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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

sabato, aprile 21

Per Servire


O Cristo, per poterti servire meglio
dammi un cuore nobile.
Un cuore forte
per aspirare ad alti ideali
e non a scelte mediocri.

Un cuore generoso nel lavoro,
per vedere in questo non un’imposizione,
ma una missione che mi affidi.

Un cuore grande nella sofferenza,
per essere valoroso soldato
davanti alla mia croce
e sensibile cireneo per la croce degli altri.

Un cuore grande come il mondo,
per essere comprensivo con le sue fragilità,
ma immune dalle sue idee
e dalle sue seduzioni.

Un cuore grande con gli uomini,
leale ed attento con tutti,
ma specialmente servizievole
e dedito ai piccoli e agli umili.

Un cuore mai centrato su di me,
sempre adagiato in te,
felice di servirti e di servire i miei fratelli, o mio Signore,
per tutti i giorni della mi vita. Amen
(Ignacio Larranaga)

Per ritrovarsi in Dio

Signore, vorrei che tu
m’insegnassi la vera libertà.
Fa’ che riesca a discernere il fine,
il vero senso della mia vita.

Ma, per questo, dovrei ritrovare
i miei occhi di fanciullo.

Avrei bisogno di vedere
nel profondo di me stesso
qualcosa di puro che mi parli dite.
Qualcosa d’intatto,
malgrado le scelte assurde.

Vorrei ritrovare,
in fondo al mio passato,
in mezzo a questo ammasso senza gioia,
quell’eterno volto
che guardava la mia vita.
«Il Signore è qui, e io non lo sapevo» (Gn 28,16).

Essere libero, Signore,
ora lo so, è volerlo.

Volere quello che tu vuoi,
amare quello che tu ami.

E quando si deve scegliere,
prendere semplicemente
quello che tu sceglieresti.

Essere libero,
è tentare di raggiungere
i tuoi pensieri sulla mia vita,
i tuoi progetti,
i tuoi modi di vedere.

E conformare le mie sembianze
a quelle del tuo volto,
quel volto eterno
la cui immagine
è in me
.
(LUCIEN JERPHAGNON)

Nella tua tenerezza

Eterno Padre, che hai mandato
il tuo divin Figlio Gesù sulla terra,
concedimi la grazia
di conoscere le tue tenerezze
e di lasciarmi coprire da esse,
per vivere secondo la Tua volontà.
O Gesù, tenerezza del Padre,
che sei venuto sulla terra per effondere
sugli uomini la tua meravigliosa tenerezza,
concedimi la grazia di lasciarmi invadere
dal tuo amore, per vivere
nella speranza dell’eterna salvezza.
O Spirito Santo, accendi
nel mio cuore una scintilla
del tuo Amore tenerissimo, che procede
dal Padre e dal Figlio, per gustarne
l’ineffabile dolcezza ed essere docile
alle tue divine ispirazioni.
(Itala Mela)

LODE A DIO

Tu sei Santo, Signore Dio unico,
che fai meraviglie.
Tu sei forte, Tu sei grande,
Tu sei l’Altissimo.
Tu sei il Bene, tutto il Bene, il Sommo Bene,
Signore Dio, vivo e vero.
Tu sei carità e amore, Tu sei sapienza.
Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,
Tu sei sicurezza,
Tu sei quiete, Tu sei svago,
Tu sei gioia,
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.
Tu sei il nostro protettore,
guardiano e difensore.
Tu sei nostra fortezza e speranza.
Tu sei nostra dolcezza.
Tu sei la nostra vita eterna,
grande e meravigliosa, Signore
.
(Ignacio Larranaga)

Grazie a te


Grazie a te, Gesù,
spero nell'avvenire
e ne sono sicuro,
non temo la mia miseria
né le mie insufficienze.
Grazie a te,
credo nell'amore in Dio,
in te, credo
che è possibile amare
con lo stesso amore
con cui sono amato.
Grazie a te,
credo che l'amore
fiducioso e generoso
brucia ogni ostacolo
e fa crescere la vita
in me e intorno a me.
Solo l'amore crea,
ricrea, non muore.
Grazie a te,
non temo la mia debolezza,
né le mie possibilità,
né la vita, né la morte,
né gli uomini, né Dio...
Grazie a te,

posso amare e accettare
d'essere amato.
(P. Mounier)

Divino mendicante

Spirito che conduci
i pellegrini dello spirito
negli incantati pascoli della santità,
e gli erranti riconduci da sperduti deserti
sulle vie della vita, e mai desisti,
divino mendicante,
di cercare la pecorella smarrita:
se il vederti con gli occhi del corpo
è di troppo in questa valle oscura,
che almeno sempre oda i tuoi passi
mentre mi cammini accanto,
o compagno di traversata;
e ciò sia a tua gloria più ancora
che il prestarti a guidare le stelle nella notte.

Dio, fonte di ogni intelligenza
e luce che illumini i cuori,
se tu ci accompagni nel nostro cammino
a nessuna incertezza soccomberemo:
e quando saremo al termine,
riposeremo senza fine in te
che sei la sola ragione
della nostra gioia.  
(DAVID MARIA TUROLDO)

Dio

Tu sei
l’essenziale della mia vita.
Tu sei
più reale di me stesso.
Tu sei tutto
quanto mi supera.
Tu sei
certezza
che dinamizza il mio volere.
Tu sei me
ma ben più di me.
Tu mi sei
altro diversamente
da come sono tutti gli altri.
Tu sei
ciò che mi abita
e che io abito.

Io mi appartengo
nella misura
in cui mi dono a Te.
Mi affermo
affermandoTi.
Divento me stesso
diventando Te.   
(Louis Evely)

Dio, abbi pietà di me

Abbi pietà dei miei sforzi,
così che io davanti a te,
in amore e fede,
in giustizia e povertà, possa seguirti,
in disciplina, lealtà e coraggio,
e incontrarti nella quiete.
Dammi un cuore puro per vederti,
un cuore umile per udirti,
un cuore d’amore per servirti,
un cuore fedele per viverti.

(
Dag Hammarskjold)

Dio ama i peccatori

Egli dice: «I miei pensieri non sono come i vostri, né le mie vie come le vostre; ma quanto il cielo è distante dalla terra, altrettanto i miei pensieri differiscono dai vostri e le mie intenzioni dalle vostre» (Is 55,8-9).

Se noi, quando i nostri servi hanno commesso molte mancanze, perdoniamo loro, se promettono di correggersi, e li rimettiamo all’onore di prima e talvolta persino concediamo loro una maggior fiducia, molto più lo farà Dio.

Se Dio ci avesse creato allo scopo di poterci castigare, avresti ragione di disperare e di dubitare della tua salvezza; ma dal momento che ci ha creato per sua sola bontà e per farci godere dei beni eterni, e per questo fa di tutto dal primo giorno della nostra esistenza, fino a ora, che cosa ci può rendere dubbiosi? (
Giovanni Crisostomo, Invito a penitenza)

Cresci in noi!

Cristo, fa' crescere in noi il gusto
della tua tenerezza e della tua bontà,
la gioia dell'umiltà e della pazienza.
Facci trovare la via del perdono
che si nutre del perdono del Signore.
Riempi il nostro cuore della pace
che edifica il corpo di Cristo.
Allarga il nostro essere
nel rendimento di grazie.
Tutto in noi sia via
che conduce al Padre;
via di libertà di spirito.

O Cristo che sei, che eri e che sarai:
ritorna, perché abbiamo fame e sete,
perché veniamo meno nel cammino,
perché abbiamo paura del deserto;
ritorna, tu che ci dai la vita eterna.
Ricevi questa preghiera e presentala
al Padre di misericordia
che dona senza misura l'oggi, il domani
e la gioia sempiterna. (Pierre Griolet
)

Conducimi per mano

Conducimi per mano, Signore,
luce di tenerezza;
nel buio che mi accerchia,
conducimi per mano.
Cupa è la notte,
e io sono ancora lontano da casa:
conducimi per mano.
Guida il mio cammino;
non pretendo di vedere orizzonti lontani:
un passo mi basta.
Un tempo ero diverso, non t’invocavo:
amavo scegliere e vedere la mia strada;
ma adesso conducimi per mano.
Amavo il giorno abbagliante,
disprezzavo la paura,
l’orgoglio dominava il mio cuore:
dimentica, Signore, quegli anni.
Sempre fu sopra
di me la tua potente benedizione:
sono certo che ora mi condurrai per mano,
per lande e paludi,
per balze e torrenti,
finché svanisca la notte,
e mi sorridano all’alba i volti degli angeli,
amati a lungo, e per poco smarriti.  (J.H. Newman)

Dammi la fede

Mio Dio come è assurda la mia vita
senza il dono della fede!
Una candela fumigante
è la mia intelligenza,
un braciere colmo di cenere
è il mio cuore,
una fredda e breve giornata d’inverno
è la mia esistenza.
Dammi la fede!
Una fede che dia senso al mio vivere,
forza al mio cammino,
significato al mio sacrificio,
certezza ai miei dubbi,
speranza alle mie delusioni,
coraggio alle mie paure,
vigore alle mie stanchezze,
sentieri ai miei smarrimenti,
luci alle notti del mio spirito,
riposo e pace alle ansie del cuore.
(Serafino Flavio)

La morte non va rimossa

Curi scrive che vi è un legame ineliminabile tra la vita e la morte; in cui “l’atto di morire introduce oltre il limite della morte stessa, nel senso che, alla luce della Pasqua, la morte diviene il transito verso la vera vita, diventa il vero dies natalis”. Imparare a morire “non vuol dire sforzarsi di addomesticare la morte, ma piuttosto recuperare la morte come momento cruciale della vita, come ciò che concorre a definire il senso”.
La De Gregorio scrive: “La scomparsa della vecchiaia è una faccenda etica che dice molto del nostro tempo. Cancellare i segni della vecchiaia, fissare artificialmente sul corpo un eterno presente significa fermare la vita e cancellarne la storia: se non c’è ieri né domani sul viso, finirà per non esserci anche nella mente e nell’anima”.
La morte è anche racconto, non soltanto del dolore, ma anche, scrive Michele Serra, “della vita delle persone morte, dell’amore dato e ricevuto, delle tracce forti e inconfondibili lasciate da ciascun essere umano, delle parole spese, dell’ordine seminato perché attecchisse”.
Il continuo contatto con la morte è lo strumento per conoscere meglio se stesso e sperimentare emozioni e sentimenti poco frequentati e per scoprire il proprio passato.
La malattia mette di fronte alla realtà della vecchiaia, del tempo che passa inesorabile e del venire meno delle certezze sulle quali si fa affidamento. Il sereno atteggiamento di fronte alla malattia fa capire l’importanza del contatto con le persone, dell’ascolto e delle necessità di prendersi cura degli altri. L’uomo se medita sulla morte riesce a compiere un percorso di trasformazione, di purificazione e di elevazione; grazie al contatto con la malattia e con un corpo che sta avviandosi verso la fine e, nello stesso tempo si realizza quello scambio, quel passaggio di affetti e di amore che non lo lasceranno più solo.
Tutto ciò lascia dentro l’uomo la serena gratitudine verso ogni momento dell’esistenza, nell’accettazione della propria condizione, nell’impegno per un lavoro ben fatto e nella cura per le persone che si ritroverà davanti, grato per averle cosciute.
(Rielaborazione di alcuni stralci dell’articolo di Luciano Grandi, in Settimana, p. 14)

Le chiavi del prete

1.      È richiesto un legame interiore, anzi, una conformazione a Cristo, e in questo necessariamente un superamento di noi stessi, una rinuncia a quello che è solamente nostro, alla tanto sbandierata autorealizzazione. È richiesto che noi, non rivendichiamo la nostra vita per se stessi, ma la mettiamo a disposizione di un altro, di Cristo. Che non domandi: che cosa ne ricavo per me? Bensì: che cosa posso dare io per Lui e così per gli altri? Concretamente: come deve realizzarsi questa conformazione a Cristo, il quale non domina, ma serve: non prende, ma dà.

2.      La conformazione a Cristo è il presupposto di ogni vero rinnovamento. A volte Cristo ci appare a volte troppo elevato e troppo grande. Per questo ha provveduto a “traduzioni” in ordine di grandezza più accessibili e più vicini a noi. I santi ci indicano come funziona il rinnovamento e come possiamo metterci al suo servizio.

3.      I sacerdoti sono amministratori dei misteri di Dio (1Cor 4,1) e che ci spetta il ministero dell’insegnamento. Per poter vivere ed amare la nostra fede, per poter amare Dio e quindi diventare capaci di ascoltarLo in modo giusto, dobbiamo sapere che cosa Dio ci ha detto; la nostra ragione ed il nostro cuore devono essere toccati dalla sua parola.

4.      Ogni nostro annuncio deve misurarsi sulla parola di Gesù Cristo: “La mia dottrina non è mia” (Gv 7,16). Non annunciamo teorie ed opinioni private, ma la fede della Chiesa della quale siamo servitori. Non appartengo a me stesso proprio per il fatto che vado al di là di me stesso e mediante il superamento di me stesso riesco ad inserirmi in Cristo e nel suo Corpo che è la Chiesa. Non reclamizzo me stesso, ma dono me stesso.

5.      Lo zelo per le anime. È un’espressione fuori moda, che oggi quasi non viene più usata. I sacerdoti si devono occupare dell’uomo intero (l’uomo è un’unità, destinata con corpo e anima all’eternità), delle sue necessità fisiche, anche delle necessità dell’anima. Si preoccupano della salvezza degli uomini in corpo e anima. Le persone non devono mai avere la sensazione che i sacerdoti compiano coscienziosamente il nostro orario di lavoro, ma prima e dopo apparteniamo solo a noi stessi. Un sacerdote non appartiene mai a se stesso. Le persone devono percepire il nostro zelo, mediante il quale diamo una testimonianza credibile per il Vangelo di Gesù Cristo.
(stralci dell’omelia di Benedetto XVI, Giovedì Santo, 5 aprile 2012)