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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

lunedì, gennaio 16

Il sacerdote nel secolo XXI

Viviamo in modo instabile. Esiste una instabilità nella famiglia, nel mondo del lavoro, nella varie aggregazioni sociali e professionali, nelle scuole e nelle istituzioni.
Il prete:
·         deve costituzionalmente essere un modello di stabilità e di maturità, di dedizione piena al suo apostolato.

Di fronte ad un mondo anemico di preghiera e di adorazione…
il sacerdote è
·         in primo luogo, l’uomo della preghiera, dell’adorazione, del Culto, della celebrazione dei santi Misteri.

Di fronte ad un mondo sommerso da messaggi consumistici, pan-sensualistici, assalito dall’errore, presentato negli aspetti più seducenti,
il sacerdote deve
·         parlare di Dio e delle realtà eterne e, per poterlo fare credibilmente, deve essere appassionatamente credente, così come deve essere “pulito”!
·         accettare l’impressione di essere in mezzo alla gente, come uno che parte da una logica e parla una lingua diversa dagli altri («non conformatevi alla mentalità di questo mondo», Rm 12,12). Egli non è come “gli altri”. Ciò che la gente aspetta da lui è proprio che non sia “come tutti gli altri”.

Di fronte ad un mondo immerso nella violenza e corroso dall’egoismo,
il prete deve
·         essere l’uomo della carità. Dalle vette purissime dell’Amore di Dio, scende a valle, dove molti vivono la loro vita di solitudine, di incomunicabilità, di violenza, per annunciare loro misericordia, riconciliazione e speranza.
·         rispondere alle esigenze della società, facendosi voce di chi non ha voce: i piccoli, i poveri, gli anziani, gli oppressi, gli emarginati.
·         non appartenere a se stesso ma agli altri.
·         cercare ciò che è di Cristo, ciò che è dei suoi fratelli.
·         condividere le gioie e i dolori di tutti, senza distinzioni di età, di categoria sociale, di estrazione politica, di pratica religiosa.
·         essere la guida della porzione di Popolo, che gli è affidata.
·         essere il pastore di una comunità formata da persona, che hanno, ciascuna, il loro nome, la loro storia, il loro destino, il loro segreto.
·         essere contemporaneamente piccolo e grande, nobile di spirito come un re, semplice e naturale come un contadino.
·         non abbassarsi davanti ai potenti, ma curvarsi davanti ai poveri e ai piccoli, discepolo del suo Signore e capo del suo gregge.
·         non solo essere dispensatori dei Misteri di Cristo, ma nella babele odierna essere segni sicuri di riferimento e di speranza, per quanti cercano la pienezza, il senso, il fine, la felicità.
 (Cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero, 2011 a Los Angeles)

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