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martedì, novembre 2

Mt 5,1-12a Tutti Santi

Oggi la Parola di Dio ci presenta Le Beatitudini, esse sono le regola della Santità. Sono regole in cui non c'è nulla di straordinario, ma invocano una vita comune, ordinaria, fatta di lacrime, fatiche, speranza, sono il nostro pane quotidiano. E' un brano che conosciamo bene ma non ci stanchiamo mai di ascoltarlo, anche se non lo capiamo bene fino in fondo. E' un brano che riaccende in noi la nostalgia di un mondo fatto di bontà, sincerità, solidarietà, di non violenza. Le Beatitudini disenano un modo tutto diverso di essere uomo: amico di Dio e degli uomini, di questo mondo seppur difficile e confuso.
Le Beatitudini non sono una gabbia di regole rigide, non ci chiedono di annullarci di essere dei perdenti, dei deboli, non è la logica del più bravo, in cui c'è un premio o un castigo. I santi non sono i primi della classe, amati e premiati dal professore, e noi siamo gli ultimi della classe, che si devono accontentare degli scarti del paradiso. Questo Vangelo c'insegna che le Beatitudini sono un Dono di Dio non un traguardo. E' nDio che dona: il Regno, la consolazione, la misericordia, è Lui che chiama... e a noi rimane che fidarci! A non pensare che dubbi, fatiche, insuccessi, dolori ci possono togliere questo Dono. La santità non è un premio finale di "buona condotta". La santità è data a tutti, a tutti Dio dà fiducia e ci chiede di trovare la nostra Beatitudine, quella scritta per me che devo realizzare, che mi aiuterà a farmi più uomo, che contiene la mia missione, la mia felicità. La felicità non è di questo mondo, ma è un Dono di Dio, è il frutto del mio stare con Dio, è una felicità da cercare, anelare, attendere, che mi spinge ad agire, che mi porta a seguire Gesù la vera sorgente della vera Gioia. Sulla mia Beatitudine sono chiamato a viaggiare, camminare, a partire da me ma non per me ma per un mondo che ha bisogno di esempi raccontabili, di storie di bene che ostacolano il male; di cuori puri e liberi che si occupino della felicità di qualcuno.

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