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domenica, maggio 8

Lc 24,13-35

E' interessante come interagisce Gesù con i due discepoli. Non perde mai la pazienza, si mette nell'atteggiamento di chi non sa, dell'invisibile, parte e va incontro dove loro si trovano, fino a dove hanno loro capito. Noi con l'altro facciamo come Gesù? Molte volte perdiamo la pazienza, soprattutto se ripetiamo sempre la stessa cosa, molte volte partiamo da dove noi abbiamo capito, realizzato, intuito.
Questo vangelo è molto attuale, una particolarità.... l'evangelista Luca dice il nome di uno solo dei due discepoli, bene.... all'altro discepolo sconosciuto mettiamo il nostro nome, perchè siamo molto simili a loro, anche noi alla fine siamo dei ricercatori di Dio, perchè tanto domande della vita le sorvoliamo, ma quella su Dio nessuno è esente, sia per accoglierlo che per rifiutarlo dobbiamo porci le domande su Dio.
Siamo molti simili ai discepoli perchè anche noi siamo STOLTI, cioè incapaci di capire il senso e le ragioni di ciò che ci accade, e LENTI, cioè incapaci di prendere delle decisioni e lasciarci coinvolgere fino in fondo. Sono il nostro specchio perchè questo Vangelo ci ricorda che abbiamo bisogno di un compagno di viaggio per condividere ciò che viviamo a livello di fede, le nostre cadute, e le nostre attese nella fede, perchè facciamo fatica a condividere il nostro cammino di fede, lo vediamo troppo un fatto personale e abbiamo di più la tentazione di scappare pensando di ritrovare noi stessi,  di vincere le nostre paure, ansie, i nostri dolori. quando ci fermiamo e abbiamo il coraggio di fare verità in noi stessi ci accorgiamo di avere  nostalgia di amici in ricerca. Amici a cui attingere una fede vissuta, ad una solidarietà che si fa dono e ci conduce ad incontrare il Signore Risorto.  
Gesù si fa compagno di viaggio, si mette sulla nostra strada anche se siamo ancora nel buio, e non ci lascia soli. 
Gesù ci spiega la Sacra Scrittura perchè solo così diventiamo credenti. Nella Parola di Dio trovo una parola per me, per le mie apure, ansie, fatiche; trovo una direzione, perchè attraverso la Parola di Dio Gesù mi parla personalmente, mi indica la via. Senza la Parola di Dio la religione, i riti che celebriamo (anche la Messa domenicale) sarebbero delle formule vuote, delle semplici ripetizioni, vissute frettolosamente che non cambiano la mia vita e nemmeno la vita attorno a me perchè non incontro Gesù.
La Parola di Dio ci apre il cuore e la mente perchè possiamo vivere come dice san Pietro "in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio", perchè il rischio è di lasciar passare Gesù, lo lasciamo scivolar via e perdiamo la ragion della nostra felicità, la risposta alle nostre attese e la capacità di vedere in noi e attorno a noi i segni del Sepolcro vuoto, i segni della Resurrezione perchè tutto si riduce a ciò che da me è verificabile, fattibile e risolvibile.
Gesù è lì accanto a noi. Ci parla, ci pone domande, ci cerca. Ma noi dove siamo? Certo, probabilmente non bestemmiamo, preghiamo e andiamo in Chiesa, ma il cuore è avariato, spera male ed è strozzato nella delusione. Solo in Lui c'è la vera speranza che non delude, che non dimentica, è lo spezzare del pane che mi fa prendere consapevolezza, mi fa notare che mi arde il cuore e da quel momento anche noi usciremo dalla Messa con la voglia di testimoniare che Cristo è Risorto e ha vinto la morte per sempre.

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