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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

sabato, dicembre 25

Lc 2,15-20

In questo Vangelo c'è un gran movimento. I pastori c'insegnano come dovrebbe essere la nostra vita, soprattutto quella di fede: un andare senza indugio. Cioè un andare senza: troppi calcoli, dare tutto per scontato o abitudine, muri alzati, amarezze, egoismi, rancori, pettegolezzi. Un andare davanti a Maria, Giuseppe e il Bambinello, cioè a Gesù Eucaristia, Gesù Misericordia, Gesù Paola di Dio; davanti al fratello di ogni colore della pelle, credo politico e religioso, povero o ricco, simpatico o antipatico, amico o nemico per incontrare quel Dio che è nostro Padre, il quale non ci vuole lasciar orfani, perchè la vita senza Lui non ha senso, furoi da Lui tutto il male è possibile. Per capire che ancora una volta Dio si fa uomo, decide di condividere le nostre vite, le nostre situazioni, perchè solo Lui può ridarci quell'alito che ci rende capaci di essere amati e di amare.
E' un Dio che si fa uomo, si abbassa fino a noi, si fa povero perchè noi senza Lui siamo poveri di cuore; si fa dono per noi perchè noi possiamo tornare a vivere. Gesù è il vero dono da aprire. Lui è il dono supremo, sarà aperto solo da chi ha lo spirito del pastore, cioè di chi è povero, emarginato, di chi è afflitto, schiacciato da tanti pesi ma confida e spera in un Dio Amore, da chi non da le colpe a Dio e lo vede come una promessa realizzata fatta carne; da chi ha il cuore come Giuseppe, Maria cioè poveri in spirito, nello spirito, abbandonati in un Dio che accoglie a braccia aperte.
La vera gioia è nell'accogliere Gesù dono d'Amore totale, gratuito, eterno, è capire che Dio l'Infinito s'è fatto vicino a noi per sempre, senza poter più rompere questo patto; si dona a noi solo per puro amore. Questo è Natale: accogliere Gesù, accoglierlo nella propria vita e lasciar continuare in noi quella novità, quella santità che è sbocciata nella grotta a Betlemme.

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