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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

sabato, luglio 7

Fede


Un credente è un non credente che si sforza ogni giorno di credere
Credere è un po’ combattere. Bisogna decidere ogni giorno di essere cristiani, non lo si è mai una volta per tutte. La religiosità come luogo della serenità e della pace definitiva e la fede come uno stato certo, stabile e indiscutibile, sono equivoci da sfatare. 
Un sacerdote mi disse un giorno che bisogna decidere ogni giorno di essere cristiani, non lo si è mai una volta per tutte. La fede deve essere incarnata ogni giorno nelle persone, nei fatti, nelle parole della nostra vita quotidiana e seppure la grazia di Dio ci aiuti a farlo, il nostro impegno non è mai scontato, automatico, ma richiede una decisione, richiede fatica, appunto "sforzo".
Erri De Luca: "Credente non è chi ha creduto una volta per tutte, ma chi, in obbedienza al participio presente del verbo, rinnova il suo credo continuamente". "Emblematico - spiega il cardinale - è appunto il participio presente che incarna una continuità e non un atto singolo".
Lo scrittore-filosofo spagnolo Miguel de Unamuno y Jugo : "Coloro che ritengono di credere in Dio, ma senza la passione nei loro cuori, l'angustia nel pensiero, senza incertezze, senza dubbi, senza un elemento di disperazione anche nella loro consolazione, credono solo nell'Idea di Dio, non in Dio stesso". Il "dubbio" è il territorio dove si possono incontrare credenti e non-credenti. E ciò rafforza la mia convinzione che questo pericoloso territorio di confine sia l'unico veramente possibile, oltre che il più fecondo spiritualmente.
         "In questo momento storico così caotico, invece, le persone - commenta Alessandro Berti - si avvicinano erroneamente alla spiritualità cercandovi soprattutto pace".
          Dunque avvicinarsi alla spiritualità, non significa trovare la pace ma iniziare la lotta. Atanasio di Alessandria scriveva infatti: "Nessuno che non abbia sperimentato le tentazioni potrà entrare nel regno dei cieli. Togli le tentazioni e nessuno sarà salvato". Solo chi passa attraverso le tentazioni, chi combatte, può vincere il male e, anche quando non riesce a vincerlo completamente, fa comunque esperienza della misericordia di Dio.
          Insomma, quello della religiosità come luogo della serenità e della pace definitiva, come della fede come uno stato certo, stabile e indiscutibile, sono equivoci da sfatare. Non esistono persone più sofferenti, combattute e di conseguenza lottatrici e combattenti dei sacerdoti, delle religiose e dei religiosi. Solo nel combattimento si trova Dio. La fede è un processo dinamico, dialettico, fatto di morte e resurrezione. Ma il seme che non muore non dà frutto.
 

Lettera sulla preghiera

Perché pregare? …Per vivere.
Perché vivere è amare: una vita senza amore non è vita. È solitudine vuota, è prigione e tristezza. Vive veramente solo chi ama: e ama solo chi si sente amato, raggiunto e trasformato dall’amore. Il cuore umano non si schiude alla vita vera e piena se non è toccato dall’amore. Ora, l’amore nasce dall’incontro e vive dell’incontro con l’amore di Dio, il più grande e vero di tutti gli amori possibili, anzi l’amore al di là di ogni nostra definizione e di ogni nostra possibilità. Pregando, ci si lascia amare da Dio e si nasce all’amore, sempre di nuovo. Perciò, chi prega vive, nel tempo e per l’eternità.
Come pregare? Comincia a dare un po’ del tuo tempo a Dio. All’inizio, l’importante non sarà che questo tempo sia tanto, ma che Tu glielo dia fedelmente. Fissa tu stesso un tempo da dare ogni giorno al Signore, e daglielo fedelmente, ogni giorno, quando senti di farlo e quando non lo senti. Cerca un luogo tranquillo, dove se possibile ci sia qualche segno che richiami la presenza di Dio (una croce, un’icona, la Bibbia, il Tabernacolo con la Presenza eucaristica…). Raccogliti in silenzio: invoca lo Spirito Santo.
Porta a Dio il tuo cuore, anche se è in tumulto: non aver paura di dirGli tutto, non solo le tue difficoltà e il tuo dolore, il tuo peccato e la tua incredulità, ma anche la tua ribellione e la tua protesta, se le senti dentro.
Apri la Bibbia, meditala con amore, lascia che la parola di Gesù parli al cuore del tuo cuore; leggi i Salmi, dove troverai espresso tutto ciò che vorresti dire a Dio; ascolta gli apostoli e i profeti; innamorati delle storie dei Patriarchi e del popolo eletto e della chiesa nascente, dove incontrerai l’esperienza della vita vissuta nell’orizzonte dell’alleanza con Dio. E quando avrai ascoltato la Parola di Dio, cammina ancora a lungo nei sentieri del silenzio, lasciando che sia lo Spirito a unirti a Cristo, Parola eterna del Padre. Lascia che sia Dio Padre a plasmarti con tutte e due le Sue mani, il Verbo e lo Spirito Santo.
All’inizio, potrà sembrarti che il tempo per tutto questo sia troppo lungo, che non passi mai: persevera con umiltà, dando a Dio tutto il tempo che riesci a darGli, mai meno, però, di quanto hai stabilito di poterGli dare ogni giorno. Vedrai che di appuntamento in appuntamento la tua fedeltà sarà premiata, e ti accorgerai che piano piano il gusto della preghiera crescerà in te, e quello che all’inizio ti sembrava irraggiungibile, diventerà sempre più facile e bello. Capirai allora che ciò che conta non è avere risposte, ma mettersi a disposizione di Dio: e vedrai che quanto porterai nella preghiera sarà poco a poco trasfigurato.
Sappi, tuttavia, che non mancheranno in tutto questo le difficoltà: a volte, non riuscirai a far tacere il chiasso che è intorno a te e in te; a volte sentirai la fatica o perfino il disgusto di metterti a pregare; a volte, la tua sensibilità scalpiterà, e qualunque atto ti sembrerà preferibile allo stare in preghiera davanti a Dio, a tempo "perso". Sentirai, infine, le tentazioni del Maligno, che cercherà in tutti i modi di separarti dal Signore, allontanandoti dalla preghiera. Non temere: le stesse prove che tu vivi le hanno vissute i santi prima di te, e spesso molto più pesanti delle tue. Tu continua solo ad avere fede. Persevera, resisti e ricorda che l’unica cosa che possiamo veramente dare a Dio è la prova della nostra fedeltà. Con la perseveranza salverai la tua preghiera, e la tua vita.
Rimuovi da te ogni peccato, con la confessione umile e sincera delle tue colpe e il perdono sacramentale; dona a Dio ancor più del tuo tempo; e lascia che la notte dei sensi e dello spirito diventi per te l’ora della partecipazione alla passione del Signore. A quel punto, sarà Gesù stesso a portare la tua croce e a condurti con sé verso la gioia di Pasqua.
Non avere paura, dunque, delle prove e delle difficoltà nella preghiera: ricorda solo che Dio è fedele e non ti darà mai una prova senza darti la via d’uscita e non ti esporrà mai a una tentazione senza darti la forza per sopportarla e vincerla. Lasciati amare da Dio: come una goccia d’acqua che evapora sotto i raggi del sole e sale in alto e ritorna alla terra come pioggia feconda o rugiada consolatrice, così lascia che tutto il tuo essere sia lavorato da Dio, plasmato dall’amore dei Tre, assorbito in Loro e restituito alla storia come dono fecondo. Lascia che la preghiera faccia crescere in te la libertà da ogni paura, il coraggio e l’audacia dell’amore, la fedeltà alle persone che Dio ti ha affidato e alle situazioni in cui ti ha messo, senza cercare evasioni o consolazioni a buon mercato. Impara, pregando, a vivere la pazienza di attendere i tempi di Dio, che non sono i nostri tempi, ed a seguire le vie di Dio, che tanto spesso non sono le nostre vie.
Un dono particolare che la fedeltà nella preghiera ti darà è l’amore agli altri e il senso della chiesa: più preghi, più sentirai misericordia per tutti, più vorrai aiutare chi soffre, più avrai fame e sete di giustizia per tutti, specie per i più poveri e deboli, più accetterai di farti carico del peccato altrui per completare in te ciò che manca alla passione di Cristo a vantaggio del Suo corpo, la chiesa. Pregando sentirai crescere in te la passione per l’unità del corpo di Cristo e di tutta la famiglia umana.
Pregando, s’impara a pregare, e si gustano i frutti dello Spirito che fanno vera e bella la vita: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22). Pregando, si diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è stata voluta da Dio. Pregando, si avverte sempre più l’urgenza di portare il Vangelo a tutti, fino agli estremi confini della terra. Pregando, si scoprono gli infiniti doni dell’Amato e si impara sempre di più a rendere grazie a Lui in ogni cosa. Pregando, si vive. Pregando, si ama. Pregando, si loda. E la lode è la gioia e la pace più grande del nostro cuore inquieto, nel tempo e per l’eternità.
stralci, Mons. BRUNO FORTE

martedì, luglio 3

Mc 5,21-43


L'uomo non è creato per la morte, ma il peccato entrando nella vita dell'uomo ha aperto le porte del mondo alla morte. Gesù con questa Parola, ci dimostra che noi crediamo nel Dio dei vivi. Le due donne miracolate ci indicano il Dio della vita e per la vita. Per Gesù la morte è paragonata al sonno, come ad un preludio al risveglio, alla Resurrezione. Quando pensiamo alla resurrezione non pensiamo solo alla fine della vita, al fine della vita ma all'impegno a vivere il quotidiano da risorti. Come? Con la fede dell'emoraissa o di Giairo; con una fede in un Dio che ogni giorno ci prende per mano e ci fa alzare dalle situazioni che ci schiacciano, da tutto ciò che ci soffoca e ci fa rallentare il passo, dalla disperazione.

Notiamo il numero 12: dodici sono gli anni di malattia, dodici sono gli anni della bambini. Nel  Nuovo Testamento il 12 indica qualcosa che si compie.
A 12 anni Gesù proclama la prima profezia, (Lc 2,42 e 49).
Gesù sceglie 12 Apostoli.
Le ceste avanzate dopo che Gesù ha sfamato i suoi discepoli sono 12, (Mc 6,43).
12 sono le porte della Gerusalemme celeste, (Ap. 21,12-21).
La donna dell'Apocalisse è coronata da 12 stelle, .
L'albero della vita posto al centro della città dà 12 raccolti,.
Per Gesù il giorno è di 12 ore, (Gv 11,9).
Quindi i nostri racconti non indicano semplicemente una guarigione, ma dicono che è giunto il tempo... l'umanità peccatrice è liberata dai suoi mali.
Però Gesù chiede di non temere e di continuare ad aver fede, una fede che salva, una fede che ha mani per toccare, occhi per vedere, labbra per proclamare il Dio dei vivi e non dei morti. Una fede profonda, che non si scoraggia, una fede coraggiosa, testarda, una fede che permette all'onnipotenza di Dio di agire.