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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

mercoledì, giugno 22

Preghiera del mattino

Signore, nel silenzio di questa giornata che inizia, vengo a chiederti la pace, la prudenza, la forza.
Oggi voglio osservare il mondo con occhi ricolmi di amore; intendo, essere comprensivo, dolce e prudente.
Al di là di ogni apparenza voglio vedere Te medesimo nei tuoi figli, gli uomini e non soffermarmi che sul bene in ciascuno di essi.
Chiudi le mie orecchie alla calunnia, preserva la mia lingua da ogni malignità: rimangono nel mio spirito solo pensieri di carità.
Fa che possa essere tanto servizievole e lieto che quanti mi avvicinano percepiscano la tua presenza; rivestimi di Te, Signore, affinchè ti possa irradiare per tutta la giornata. (J. Galot)

In chi confidi?

«Non lamentiamoci dei nostri timori né ci scoraggi vedere la debolezza della nostra natura e dei nostri sforzi. Piuttosto cerchiamo di rafforzarci nell'umiltà e di renderci ben conto di quanto siano limitate le nostre possibilità e del fatto che, senza l'aiuto di Dio, non siamo nulla. Bisogna confidare nella sua misericordia, diffidare completamente delle nostre forze ed essere convinti che tutta la nostra debolezza deriva dal far assegnamento su di esse. Non senza una profonda ragione nostro Signore ha voluto manifestare debolezza. È chiaro che non la sentiva, essendo egli la stessa forza; ma l'ha fatto per nostra consolazione, per mostrarci quanto sia opportuno passare dai desideri alle opere e indurci a considerare che, quando un'anima comincia a mortificarsi, tutto le riesce gravoso. Se si accinge a lasciare le proprie comodità, che pena! Se a trascurare l'onore, che tormento! Se deve sopportare una parola ostile, che cosa intollerabile! Insomma, è assalita da ogni parte da tristezze mortali. Ma, appena si deciderà a morire al mondo, si vedrà libera da queste pene; anzi, non nutrirà più alcun timore di lamentarsi, una volta conseguita la pace richiesta dalla sposa». (Teresa d'Avila)

martedì, giugno 21

Marina, un angelo tra le strade di Mestre

L’ultima gioia di Marina, prima di morire: ha ricevuto la comunione dal Santo Padre


Quel giorno, a San Giuliano, è stato quasi il coronamento di un percorso. Di più: l’ultimo atto di affidamento, in una storia costellata da tante, troppe fatiche. Marina Rusca 11 giorni dopo aver ricevuto la comunione direttamente da Papa Benedetto XVI, davanti a circa 300 mila persone, è stata chiamato in cielo, al termine di una lunga malattia. Lascia il marito Giorgio Malacchini – anche lui salito sul palco papale – e due figlie di 13 e 18 anni. Sono indubbiamente nel dolore, ma non nella disperazione, sorretti dalla stessa fede che aveva guidato Marina nel corso del suo calvario.
Catechista in parrocchia, alla Beata Vergine Addolorata di via Bissuola, ha seguito fino a non molto tempo fa un gruppo di ragazzi che l’anno prossimo riceverà la Cresima. “Era una donna che viveva con intensità la sua fede, con uno spirito molto positivo e aperto, sempre pronta ad aiutare, anche da malata”, testimonia il parroco don Mauro Haglich. “La malattia non l’ha fatta chiudere in se stessa, né ha spento il suo sorriso. Non era mai fonte di scuse, partecipava anche alle riunioni dei catechisti: e se non c’era era proprio perché non riusciva ad alzarsi dal letto”.
La sua battaglia era iniziata nel luglio del 2005, a 42 anni, quando ha scoperto di avere un tumore al seno. Ha subito un intervento e da allora sono iniziati lunghi cicli di terapia, interrotti in questi sei anni sì e no per sei mesi. La sorella una decina di anni prima si era ammalata dello stesso male, riuscendo a guarire. Per questo Marina, all’inizio, ha preso serenamente questa prova, “con una grande forza d’animo”, racconta il marito Giorgio.
Neanche un anno dopo si scoprono delle metastasi, che segneranno inesorabilmente il suo percorso. “E’ allora che l’ho vista veramente preoccupata. Ma ha dato prova di grande dignità e forza, mostrando di essere una donna meravigliosa: e i risultati di quanto ha seminato in questi anni si sono visti in questi giorni”, nota Giorgio.
Dopo un primo crollo fisico nell’ottobre del 2009, c’è stata una nuova ripresa nel gennaio del 2010. Marina riprende anche il lavoro di impiegata nello studio del notaio Francecso Candiani. “Era molto legata al suo lavoro: non ha mai messo la sua malattia davanti a niente”, testimonia Giorgio. Tra aggravamenti e ricadute, in mezzo a continui cicli di terapie, “ha sempre condotto la sua vita normalmente, come mamma, impiegata e catechista”. A Pasqua ha letto in chiesa una toccante testimonianza sulla risurrezione.
Conoscendo il desiderio della moglie, Giorgio ha chiesto a mons. Pizziol se non fosse possibile inserire la moglie nel gruppo di persone che avrebbero ricevuto la comunione dal Papa l’8 maggio a S. Giuliano. Il vescovo ausiliare si è adoperato a questo fine: e sabato 30 aprile ha consegnato a Marina – commossa – il pass necessario. “marina per mons. Pizziol aveva una venerazione”, ricorda il marito. “E lui, quando poteva, la chiamava, le scriveva, la ricordava nella preghiera. Ha fatto un regalo anche a me, permettendomi di accompagnarla e di ricevere anch’io la comunione dal Santo Padre”.
La mattina dell’8 maggio Marina ha percorso a piedi il tragitto dall’ingresso del parco (Porta Rossa) fino all’area liturgica. L’emozione più forte è stata al momento della comunione. “Salendo verso il palco – racconta Giorgio – mi è sembrato che Marina si stesse andando a consegnare nelle mani del Signore: ha consegnato il suo corpo, la sua anima. Non si cancellerà mai dalla mia mente il momento in cui si è inginocchiata davanti al Papa. Non finirò mai di ringraziare don Beniamino per il regalo fatto a Marina. È stato il coronamento di un cammino di fede che abbiamo fatto assieme”. Molti sacerdoti hanno aiutato i coniugi Malacchini in quest’anni. Anche i medici hanno speso per lei tutta la loro professionalità e umanità. Una carissima amica, Michela Businello, ha aiutato Marina a livello psicologico. Il parroco, don Mauro, ha manifestato in più modi il suo affetto e la sua premura.
Il 9 e il 10 maggio Marina è andata al lavoro. Venerdì 13 è partita per gli esercizi spirituali, al Cavallino. Ma il morso della malattia ha cominciato a farsi feroce, rendendo difficile il camminare e anche la lucidità. Alla partenza, l’ha salutata con un abbraccio, tra gli altri, il card. Marco Cè. Lunedì 16 è stata ricoverata in ospedale: continua è stata la processione di amici in visita. Anche le figlie sono riuscite a salutare la mamma per l’ultima volta. Giovedì 19 è partita serena, con il sorriso, da questo mondo.
Il funerale, lunedì scorso, non è stato solo una funzione religiosa, ma una festa; e la chiesa non è bastata per contenere tutti i partecipanti. “Abbiamo sentito tanto amore – conclude Giorgio – per questa donna che ha insegnato tante cose con la sua dignità”.
(Paolo Fusco; Gente Veneta n° 23, 28 maggio 2011)

domenica, giugno 19

Confessione

Una bambina ha chiesto al Papa perché confessarsi prima di ricevere la Comunione se si commettono sempre gli stessi peccati. Il Santo Padre, divertito dalla domanda, ha risposto: "È vero che i nostri peccati sono sempre gli stessi, ma non facciamo forse pulizia nelle nostre case, nelle nostre abitazioni, almeno ogni settimana, anche se la sporcizia è sempre la stessa? Se non lo si fa c'è il rischio che la sporcizia non si veda, ma forse si accumuli. Lo stesso succede nella nostra anima" - ha proseguito Papa Benedetto - "se non ci si confessa mai, l'anima è trascurata. Io mi sento contento di me, ma non capisco che devo sempre migliorare per andare avanti. La confessione" - ha sottolineato il Santo Padre - "è necessaria solo in caso di peccato grave, ma è molto utile confessarsi regolarmente per coltivare la purezza e la bellezza dell'anima, e, così, maturare spiritualmente e umanamente".

Lc 1,26b-28

Facciamo una sosta con Maria, donna dell'accoglienya, dell'attesa; Maria è Modello di discepolo che si prepara alla venuta di Gesu'. Al centro della Solennità dell'Immacolata c'è la GRAZIA DI DIO! Maria è Piena di Grazia, cioè è CARA A DIO. Maria è oggetto di un amore personale, è dono speciale di Dio. Maria puo' essere la Madre di Dio non per i meriti acquisiti ma per il progetto d'amore di Dio che ha su di lei. Maria è piena di grazia, non piena di meriti, è un gratis di Dio nel quale tutto è possibile. E' un progetto d'amore che scardina i nostri canoni, i nostri parametri di valutazione. Dio "usa" Maria per farci capire che siamo anche noi cari a Lui, e ci dimentichiamo troppo facilmente che siamo nati prima dal cuore di Dio e poi dal ventre di nostra madre, che siamo amati da Dio come se fossimo unici. Grazie e sull'esempio di Maria anche in noi è possibile il miracolo della novità, perchè non siamo condannati ai nostri errori, peccati, alle nostre gabbie d'oro; ma se lo permettiamo la Grazia di Dio ci farà percorrere sentieri nuovi, non siamo chiamati ad essere dei fuori classe, i primi della classe ma ad essere docili alla Parola di Dio, umili, disponibili a lasciarci plasmare e riplasmare dalla mano di Dio. Maria, è la donna del si! E' questo si che l'ha resa credente perchè ogni dono è una conquista, perchè Dio vuole salvarci ma non vuole farlo da solo, vuole la nostra collaborazione. Siamo chiamati a dire un SI faticoso e un NO al peccato. Questo è il cammino verso la santificazione! Maria c'invita ad alzarci da questa sedentarietà della vita cristiana perchè l'angelo pure a noi dice di "NON TEMERE" e di ...
  • offrire gratis quel perdono che l'altro tanto attende,
  • rispondere con l'amore all'indifferenza,
  • donarci col nostro si a chi ci ama e ci attende,
  • ricominciare da capo perchè non siamo un cumulo di errori.
NON TEMERE perchè nessuno ci pué RAPIRE, se noi non lo vogliamo, perchè siamo custoditi nel palmo di Dio.

Gv 14,15-20



"Se mi amate, osserverete i miei Comandamenti"
Dio non c'impone nulla, non è un amore del dare ed avere, ma è una risposta all'Amore. Tutto cambia, tutto diventa liberante grazie a quella particella iniziale, piccola insignificante ma che innalza e rivoluziona l'Amore.
Però le parole non bastano! Sono importanti, dire e sentirsi dire: "tivoglio bene, mi sei caro, sei prezioso per me", fa bene al cuore, è come una coperta che ci avvolge quando abbiamo freddo al cuore ma le parole non bastano! Possono essere bellissime ma i gesti di tutta la vita nella quotidianità, le gentilezze, i sorrisi, il tempo passato assieme, sigillano, confermano il mio volerti bene e il mio dirti ti amo, e allora il mio credere aver fede sarà un dire: TI AMO GESU'!


ma soprattutto un osservare i Comandamenti. Questa ultima parola ci è molto antipatica perchè ci trasmette ordine, qualcosa d'imposto e ci da fastidio, è il SE iniziale che cambia le carte in tavola e cambia l'amore possessivo in amore liberante, oblativo. Gesù non impone nulla, propone di amare Dio, il prossimo nello stesso modo in cui ci ama Gesù.
L'amore lo si dimostra amando, si dimostra di credere e amare Dio amando il prossimo nella quotidianità e così come si presenta.
Un segno dell'Amore di Dio è la Pentecoste, dalla Pentecoste nasce la Chiesa e noi. Abbiamo ricevuto un grande dono dall'alto, un potere dall'alto, che non ci rende potenti, padroni, ma ci mette davanti alle nostre grandi responsabilità.
Il potere datoci nella Pentecoste non è un potere a proprio vantaggio, ma è un grande compito... quello di perdonare, per allargare la famiglia di Dio perchè ognuno si senta amato da Dio. Per far questo dobbiamo essere pieni di Spirito Santo.


Per poter vivere un potere a servizio dell'amore inesauribile di Dio, per essere dei cristiani, una Chiesa rinnovata nella Pentecoste dobbiamo lasciare entrare Dio nella nostra vita. Lui entra in una vita autentica, in colui che si prende cura del mondo e dei fratelli che gli sono stati affidati.