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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

venerdì, giugno 3

Preghiera allo Spirito Santo


Vieni, Spirito Santo,
effondi su di noi la sorgente
delle tue Grazie e suscita una nuova
Pentecoste nella Tua Chiesa.

Infiammaci con il Tuo fuoco,
fa che bruciamo e ci
consumiamo nel Tuo Amore.
Insegnaci a capire che Dio è tutto,
tutta la nostra felicità e la nostra gioia,
e che solo in Lui è il nostro presente,
il nostro futuo e la nostra eternità.

Vieni, a noi Spirito Santo,
e trasformaci, salvaci,
riconciliaci, consacraci.
Insegnaci ad essere totalmente di Cristo,
totalmente Tuoi, totalmente di Dio.
Questo te lo chiediamo per
intercessione di San Luigi Orione
nostro padre Fondatore. Amen





mercoledì, giugno 1

Sguardo Contemplativo


Abitare con se stesso vuol dire avere la consapevolezza di essere Abitato da Dio, cioè arrivare all'io interiore. Vivere uno slancio contemplatico implica un silenzio contemplativo, solo così posso gustare l'io interiore e Dio. Gusto e vivo l'io interiore quando gusto Dio e sperimento l'Amore, cioè quando vivo il passaggio dall'io esteriore all'io interiore.
L'uomo contemplativo non si attiene alle regole, ma fa sì che la regola ci aiuta a diventare contempletivi.


Effetto nebbia contro la vita


(Da “La Bussola quotidiana”, quotidiano online)
di Tommaso Scandroglio
31-05-2011


Da che cosa si giudica la bravura di un mago? Da due fattori: dalla spettacolarità della magia e dalla difficoltà di scoprire il trucco. Questi due elementi, parrà strano, valgono anche per coloro che si battono a favore dell’aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, divorzio etc. Da una parte costoro – ammettiamolo - sono riusciti nell’incredibile: far accettare ai più che queste pratiche sono veri e propri diritti. Insomma cose buone (per l’eutanasia – è vero – questo non è ancora avvenuto ma forse è questione di tempo e di tempi). Dall’altra hanno sapientemente nascosto i trucchetti cultural-ideologici che hanno portato a simili sorprendenti risultati. Questo è vero soprattutto per il fenomeno dell’aborto, a proposito del quale qualche giorno or sono si sono ricordati i 33 anni di vita di una legge quale la 194.

L’occultamento del cadavere. Il fronte pro-choice comprese e comprende bene che l’aborto è una faccenda sporca, anzi sporchissima perché si tratta di convincere le madri a sopprimere il loro figlio. Oltre a ciò bisogna coprire un fatto tragico e spaventoso: in più di tre decadi il numero di bambini che mancano all’appello supera nella sola Italia la cifra di 5 milioni. Una delle prime mosse poste in essere dal fronte abortista fu quindi quella di occultare il cadavere, meglio: la montagna di cadaveri. Operazione non agevole come è facile intuire. Come ci sono riusciti? Alzando una cortina fumogena che coprisse agli occhi dei più la piccola vittima. Si tratta – come ha acutamente osservato Mario Palmaro nel suo “Aborto & 194” – dell’effetto nebbia: è necessario non far conoscere alle gente l’agghiacciante realtà dei fatti. In altre parole occorreva paradossalmente togliere di mezzo il problema “aborto” dal dibattito sull’aborto. Visti i risultati numerici di questa strategia culturale è bene domandarsi come i prestigiatori della vita altrui nel concreto siano riusciti in questa malefica magia nera.

Mai mostrare cosa è tecnicamente un aborto. Questo è il primo imperativo categorico dell’abortista, ben conscio che contra facta non valet argumentum. Nessun discorso sottile e dotto quanto si voglia può qualcosa contro l’evidenza di un corpicino dilaniato dagli strumenti chirurgici abortivi. Chi prova a far vedere cosa è in realtà un aborto, soprattutto a vantaggio di coloro che approvano tale pratica, immancabilmente viene fatto oggetto della seguente obiezione: mostrare cosa è un aborto è di pessimo gusto ed è terrorismo psicologico. La risposta vien da sé: ma allora perché portiamo le scolaresche ad Auschwitz? Non è anche quello terrorismo psicologico? Per di più perpetrato su giovani e poco critiche coscienze? E nel caso dello sterminio degli ebrei abbiamo a che fare con un delitto, nel caso dell’aborto invece di un asserito “diritto”, quindi a maggior ragione non ci dovrebbero essere problemi nel mostrare cosa è. Questa strategia dell’occultamento riverbera i suoi effetti anche sul piano linguistico: mai parlare di soppressione di un essere umano, neppure di aborto, bensì di interruzione volontaria della gravidanza che scolora nel più innocuo e blando acronimo I.V.G.

Occultare il fatto che il nascituro è un bambino. Come riuscirci? In due modi. Primo: mai mostrare ecografie o altre immagini del feto. In tal modo nell’immaginario collettivo si sedimenta con pervicacia l’idea che il nascituro è solo un informe agglomerato di cellule e non di certo un essere umano. Negli States hanno verificato che far vedere con l’ecografia il proprio bambino alle mamme che vogliono abortire, e far loro ascoltare con il sonogramma il battito del suo cuoricino, abbatte drasticamente il numero di aborti. Secondo l'associazione cristiana Heidi Group, i consultori dove le mamme intenzionate ad abortire possono vedere e ascoltare il proprio bebè registrano un calo di aborti fino al 90%. Gli stati del Kentucky, Indiana, Ohio, Montana, Texas, Virginia stanno vagliando proposte di legge per introdurre obbligatoriamente la visione dell’ecografia da parte delle donne. In Oklahoma, Alabama, Louisiana e Mississippi questo è già obbligatorio. Oggi poi esistono ecografie in 4D leggibili nitidamente anche dai profani. Chi protesta asserendo che così si colpevolizza la donna e la si costringe a vivere questo dramma in modo ancora più doloroso si potrebbe rispondere con una domanda retorica: non si parla tanto di consenso informato? Più sai più sei libera di scegliere. Detto ciò però è doveroso ricordare che mostrare le ecografie del proprio bambino può essere un boomerang nel caso in cui l’eco indichi delle malformazioni evidenti. Potrebbe cioè essere un incentivo per la madre a scegliere la via dell’aborto.

La donna al centro. Un altro modo per far dimenticare che il soggetto protagonista dell’aborto è il nascituro è quello di spostare l’attenzione da lui alla madre. Si tratta della femminilizzazione dell’aborto, il quale è un problema solo delle donne perché è nel loro corpo, e non in quello dei maschi, che si svolge questo dramma. Prova inconfutabile che questa strategia di “distrazione” – tecnica propria dei prestigiatori più bravi – è stata efficace è data dalla 194. Al padre infatti è dedicata una sola riga dal testo di legge: questi può intervenire per suggerire strade alternative all’aborto, a patto che la donna comunque sia d’accordo che il padre possa aprire bocca.

Non solo aborto. Queste tecniche di occultamento della realtà sono poi applicate anche in altre battaglie culturali. Ad esempio nella fecondazione artificiale si tace sul fatto che il costo per avere un solo bambino in braccio è il sacrificio di 9 suoi fratellini, secondo l’ultimo report del Ministero della Sanità. Si tace altresì sul fatto il fatto che contro la sterilità e infertilità esistono altri percorsi terapeutici diversi dalla Fivet – che terapeutica non è – ottenendo migliori risultati, spendendo meno, tutelando maggiormente la salute della donna e soprattutto evitando così problemi etici assai spinosi.

Welby ed Eluana. La strategia dell’occultamento però non sempre viene applicata. Infatti decidere se mostrare o non mostrare una realtà emotivamente forte dipende dalla risposta al seguente quesito: far vedere una situazione ad esempio drammatica porterà acqua al mio mulino? Infatti domandiamoci perché Welby è stato mostrato più e più volte in TV e sulla carta stampata ed Eluana no? Perché si era certi che il viso gonfio e inespressivo del primo avrebbe catturato sicuramente più consensi rispetto a quello di Eluana la quale sarebbe apparsa semplicemente una donna che dorme – di notte – e che dava segni di minima vigilanza - di giorno. Non certo un vegetale e quindi, anche per la coscienza collettiva, non passibile di eutanasia pietosa.

martedì, maggio 31

Preghiera delle 5 dita

Considerando la forma della nostra mano, possiamo utilizzarla in un modo nuovo.
La mano, con le sue 5 dita, può diventare uno strumento utile alla preghiera: le cinque dita che la compongono possono diventare cinque suggerimenti di preghiera.
Spero che queste 5 diverse espressioni della preghiera, diventeranno parte integrante delle nostre vite.
Ma ricorda una cosa importantissima, senza la quale la tua preghiera non arriverebbe oltre il soffitto: devi pregare rivolgendoti al Padre celeste, nel Nome di Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito Santo!
"Quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò." (Gv 14:13)

  • Il nostro pollice è il dito più grande e più forte e ci ricorda il più grande di tutti, cioè Dio.  Allora possiamo cominciare la nostra preghiera partendo dalla nostra LODE al Padre Dio Onnipotente, Creatore dei cieli e della terra.
"Alleluia.
Anima mia, loda il SIGNORE.
Io loderò il SIGNORE finché vivrò,
salmeggerò al mio Dio, finché esisterò." (Salmo 146:1-2)
"Io benedirò il SIGNORE in ogni tempo;
la sua lode sarà sempre nella mia bocca.
Io mi glorierò nel SIGNORE;
gli umili l'udranno e si rallegreranno.
Celebrate con me il SIGNORE,
esaltiamo il suo nome tutti insieme." (Salmo 34:1-3)
Ma il pollice è anche il dito più vicino alla nostra persona, infatti punta nella nostra direzione.
perciò continueremo pregando per coloro che ci sono più vicini, per quelli di cui ci ricordiamo più facilmente perché coinvolgono i nostri sentimenti più intimi.
Pregare per i nostri cari, come ha detto C.S.Lewis è un "dolce dovere".

  • Il dito seguente è l'indice, e punta nella direzione opposta, in avanti. Allora possiamo continuare la nostra preghiera indicando le cose che ci stanno davanti, quelle per cui siamo riconoscenti a Dio. Questa preghiera sarà una preghiera di RINGRAZIAMENTO a Dio per tutte le benedizioni di cui siamo fatti oggetto e che ci circondano.
"...  ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre,
nel nome del Signore nostro Gesù Cristo." (Efesini 5:20)
"Non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi." (1 Tessalonicesi 5:17-18)

L'indice è anche il dito che indica, quello utilizzato nell'insegnamento: possiamo dunque pregare per coloro che ci insegnano, ci istruiscono e ci guidano, o ci curano nell'anima e nel corpo. Infatti i nostri anziani di chiesa, i nostri pastori, i nostri insegnanti, i nostri medici,… hanno bisogno delle nostre preghiere, per essere sostenuti da Dio e per avere saggezza spirituale. Non dimentichiamoli!
"Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità. Pregate per noi; infatti siamo convinti di avere una buona coscienza, e siamo decisi a condurci onestamente in ogni cosa." (Ebrei 13:17-18)

  • Il dito seguente è il maggiore, cioè il medio. Infatti la parte maggiore della nostra preghiera dovrebbe essere dedicata all'INTERCESSIONE.
"Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica;
vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi." (Efesini 6:18)

Questo dito, che è maggiore, ci ricorda anche quelli che hanno autorità: perciò possiamo pregare per i presidenti, per i responsabili del mondo degli affari e dell'industria. Queste persone hanno l'autorità di guidare l'opinione pubblica, e possono far sì che i cristiani abbiano la libertà di pensiero e di espressione della propria fede: hanno bisogno del consiglio di Dio.
"Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità." (1 Timoteo 2:1-2)

  • Il quarto dito è l'anulare, cioè il dito degli anelli e delle promesse. E' l'anello che ci lega agli altri, perciò possiamo pregare, facendo delle RICHIESTE a Dio specifiche, per delle situazioni particolari in cui i cristiani si vengono a trovare. Possiamo fare a Dio delle RICHIESTE straordinarie, delle SUPPLICHE che nascono dal profondo della nostra anima.
Ma il dito anulare è anche il dito più debole: dovrebbe ricordarci di pregare per quelli che sono deboli, per quelli che traversano il dolore, per quelli che sono afflitti dalle malattie. Essi hanno bisogno delle nostre preghiere giorno e notte. Non si pregherà mai abbastanza per coloro che stanno traversando la sofferenza.
"Vi esortiamo, fratelli ... a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti." (1 Tessalonicesi 5:14)

  • Arriviamo infine all'ultimo dito, il più piccolo, cioè il mignolo. Questo dito ci ricorda che siamo piccoli, fragili, di fronte alla grandezza e alla santità di Dio.
Questo piccolo dito dovrebbe ricordarci di pregare per noi stessi. La preghiera per noi stessi, deve partire dalla confessione dei nostri peccati:
"Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità." (1 Giovanni 1:9)

Successivamente, apriamo il nostro cuore al Padre celeste, dicendoGli i nostri problemi, le nostre angosce, i nostri tormenti. Se passeremo del tempo a confessare a Dio i nostri pensieri e i nostri sentimenti, i nostri bisogni personali acquisteranno pian piano una diversa prospettiva, e riusciremo persino a trovare delle soluzioni ai nostri problemi.

Amore Liberante

L’uomo vive d’amore dal suo primo respiro fino all’ultimo. Amato, si sente protetto ed accettato. Amando, sente di appartenere e trova un senso ad offrirsi. Poiché l’amore non può restare chiuso nel suo cuore; esso pervade il quotidiano. L’amore che si porta all’uomo spinge ad impegnarsi. L’amore che si porta a Dio si manifesta nella considerazione che si ha dei suoi comandamenti. Si manifesta anche nella giustizia, nel rispetto della vita, nell’azione per la riconciliazione dei popoli e per la pace. Le conseguenze dell’amore che si porta a Dio possono prendere l’aspetto di un lavoro, perfino di una lotta.
Lavoro e lotta sembrano spesso esigere troppo dall’uomo e superare le sue forze. Egli vede le sue debolezze ed ha voglia di rinunciare, ma quando lavoro e lotta sono le conseguenze dell’amore, conferiscono all’esistenza un respiro profondo, mettono la vita in un contesto più vasto e la rendono importante tanto sulla terra quanto in cielo.
Cose apparentemente infime acquistano un significato quando sono il risultato dell’amore per Dio. Ogni buona azione, anche quella che facciamo senza pensare a Dio, è in relazione all’amore che gli portiamo.
Ogni atto di amore, anche quando sembra minimo - come quando si porge un bicchiere d’acqua a qualcuno che ha sete - assume un significato per l’eternità.
Noi ci chiediamo spesso: che cosa rimarrà del nostro mondo?
È vero che crediamo di poter vivere e risuscitare grazie all’amore di Dio, con tutto ciò che è esistito grazie a questo amore che non si è accontentato di restare sentimento: contatti, relazioni, avvenimenti, cose. Quando risusciteremo, tutto un mondo risusciterà con noi, un mondo fatto di amore responsabile. Sarà magnifico: una “terra nuova”, che abbiamo il diritto di chiamare anche un “cielo nuovo”.

lunedì, maggio 30

San Carlo e la vocazione

Dal Discorso tenuto da san Carlo, vescovo, nell'ultimo Sinodo
(Acta Ecclesiae Mediolanensis, Milano 1599, 1177-1178)

Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. senza di essi però non sarà possibile tener fede all'impegno della propria vocazione.
Facciamo il caso di un sacerdote che riconosca bensì di dover essere temperante, di dover dar esempio di costumi severi e santi, ma che poi rifiuti ogni mortificazione, non digiuni, non preghi, ami conversazioni e familiarità poco edificanti; come potrà costui essere all'altezza del suo ufficio?
Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di iniziare la Messa, come si è comportato in sacrestia, come si è preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il raccoglimento?
Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la tua partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere più gradita a Dio la tua lode e come progredire nella santità? Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili.
Hai il mandato di predicare e di insegnare? Studia e applicati a quelle cose che sono necessarie per compiere bene questo incarico.
Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica tu perda ogni credibilità.
Eserciti la cura d'anime? Non trascurare per questo la cura di te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga nulla di te a te stesso. Devi avere certo presente il ricordo delle anime di cui sei pastore, ma non dimenticarti di te stesso.
Comprendete, fratelli, che niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni: Canterò, dice il profeta, e mediterò (cfr. Sal 100, 1 volg.) Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. Se celebri la Messa, medita ciò che offri. Se reciti i salmi in coro, medita a chi e di che cosa parli. Se guidi le anime, medita da quale sangue siano state lavate; e «tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Cor 16, 14). Così potremo facilmente superare le difficoltà che incontriamo, e sono innumerevoli, ogni giorno. Del resto ciò è richiesto dal compito affidatoci. Se così faremo avremo la forza per generare Cristo in noi e negli altri.

Il Rosario

Pio XII: "La recita del Rosario in famiglia è mezzo quanto mai efficace per risanare i mali che affliggono i nostri tempi (e ricondurre la società domastica alle norme dell'Evangelo)". Enciclica Ingruentium malorum del 15 settembre 1951.




Paolo XVI: "Il santo Rosario, la preghiera così cara alla Vergine Madre di Dio, per mezzo della quale i fedeli sono in grado di attuare nella maniera più soave ed efficace il camonado del divino Maestro: Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto (Mt 7,7)". Enciclica Mense maio del 29 aprile 1965.

Giovanni Paolo II: "Questa preghiera, il Rosario, quanto gioverebbe se anche oggi fosse riscoperta e valorizzata, specialmente all'interno delle famiglie; [la preghiera del Rosario] allontana i germi della disgregazione familiare; è vincolo sicuro di comunione e di pace. Esorto tutti a trovare nel Santo Rosario il conforto ed il sostegno quotidiano per camminare sulla strada della fedeltà". Angelus del 25 ottobre 1998.

Benedetto XVI: "Il Rosario è preghiera biblica. E' preghiera del cuore, in cui la ripetizione dell'Ave Maria orienta il pensiero e l'affetto verso Cristo, e quindi si fa supplica fiduciosa alla Madre sua e nostra". Angelus del 10 ottobre 2010.