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martedì, gennaio 6

Mt 2,1-12


I Re Magi sono personaggi speciali, tra leggenda e realtà, sono stati bistrattati. Nei presepi domestici rischiano di essere un semplice ornamento, oppure ridotti ad una favola per bambini. I Re Magi giungono a destinazione, ma alla fine della festa, quando Gesù è ormai nato e tutti sono già arrivati per adorarlo.
Arrivano, consegnano i loro doni e già il giorno dopo sono risposti nella scatola e sulla mensola pronti per l'anno prossimo. La loro presenza si limita al 6 gennaio: Toccata e Fuga!
Sono una presenza poco meditata, ma che ci rappresenta, ci indica come correggere il nostro cammino, danno senso al nostro camminare. Ma si deve avere il coraggio di chiamarli col giusto nome; nella parola magi manca una consonante, l'H.
Sono i Magoi: Maghi, ecco la loro vera identità! 

Sono sacerdoti persiani, astrologi (attività condannata dagli ebrei e dalla Chiesa), sono colti, ricchi, potenti esperti nella scienza e nella cultura. Non avevano bisogno di mettersi in viaggio, ma la loro sete era troppo forte. Si sono messi in viaggio, con i loro bagagli e con i doni per il Re; non si sono accontentati di leggere le stelle, avevano l'urgenza di saziare illoro desiderio pieno di domande, della Domanda. Il desiderio di desiderare li ha resi cercatori di Dio. Oggi festeggiamo l'Epifania, la manifestazione di Dio, di un Dio dei lontani, dalla fede ebraica, dalla Chiesa, da una vita moralmente accettata dalla società.
Dobbiamo farcene una ragione, Gesù è nato e morto tra i più lontani; i Maghi vengono da lontano, non solo geograficamente ma anche esistenzialemnte, rappresentano ogni periferia del mondo. 
Ecco la Speranza, la Bella Novella: il nostro Dio è un Dio dei lontani, del camminare, dei cieli aperti, degli inviti ad: 
Alzare il capo e a guardare da un nuovo punto di vista la mia vita e l'umanità, la storia. Cambiare schema della mente e del cuore, perché la vera conversione non è una rettitudine indefessa, ineccepibile ma un modificare il modo di ragionare con la mente e con il cuore; un "guardare oltre", tra le pieghe della vita. 
Camminare con mente, cuore e volontà. 
Cercando insieme perchè i Maghi non sono tre ma come dice Matteo, sono alcuni. Sono un piccolo gruppo con la stessa direzione, attenti alle stelle e l'uno all'altro. 
Ad avere diritto di sbagliare perchè solo così posso imparare. I Maghi sono stati anche dei pasticcioni; hanno sbagliato città, a parlare con Erode che voleva uccidere il Bambino delle profezie; perdono la stella, cercano un Re in trono e trovano un Bambino in braccio ad una mamma. 
 
Epifania, Bosch
Eppure ricominciano sempre, non si stancano mai, non s'arrendono. Il cammino dei Maghi è lento, come il nostro decidersi per Dio, perchè le nostre zavorre esistenziali rallentano, complicano il nostro cercare Dio con verità e amore. 
La Tradiizione ci dice che sono tre, di età e colore della pelle diversa. Il tre può esserele tappe della vita, gli stadi dell'esistenza: BAMBINO, ADULTO, VECCHIO; PASSATO, PRESENTE, FUTURO. Un cammino dove si sviluppa il travaglio dell'essere umano, un travaglio che supera ogni differenza e diversità, perchè ci unisce il desiderio (desiderium); parola che si collega con sidus (stella).
In antichità un significato della parola desiderio era mancanza delle stelle in cielo. Infatti era una parola usata dai sacerdoti come un augurio, auguravano che gli dei approvassero le scelte degli uomini che li interpellavano.
Assenza delle stelle, oggi mancanza della stella che orienta l'uomo nell'oscurità dell'esistenza; questa mancanza è l'inquietudine nella ricerca di Dio. Nonostante i nostri fragili ragionamenti, pieni di ma e di se, di pregiudizie e verità a misura di se stessi. Nonostante tutto sappiamo che quel fragile bambino è venuto per noi, che è Dio e si presenta nella semplicità e umiltà della natura umana.

L'altare Monforte, Hugo van der Goes
 Siamo chiamati a cercare con cura, fissando la profondità del cielo e del cuore per compiere il nostro dovere di uomini, che è quello di sperare, perché "una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta" (Socrate)

I Re Magi, Henry Siddons Mowbray

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