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venerdì, ottobre 25

Mc 7,1-23

AL DI LA' DELLE BARRIERE LEGALI


Il brano è una raccolta di differenti unità, collegate tra loro da affinità tematiche.

DIVISIONE
vv. 1-8: abluzioni giudaiche, una religiosità fatta norma.
vv. 9-13: l'unico comandamento, trasgredito osservando le leggi.
vv. 14-21: cibi impuri, problema per antichi.
vv. 22-23: insegnamento di Gesù, cuore buono o cattivo.

SENSO GENERALE DEL BRANO
Noi riteniamo che il bene e il male sta nelle cose, per cui le cose sono buone o cattive. Gesù dice: tutte le cose sono buone, il bene e il male vengono dal nostro cuore. E' il cuore che fa il male, il compito di chi ha fede è di vedere cosa c'è nel proprio cuore. Questo brano vuole smascherare la cattiveria del nostro cuore, che abbiamo tutti. 
Al cuore immondo Dio dona la sua Grazia di mangiare e vivere il suo Pane. Il dono di Gesù non è riservato a persone perfette e/o brave; è riservato a persone con le mani sporche, col cuore sporco. Questo pane è donato a tutti, sono esclusi i perfetti, perché non hanno bisogno del Pane, hanno le loro regole, la loro vita consiste nell'osservanza nell'osservanza delle proprie regole.
Il brano è molto polemico perché mostra l'essenza del Cristianesimo, non quello che noi dobbiamo fare per Dio ma ciò che Dio fa per noi, ci dona la sua vita, il suo amore. Noi riceviamo con mani sporche e lo cerchiamo di vivere come possiamo, si evita di essere una setta di puri.

PERSONAGGI
Da una parte abbiamo i farisei e gli scribi, zelanti osservatori e dottori della Legge. Dall'altra parte i discepoli, che sono peccatori, pescatori, esattori delle tasse, pubblicani che mangiano con le mani sporche. 
L'uomo vive di tradizioni, ad es. allacciarsi le scarpe, perché l'uomo di ogni epoca non deve inventare il modo di allacciarsi ma viene tramandato. Questa tradizione è la cultura, quella che serve all'uomo per vivere.
La tradizione è qualcosa che uno impara a memoria e sono tutte utili, però guai se prendono il posto dell'amore. Esse non sono il metro di misura, ma bisogna valutare se aiutano ad amare Dio e il prossimo. Se ci si attacca alla tradizione per una insicurezza personale e si lascia perdere di amare Dio e il prossimo la tradizione diventa tradizionalismo. La legge se diventa il senso della vita ci si allontana da Dio, invece la legge deve aiutarci a vivere, tutto questo serve anche oggi che viviamo senza regole, pensiamo a Dio e ci sentiamo a posto perché facciamo certe cose, pensiamo di meritare il dono di Dio, si confonde Dio con la legge. 
Questo meccanismo funziona anche quando cerchiamo di essere accettati dagli altri. Come fare? Bisogna parlare in quel modo, avere quelle abitudini, sostenere quelle idee, cioè fare qualcosa per meritare la stima degli altri. Tutto si ferma a delle norme igieniche che conservano la salute. I puri: non mangiano il pane, sono perfettissimi, non amano Dio e il prossimo perché il loro dio è la loro bravura. Gli immondi: non si lavano le mani, mangiano il pane, fanno tanti peccati, hanno tanti difetti però cercano di amare Dio e il prossimo.
La fede cristiana non è una questione di osservanza, di norme, è questione di amore. Chi vive l'amore di Dio e il prossimo si correggerà, si accorgerà che gli errori stanno nel cuore e decide di crescere. Invece noi ci allontaniamo da Dio, perché diciamo che non siamo degni, puliti, non siamo a posto. Infatti a Messa diciamo: "non sono degno" e facciamo la comunione. Se fossimo degni riceveremo il salario per la propria bravura. Per essere cristiani non dobbiamo essere perfetti, ma così come siamo, con i nostri limiti, i nostri difetti e le nostre cattiverie.
Per il cristiano il cibo è Dio, questo cibo si chiama: perdono, dono, misericordia, amore e comprensione, e tutto questo cibo crea comunione e vita. Il primo impedimento per riconoscere Cristo è la religiosità legalista, "non mi sento a posto e mi allontano", il vero peccato è nascondersi. Invece l'uomo va a Dio perché Dio è medico, perché si sente amato da Dio. 
La prima cosa da capire è che Dio è amore e perdono, sono a capire per vivere. Gesù li chiama ipocriti, questa parola per noi assume il significato di falso; l'ipocrita è colui che nel coro delle tragedie greche è il capo coro, è il protagonista, quindi affermare il proprio io, quanto sono bravo, amo solo me stesso più di Dio e  del prossimo, è il peggiore dei peccati perché l'uomo è amato da Dio per quello che è, gli altri mi vogliono bene per che sono, perché se si dovesse amare una persona perché è brava, alla fine la odierei, condurrei una vita di ipocrisia di protagonismo, cioè una vita recitata. E' una religiosità di labbra non di cuore, dov'è il cuore nelle cose che metto e dico? Oggi viviamo sotto molti precetti, la nostra vita è ritmata fin dal mattino di tradizioni e norme. Tutto può essere buono e giusto ma se non mi aiutano ad amare Dio e il prossimo, nulla mi servirà per raggiungere la felicità, anche i miei titoli di studio, la mia cultura. Prima c'erano le leggi religiose, oggi le leggi secolari. Oggi si soffre di cardiopatia, e serve una cardiodiagnosi perché il nostro è fonte del male. Dio ci farà dono di un cuore nuovo, ma facendoci riconoscere ciò che ci rende il cuore di pietra, un cuore chiuso.
All'origine del male c'è sempre un inganno, tutti desideriamo l'amore, la felicità ma la cerchiamo nella superbia, nelle cose negative. questo dono di Cristo ci purificherà e ci farà crescere nell'amore. 




martedì, ottobre 22

Digiuno, Elemosina, Preghiera

Siamo nel tempo di Quaresima, tempo per interrogarsi sulla fede e sulla santità della propria vita; perché il periodo di recitare o essere cioè anche la religione diventi uno spettacolo, luogo in cui si recita. Recitare, strano verbo, quando è legato al pregare, perché si recita il Credo, si recita il rosario, ma nello stesso tempo è in aggiunta la recita, come tono artefatto, poco naturale con volti impassibili, in cui diciamo che gli errori, i cedimenti, gli smarrimenti succedono sempre agli altri, mai a noi.
Esiste la sicurezza di recitare la parte di Dio, mai si dice "ho peccato" e si dice troppe volte scusa ma mai perdono. Quando domina il ruolo, si recita la parte del perfetto. Proprio per questi risvolti della nostra persona, è importante il digiuno in Quaresima, perché è un percorso per incontrarsi come persone, figli di Dio. Essere figli di Dio è la più grande dignità che ci è toccata, per un credente dovrebbe la cosa più importante, altro non conta.


Essere figli di dio vuol dire essere figli liberi, quindi non soffocati, mascherati, misurati da titoli e ruoli. La quaresima c'invita, proprio con le tradizionali indicazioni per la vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto più attento e prolungato della Parola di Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, a crescere nella carità, nell'amore verso dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della penitenza, dell'elemosina. Troppe volte intendiamo la carità come qualche servizio di assistenza o di aiuto al prossimo. La carità comprende tutto questo, ma va molto al di là. Essa riguarda l'atteggiamento profondo dell'uomo che è fatto per amare, e si realizza soltanto nella donazione di sé. 
In questo uscire da sé e dai propri interessi egoistici o "privati" offrendo la sua vita per gli altri, ciascuno di noi sente che sta realizzando in sé l'immagine di Dio che è carità e che si manifesta a noi nella dedizione incondizionata.
Tutto ciò che ci chiede Dio è a portata di mano, nel suo cuore e attorno a noi. Perché tutta la vita cristiana è un rispondere all'amore di Dio. La prima risposta è appunto la fede come accoglienza piena di stupore e gratitudine di un'iniziativa divina che ci procede e ci sollecita. Il sì della fede segna l'inizio di una luminosa storia d'amicizia con il Signore. Dio però non si accontenta che noi accogliamo il suo amore gratuito. Egli non si limita ad amarci, ma vuole attirarci a sè, trasformarci in modo così profondo da portarci a dire con san Paolo: "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20). Quando noi lasciamo spazio all'amore di Dio, siamo resi simili a Lui. E' pur vero che dobbiamo praticare la mortificazione in molte cose, e domare le nostre inclinazioni, ma non posso digiunare per salute, non pregare perché non ho tempo, o a stento alla mattina e alla sera, non posso non fare l'elemosina perché i poveri sono troppi.
Come salvarsi, dal momento che bisogna pregare di continuo e bisogna necessariamente fare opere buone per conquistare il cielo? Visto che tutto si riduce alla preghiera, al digiuno, all'elemosina, tutto è possibile perché volere è potere!
Il digiuno, anche se avessimo una cattiva salute, saremmo infermi; l'elemosina, anche se fossimo poveri; la preghiera, anche se fossimo indaffaratissimi li possiamo fare perché sono assai graditi a Dio. Ma come?


DIGIUNO: ogni volta che ci priviamo di qualche cosa che ci piacerebbe fare; non è non mangiare o bere, ma è una privazione di ciò che ci riesce gradito al nostro gusto (la cura di sé, le uscite serali, le chiacchiere: pettegolezzi a fin di bene, bugie a fin di bene, giudicare), cioè fare ciò che non ama fare, stare con persone che contrariamo il suo carattere, il suo modo di agire. Il digiuno ci aiuta a combattere l'amor proprio, il proprio orgoglio; il tutto senza farsi notare. Un'altro digiuno è soffrire con pazienza, certe cose molto sgradevoli, senza parlare di malattie, infermità, afflizioni che sono inseparabili dalla vita. Accettando ciò che c'incomoda: un lavoro che ci annoia, una persona antipatica, un'umiliazione che ci costa sopportare... accettare tutto questo per Dio, solo per piacergli. 
ELEMOSINA: che tutti possono fare; non è solo nutrire chi ha fame, ma tutti i favori che rendo al prossimo, sia per il corpo, per l'anima, per la mente. Ciò che conta è con che spirito lo facciamo. per un motivo di religione o di carità? Visitare gli ammalati, donare parole di consolazione, pregare per i sofferenti, perché facciano un buon uso della loro malattia, perché un bicchiere d'acqua non rimanga senza ricompensa.
PREGHIERA: chi non ha tempo?! Si può pregare di continuo, anche mentre si lavora; cioè tutto quello che facciamo, sia per la volontà di Dio. Tutto questo perché l'elemosina, il digiuno e la preghiera sono le caratteristiche naturali del cristiano. Non esiste il cristiano non praticante, perché non esiste la divisione dell'essere e del fare. E' un percorso senza ostentazioni, nella certezza che il Padre celeste sa leggere e vedere anche nel segreto del nostro cuore. 
Per molti la Quaresima è sinonimo di tristezza, invece è un periodo favorevole, è primavera, perché è un itinerario spirituale che riguarda in profondità gli atteggiamenti della coscienza e suppone un sincero proposito di cambiamento. Questo è possibile per dio perché è ricco di Misericordia e grande nell'amore. La sua Misericordia rigenera, crea in noi un cuore puro, rafforza il nostro spirito, restituisce la gioia della salvezza; è un cammino di 40 giorni in cui si sperimenta l'amore misericordioso di Dio. Il cambiamento comincia dal cuore dell'uomo, dal riconoscere che non ce la facciamo da soli ma siamo fatti per la comunione.
Tutto questo, domanda di cambiare la scaletta dei propri valori, l'orientamento delle proprie scelte, solo così possiamo essere veri uomini, solo così la Chiesa apparirà come lo spazio dove risplende la libertà e l'umanità dei rapporti, luogo di relazioni sincere e intense, più profetiche.
Dio chiede meno protagonismo, meno efficientismo, meno recite, più vicinanza, più sincerità!