unita la società.


Non la diversità di opinioni, che non si può evitare, ma il rifiuto della tolleranza a quelli che hanno opinioni diverse, che avrebbe potuto essere concessa, ha prodotto la maggior parte delle contese e delle guerre di religione che sono sorte nel mondo cristiano.

John Locke, Lettera sulla tolleranza, 1689

L'ABC dell'uomo

Per fare il proprio dovere d'essere umano non serve essere cristiani!


Rm 8,19-24


Paolo non separa mai il Dio Creatore dal Dio Salvatore.
L'uomo è responsabile della creazione e deve portare a termine il lavoro di dio sotto la direzione di dio stesso per una speranza della futura liberazione.
L'uomo deve salvarsi con la creazione e nella creazione. Perciò il suo compito è di "salvare" tutta la persona, l'integra persona.
L'uomo ha uno stretto legame col creato, la sua preghiera non deve essere un volo mistico ma la forza motrice per migliorare il mondo, uno sforzo umano nella storia dell'uomo.
L'Avvento non è solo un'attesa al Natale, ma un periodo forte che ha una direzione, un impegno ad essere uomini integrali, inseriti nell'oggi, nella realtà della propria vita, perché il Natale non è un ricordo devoto e sentimentale di Dio, ma contemplando la culla vedo la Gloria finale incarnata.

mercoledì, dicembre 18

Lentamente muore


Lentamente muore 
(Ode alla vita)
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente
chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo
quando è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita,
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in sé stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce
o non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità. 

(Martha Medeiros)

domenica, dicembre 8

Lc 1,26-38

Annunciazione di Maestro Moulins





Oggi Dio ci chiama ad aprirci alla gioia, perché Dio ci sfiora, ci tocca nella nostra vita quotidiana, nella mia casa e... lo fa sempre!
A Maria, Dio non chiede di pregare, d'inginocchiarsi, ma di aprirsi alla gioia, come una porta si apre al sole.
Maria deve rallegrarsi perché è piena di grazia, questa grazia non deriva dal fatto che ha detto sì, ma da Dio che ha detto sì a Maria, e dicendolo a lei l'ha detto a tutti noi. Tutti siamo amati come siamo, per quello che siamo, ognuno amato per sempre.
Maria, non è la solita Barbie, svenevole e superficiale, ma una ragazza intelligente che pronuncia il suo sì dopo che ha posto una domanda intelligente.
La domanda che pone non è per sindacare, ma per capire meglio e fare il proprio compito al meglio, per fare bene il compito assegnatole da Dio. Il suo sì è libero e liberante, è creativo e la rende serva. Non è un titolo svilente perché è la prima dopo il Re.
Annunciazione di Adelina Zandrino
Maria è invitata a gioire perchè è piena di grazia, cioè perché Dio è dentro di lei e le colma la vita.
Arrivare a dire sì non bastano 5 minuti. E' una decisione radicale, totale, che stravolgerà la vita di Maria, perché sarà sotto il giudizio di tutti, e dell'intera umanità di tutti i tempi, perchè Gesù è la speranza che  si confronta con il peccato (divisione, disordine, conflitto) e vince. Dio vince con l'intervento di dio attraverso un umile donna. Attraverso maria Dio si prende cura dell'umanità. Con Dio tutto è possibile, perché a Dio nulla è impossibile.
Dio non toglie spazio alla vita, a quella vera, che va oltre alla morte, che rende la terra terreno fertile di gioia, pace, serenità, fraternità.
Maria è la strada del sì a dio e di dio, perché ci porta a Gesù. Maria è madre di Dio ma il Vangelo termina con Maria discepola, la prima, la più sublime.
L'amore a Maria non è un amore sentimentale, di commozione. Non basta commovuersi mentre passa la statua di Maria durante la processione, amare Maria vuol dire imitarla come discepola, imitarla nelle sue caratteristiche più specifiche.
Maria é...
Annunciazione di Daniela Ventrone
Immacolata: cioè pensata e preparata da Dio per un compito che cambierà la storia.
Credente: perchè si fida di parole difficli, fuori dal comune, non sempre immediate e chiare. Parole del Vangelo che parlano di Dio, dell'uomo e di me. 
Docile e Obbediente: non come un cagnolino col suo padrone. Troppe volte noi desideriamo questo tipo di obbedienza. Ci aspettiamo che gli altri ci obbediscano, ci ascoltino come un cagnolino fa col suo padrone. Ma è un obbedire come l'albero lo fa col vento. Si piega, prende la forma e la direzione che il vento gli da, ma non si spezza. Maria si "piega" a Dio nel fare cose più grandi di lei, e così anche noi dovremmo essere docili a Dio, in compiti nei quali so che c'è il seme della Salvezza. 
Umana: è la più umana nel vangelo, non nasconde paure e dubbi, non cade nel perfezionismo, ma vive la sua vita fatta di tempi, molte volte lunghi, domande, difficoltà, crescita e risposte.
Maria c'insegna ad avere una fede robusta, meditata, accolta e consegnata a Colui che è la Risposta a tutte le domande dell'esistenza, c'insegna ad essere noi i Tabernacoli viventi di Dio. Contemplare il Bambino nella culla, è meditare il Mistero Pasquale. Il legno della culla, come dicevano i Padri, è stato usato per costruire la croce di Gesù.

Annunciazione di Ulisse Sartini



La croce porta Gesù che è l'Amore pure, noi non amiamo la croce, ma il Crocifisso glorioso e come Maria lo capiremo vivendo e meditando la nostra vita. Maria sotto la croce genera la Chiesa, genera noi e c'invita, oggi, ad essere pienamente uomini e pienamente cristiani, in cui mettiamo in gioco la nostra intelligenza, la nostra volontà, i nostri sentimenti e la nostra fiducia. 
San Luigi Orione ci scrive:
"Onoriamo Maria! e stacchiamo il nostro cuore dai beni di questa misera terra, ché, quaggiù, ogni cosa è vanità, e le ricchezze caduche e il fumo degli onori e le voglie dei sensi: tutto è disinganno!
Amiamo la beata e spirituale povertà, tanto cara alla Madonna leviamo alto lo spirito alle cose invisibili, e corriamo là dov'è gaudio sempiterno!
Annunciazione di Arcabas
Onoriamo Maria! Invochiamola, supplichiamola di infonderci un po' della sua immacolata purezza e di purificarci: di darci la mano e di condurci: di darci la semplicità dal cuore puro, che vede Dio, che intende a Dio: ci dia la Santa Madonna l'amore di Gesù sopr'ogni cosa, e forza di volontà per camminare virilmente con Cristo!"

La speranza davanti a tanto male è il fatto che ancora oggi ci sono uomini e donne che dicono il loro sì davanti a tutto, dicono il loro sì a Dio sapendo che solo così la propria vita sarà piena e sarà Beata.

Poesia all'Immacolata Concezione


Vera Madre son io di un Dio che è Figlio
e son figlia di Lui, benché sua Madre.

Ab aeterno nacqu'Egli ed è mio Figlio,
nel tempo io nacqui, eppur gli sono Madre

Egli è il mio Creator ed è mio Figlio;

son io sua creatura e Gli son Madre.

Fu prodigio divin l'essere mio Figlio
un Dio eterno, e me d'aver per Madre

L'essere quasi è comun fra Madre e Figlio
perché l'esser dal Figlio ebbe la Madre
e l'esser dalla Madre ebbe anche il Figlio.

Or, se l'esser dal Figlio ebbe la Madre,
o s'ha da dir che fu macchiato il Figlio,
o senza macchia s'ha da dir la Madre.


Questa poesia fu composta niente di meno che da Satana in persona.  
Nel 1823, ad Ariano Irpino (Avellino), due celebri predicatori domenicani, 
p. Cassiti e p. Pignataro, furono invitati a esorcizzare un ragazzo. Allora si discuteva ancora tra i teologi sulla verità della Immacolata Concezione, che fu poi proclamata dogma di fede trentuno anni dopo, nel 1854. Ebbene, i due frati imposero al demonio di dimostrare che Maria era Immacolata; e per di più gli ingiunsero di farlo mediante un sonetto: una poesia di quattordici versi endecasillabi, a rima obbligata. Si noti che l'indemoniato era un fanciullo di dodici anni e analfabeta. Subito Satana pronunciò i versi che abbiamo sopra esposti (Fonte: Padre Gabriele Amorth, Nuovi Racconti di un esorcista).

giovedì, dicembre 5

Come fare un esame di coscienza


Per la miseria di mamma e papà, per la rovina del mulino, per quel tavolone della sventura, per il vino versato, per le pecore rognose, grazie, mio Dio.

Per la bocca di troppo che ero da sfamare, per i bambini che ho accudito, per le pecore che ho pascolato, Grazie.

Grazie, mio Dio, per il procuratore, per i gendarmi, per le parole rudi di Padre Peyramale.

Per i giorni in cui siete venuta, per quelli in cui non siete venuta, non potrò mai ringraziarvi abbastanza che in Cielo...

Grazie perché se ci fosse stata una giovane più insignificante di me, non avreste scelto me…

Grazie per aver colmato di amarezze il cuore troppo tenero che mi avete dato. Per Madre Josephine, che mi ha definito buona a nulla, grazie…

Per i sarcasmi della Madre Superiora, la sua voce dura, le sue ingiustizie, le sue ironie e per le umiliazioni, grazie.

Grazie di essere stato l’oggetto privilegiato dei rimproveri, per cui le Sorelle dicevano: “Che fortuna non essere Bernardetta”.

Grazie di essere stata Bernardetta, minacciata di prigione perché vi aveva vista, Vergine Santa, di essere stata guardata dalla gente come una bestia rara: questa Bernardetta talmente insignificante, che quando la si vedeva, si diceva: “Quella là?”.

Per questo corpo mingherlino che mi avete dato, per questa malattia di inferno, per le mie carni incancrenite, per le mie ossa cariate, per i miei sudori, per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti, grazie, mio Dio.

E per questa anima che mi avete dato, per il deserto dell’aridità interiore, per la vostra oscurità e le vostre rivelazioni, per i vostri silenzi e i vostri lampi, per tutto, per Voi, assente o presente, grazie Gesù .  ( Bernadette Soubirous)