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GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE, (Mt 10,8b). Noi abbiamo solo il presente da vivere e in questo tempo ci giochiamo la nostra vita, la nostra eternità, il nostro destino (E. Olivero)

venerdì, febbraio 3

LA VOCAZIONE: perché e come vivere?

 Per vita intendiamo “giornata tipo”.
Quando dico “vita” intendo riferirmi alle giornate quotidiane: la scuola o il lavoro; le amicizie e il divertimento; i vostri momenti strettamente religiosi nella vostra parrocchia. Cioè i soliti venti di tutti i giorni. Tra questi eventi ci si pone domande del tipo: che cosa farò poi, terminata la scuola? Ciò che sto facendo ha un senso? Queste domande un animale non se le pone, perché vive, ma non sa di vivere. L’uomo non solo le vive, ma sa di vivere. E soprattutto desidera vivere non una vita qualsiasi, ma una vita buona.
 Quando la vita è una buona vita?
La vita è una buona vita quando è vissuta realizzando lo scopo per cui esiste.
E siamo arrivati alla questione decisiva: quale è lo scopo per cui ciascuno  di noi esiste?
La risposta che oggi viene più potentemente diffusa è la seguente: lo scopo è quello che ciascuno decide che sia. In questo senso si parla di «autodeterminazione». Secondo questa visione, quando l’uomo progetta la propria vita – progetto di vita e scopo per cui vivere coincidono – si è consegnati esclusivamente a se stessi. Si è come inchiodati alla propria solitudine: ciascuno vive per se stesso, direbbe S. Paolo. Questa risposta se viene fatta propria è una vera e propria devastazione della vostra umanità.
Perché? Dove sta il pericolo?
Prova a riflettere un momento. A tuo giudizio, la vita di Hitler ha la stessa qualità della vita di Madre Teresa? Eppure ambedue hanno realizzato quel progetto di vita che ciascuno dei due si era dato. E se, come sono sicuro, nessuno compie quell’equiparazione, è perché non sono necessari tanti ragionamenti per capire che il valore della vita non dipende esclusivamente dalla realizzazione del progetto che ciascuno si propone. Ma dipende dalla qualità del progetto stesso.
Quindi?
Se il progetto che dai alla tua vita non è buono, costruita la vita essa crolla nel non senso. Alla fine ti trovi in mano niente. Non è dunque solo un fatto di autodeterminazione.
 Allora chi è l’autore di un progetto buono della propria?
Nessuno di noi è venuto all’esistenza per sua decisione. La vita che vivi non è frutto di una tua decisione: nessuno ti ha chiesto il permesso di farti esistere.
Ma allora sono frutto del caso? Sei il risultato cioè casuale di fattori impersonali?
In questo momento ognuno pensa ai propri genitori. In realtà essi non sono la spiegazione ultima del fatto che TU esisti. Non volevano TE: volevano un bambino/a. Posero le condizioni perché venisse all’esistenza una nuova persona umana, loro figlio. Ma CHI fosse non lo decisero, né poterono deciderlo.
CHI mi ha voluto? e PERCHÉ mi ha voluto chi mi ha voluto?
A questo punto possiamo ascoltare due grandi voci bibliche:
“Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni”. Ger 1,5;
“Ma quando Dio, che mi scelse fin
dal seno di mia madre e
mi chiamò con la sua grazia, si compiacque”. Gal 1,15.

La ragione del tuo esserci è che Dio medesimo ti ha pensato, ti ha voluto. In una parola: ti ha creato. Poiché Egli agisce sempre con sapienza, ti ha voluto avendo su di te un progetto. Dunque, il progetto della vita non deve essere inventato, ma più semplicemente scoperto. Questa è la vera chiave che apre la porta della felicità: vivere secondo questo progetto. «E perché affannarsi tanto, quando è così semplice obbedire?» [P. Claudel, L’annuncio a Maria].
È Dio che sceglie la persona umana e non la persona umana che sceglie Dio.
Per concludere…
Una certezza: nessuno di noi esiste per caso. Ciascuno dica nel suo cuore: “Dio ha su di me un progetto. Non posso, non devo deluderlo”. In altri termini: ciascuno è stato chiamato; è una vocazione. E’ questa consapevolezza verso Dio che la mia vita, capiti qualunque cosa, ha un senso; merita di essere vissuta; è qualcosa di grande e di bello agli occhi del Signore. (Se vuoi)


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